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Il «filo rosso» degli attacchi della Curia a Bergoglio

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analisi

Il «filo rosso» degli attacchi della Curia a Bergoglio

I fatti devono essere accertati, e forse lo farà un processo. Ma sembra che ci sia un filo rosso che lega i fatti delle ultime settimane – dalla lettera dei cardinali alla notizia (falsa) del tumore al cervello di Francesco - che si sono intrecciati con il Sinodo dei vescovi sulla famiglia, dove la linea del rinnovamento è passata, anche se di un soffio, nonostante l'utilizzo appunto improprio di molti mezzi (denunciati in primis dal Papa) per inquinare i pozzi vaticani.

L'arresto di un monsignore spagnolo con un passato molto influente e la consulente – a lui vicina e dallo stesso voluta nella commissione di studio degli enti economici, la Cosea, decisiva per i lavori della riforma della Curia portata avanti da Bergoglio e di continuo sabotata – segna un passaggio importante in questo pontificato: il segnale di quanto dura sia l'opposizione al pontificato, anche se i mezzi in questo caso sono, in definitiva, un semplice travaso di documenti. Che dalla Cosea fossero fuoriusciti dei documenti era cosa nota da tempo, e tracce via via erano venute a galla qua e là nella stampa italiana. Fin qui nulla di strano, accade da sempre che dalle mura leonine filtrino delle indiscrezioni, anche in questo pontificato.

Qui tuttavia si tratta di un progetto sistematico, che fa fare un salto di qualità all'intera vicenda e rivela come attorno al Papa vi siano forze palesemente ostili, anche se talvolta camuffate da sostenitrici (lo era anche il maggiordomo Paolo Gabriele con Benedetto XVI, come fu detto e ridetto, per sua stessa ammissione). Forse per molti fa parte del gioco, ma in questo caso il gioco si è fatto davvero duro, e il Papa ha voluto che fosse usata mano ferma non tanto per affermare il suo “potere”, quanto per difendere il buon nome di coloro, e sono la maggioranza, che lavorano con lealtà.

Ma al di là di ogni considerazione sulla dinamica puntuale dei fatti, quello che emerge è una spaccato di quotidianità che si innesta in linea con un passato che sembrava davvero passato: mondanità da “generone”, legami con potentati (italiani) di vario tipo, una interazione fattuale giocata sul filo degli interessi economici. Una sovraesposizione mediatica esplosa con i tweet decisamente poco prudenti della stessa Chaouqui , un anno dopo il pranzo in terrazza con vista sulla stracolma piazza San Pietro il giorno della canonizzazione dei due papi, solo per citare due eventi il secondo dei quali aveva provocato la reazione indignata dello stesso Papa.

Ora si parla di Vatileaks-2 – anche per la coincidenza con il trafugamento di dati dal computer del Revisore generale dei conti vaticani - in continuità con la vicenda che ha contribuito in modo decisivo alla rinuncia di Ratzinger. Rispetto alla prima storia ci sono delle differenze: i documenti non erano sulla scrivania del Papa ma di una commissione consultiva, anche se questa aveva accesso a tutti i file ufficiali, e la capacità di reazione è stata davvero fulminea rispetto al 2012, anche se in questo caso i sospetti circolavano da giorni dentro le mura, e anche fuori. Vallejo Balda - membro del ramo sacerdotale della Fraternità della Santa Croce, legato all'Opus Dei - un anno e mezzo fa era destinato a diventare prelato segretario della Segreteria per l'Economia, come aveva dichiarato al Sole 24 Ore l'allora neo-prefetto George Pell, nella sua prima intervista da nuovo ministro delle finanze pubblicata il 25 febbraio 2014: pochi giorni dopo il Papa nominò il suo segretario particolare, il maltese Alfred Xuereb, e il monsignore spagnolo rimase nella sua carica di segretario della Prefettura per gli Affari Economici, dicastero da tempo destinato a sparire confluendo appunto nella segreteria.

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