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Catania (Confindustria digitale): «No al taglio della spesa It…

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LEGGE DI STABILITà

Catania (Confindustria digitale): «No al taglio della spesa It nella Pa»

Vorrebbe essere “polite”, ma più si va avanti nella conversazione e più Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, non riesce a fare a meno di infervorarsi. E sulla possibilità che il comma 3 dell'articolo 29 della legge di Stabilità vada in porto è tranchant: «Vorrei non dovermi occupare di questo argomento».

Il tema è il taglio del 50% della spesa in It della Pa in Italia. Una misura inattesa dalle associazioni di settore e comparsa nella legge di Stabilità. Nel dettaglio del comma 3 dell'articolo 29 si legge che «La procedura di cui ai commi 1 e 2 ha un obiettivo di risparmio di spesa annuale, a decorrere dall'anno 2016, del 50% rispetto alla spesa annuale media del triennio 2013-2015 nel settore informatico». Il che, stando agli attuali valori di spesa, potrebbe valere dai 2,5 ai 3 miliardi di euro di risparmi visto che fra Pa centrale e locale nel 2014 la spesa è stata di poco inferiore ai 5,1 miliardi, in discesa rispetto ai 5,7 del 2012 e ai 5,191 del 2013 (fonte Assinform-Netconsulting).

Ma per il numero uno di Confindustria Digitale l'eventualità che l'intervento possa arrivare a destinazione va scartata con decisione. «È una misura inconcepibile, incomprensibile. Noi non ce lo meritiamo; il Paese non lo merita». L'incredulità poggia innanzitutto sul confronto con gli altri Paesi che – sempre secondo le rilevazioni Assinform-Netconsulting – vedono una spesa pro capite di 85 euro in Italia contro i 186 della Francia, i 207,2 della Germania e i 323 in Uk. E anche la misurazione della spesa sul Pil nel 2014 vede l'Italia allo 0,003%, come la Spagna, ma al di sotto dello 0,005% di Francia e Germania e soprattutto dello 0,009% in Uk. L'allarme, comunque, va oltre i numeri. «Quello che sorprenderebbe - dice Catania - se la misura restasse così com'è, e uso volutamente il condizionale, è che si andrebbe a intaccare l'unico, strumento in grado di assicurare una spending review strutturale nella Pa. L'uso dell'Ict consente efficienze e quindi risparmi». Certo, Catania non si sottrae all'idea che nella Pa possano esserci margini di risparmio sul fronte It: «Siamo i primi - dice - a condividere la necessità di razionalizzare. Esistono migliaia di centri di calcolo che potrebbero essere ridotti con il cloud. Poi c'è tutto il problema dell'interoperabilità delle banche dati. Ma sono questioni che vanno affrontate con metodo, e soprattutto senza vanificare tutta la parte di sviluppo messa in campo dal Governo».

È su questo specifico punto poi che Catania da una parte vede nerissimo per il futuro di progetti strategici e dall'altra mostra le maggiori difficoltà a capire la ratio dell'intervento. «Vogliamo per caso bloccare i progetti sulla Sanità digitale, l'Anagrafe unica, la semplificazione burocratica, la giustizia digitale?», si chiede quindi Catania. E allo stesso tempo, sulle ragioni di base dell'intervento «abbiamo notato un'accelerazione da parte del Governo sulle tematiche legate al digitale. Cito i 2,2 miliardi di euro già allocati per la banda ultralarga, il progetto sulla scuola digitale, ma anche il summit previsto a novembre alla Reggia di Venaria». Insomma, «nel momento in cui certi processi hanno preso l'abbrivio, una battuta d'arresto come questa sarebbe devastante».

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