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Una beatificazione che sdogana la teologia della Liberazione

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l’analisi

Una beatificazione che sdogana la teologia della Liberazione

La sua beatificazione e' rimasta impantanata nelle paludi curiali per due decenni e piu', a causa della opposizione (efficace) dell'episcopato conservatore latino americano, e condivisa nella sostanza sia da Giovanni Paolo II che dallo “stato maggiore” ratzigeriano successivo. Oscar Arnulfo Romero, ucciso dagli squadroni della morte salvadoregni sull'altare, aveva sfoderato nella sua vita di prete e di vescovo un coraggio della fede non isolato in quelle terre, ma in un contesto temporale che ne determino' di fatto l'isolamento, complici i sospetti di dubbi dottrinali e di essere seguace di quella teologia della liberazione che venne ufficialmente condannata dalla Chiesa di papa Wojtyla.

Erano gli anni dell'avvento al potere della estrema destra nell'intero continente, appoggiata dal reaganismo della prima ora, quello dalla mano piu' dura, e Romero risulto' schiacciato ben prima del suo assassinio in una morsa di maldicenze e pressioni, nonostante il suo principale collaboratore, Rutilio Grande, gesuita, fosse stato ucciso dagli stessi squadroni nel '77 (anche Grande e' sulla via della beatificazione, sempre per volere di Francesco). In particolare in Curia fu il potente cardinale colombiano Lopez Trujillo ad opporsi al riconoscimento del martirio, per la sua supposta vicinanza alle posizioni considerate marxiste della teologia della liberazione: insomma, la beatificazione sarebbe stata interpretata come uno sdoganamento del movimento.

In anni successi sembra che anche Benedetto XVl, passato come “grande inquisitore” della teologia della liberazione (fu la Dottrina della Fede a condannare il frate Leonardo Boff, evento simbolico dell'intera stagione) ma che in realta' aveva una posizione ben piu' dialogante di Giovanni Paolo ll, cerco' di riconoscere la bonta' della beatificazione, ma il contesto in cui operava probabilmente non glielo consenti'. Le frasi pronunciate oggi a braccio da Bergoglio ai salvadoregni offrono uno spaccato della Chiesa di quegli anni: un quadro conosciuto ma sempre sconvolgente, specie vista la fonte da dove giunge oggi.

Francesco sta facendo luce su quel periodo, con atti coraggiosi e significativi, come la decisione di poco piu' di un anno fa della revoca della scomunica a Miguel D'Escoto, il prete colpito sempre da Wojtyla per essere entrato nel governo del Nicaragua guidato dal sandinista Ortega. Non si tratta di un processo di revisionismo storico, ma al contrario di compiere atti di misericordia e allo stesso tempo riconoscere come molte persone, pur sbagliando, hanno pur sempre attraversato dei travagli e per i quali hanno pagato. Per Romero quello di oggi e' un nuovo riconoscimento per avere sofferto in vita e di aver pagato con la vita la fede in Dio e la difesa della liberta' e della giustizia.

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