Crollo delle vendite e migliaia di posti di lavoro a rischio. Sono questi i principali pericoli ventilati da allevatori e produttori all’indomani dello studio dello Iarc (Oms) pubblicato ieri su Lancet Oncology, che ha inserito le carni lavorate tra le sostanze più cancerogene (del gruppo 1) alla stregua di fumo e alcol. Insorgono anche le categorie dei consumatori. Ma il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, ribadisce il no all'allarmismo e richiama all'equilibrio sul consumo dell'alimento sotto accusa.
Coldiretti: a rischio 180mila posti di lavoro
«I falsi allarmi lanciati sulla carne mettono a rischio 180mila posti di lavoro in un settore chiave del Made in Italy a tavola, che vale da solo 32 miliardi di euro, un quinto dell'intero agroalimentare tricolore», denuncia Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, sottolineando che lo studio dell'Oms sul consumo della carne rossa sta creando una campagna allarmistica immotivata per quanto riguarda il nostro Paese, soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore e che i cibi sotto accusa - come hot dog e bacon - non fanno parte della tradizione nostrana».
Confesercenti: vendite già in calodel 20%
Invece il presidente di Fiesa Confesercenti, Gian Paolo Angelotti, spiega che dopo la notizia dell'Oms «le vendite delle carni rosse sono calate di circa il 20% nelle macellerie tradizionali. «In questo momento - spiega - regna una grande confusione: la gente è spaesata e confusa e chiede spiegazioni proprio ai commercianti». Angelotti sottolinea che «non possono essere sempre e comunque i macellai a metterci la faccia come quando scoppiò il caso della mucca pazza. Ci vogliono sicurezze alimentari che vanno ben oltre».
Codacons: inserire sulle confezioni le “avvertenze sulla salute”
E mentre il Codacons propone di inserire sulle confezioni di carni rosse lavorate le avvertenze sulla salute al pari di quanto già avviene per le sigarette, l'Assocarni si dice convinta che lo studio dell'Oms «andrà a raffozare il Made in Italy». «Al netto di una minima flessione» iniziale, la ricerca dell'Oms non porterà quindi - secondo Assocarni - a una riduzione dei consumi interni. Piuttosto, gli italiani saranno sempre più intenzionati ad acquistare prodotti di qualità e premieranno così carne e insaccati nostrani, a discapito di quelli a basso costo di origine straniera».
Anche Confagricoltura riscontra «un allarmismo inutile, con ripercussioni sui consumi che potrebbero essere peggiori del periodo della BSE. Si sta facendo una pericolosa caccia alle streghe».
Lorenzin: niente allarmismi
Intanto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, spiega che non ci deve essere alcun allarmismo sull'allerta tumori legata al consumo di carne rossa: «Le ricerche non devono fare paura. Lo abbiamo sempre saputo che mangiare troppa carne rossa fa male alla salute. Il segreto è la dieta mediterranea, ovvero un corretto apporto nutrizionale: corretto uso di carboidrati, tanta frutta e verdura, legumi, pesce e poca carne rossa». Insomma, puntualizza, «bisogna mangiare poco di tutto». E sulle carni lavorate osserva: «In Italia abbiamo un sistema di lavorazione di alta qualità. Da noi c'è una grande attenzione alla qualità del prodotto, che viene lavorato in modo naturale. Inoltre noi consumiamo molti meno insaccati rispetto ai paesi “incriminati” come gli Stati Uniti». E conclude: «Stiamo comunque valutando lo studio dell'Oms e avremo modo di dibatterlo».
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