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Mafia Capitale, domani inizia il processo. Tronca firma la…

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l’inchiesta a roma

Mafia Capitale, domani inizia il processo. Tronca firma la costituzione di parte civile del Comune

È stato firmato dal neocommissario di Roma Francesco Paolo Tronca l’atto di costituzione di parte civile nel processo Mafia Capitale. Il documento redatto dagli avvocati Enrico Maggiore e Rodolfo Murra sarà sottoposto domani alla decima sezione penale del tribunale, che aprirà alle 9 nell’Aula Occorsio del Palazzo di giustizia il giudizio più atteso dell’anno.

I numeri del processo
Il dibattimento, risultato della complessa inchiesta condotta dalla Procura che dal 2012 è guidata da Giuseppe Pignatone, si annuncia lungo e complesso: 46 imputati, in buona parte detenuti (tra carcere e arresti domiciliari), centinaia di testimoni da convocare, migliaia le intercettazioni di cui sarà chiesta la trascrizione, 3-4 udienze a settimana già calendarizzate almeno fino al prossimo luglio e da celebrarsi sempre nell’aula bunker di Rebibbia (attrezzata per le videoconferenze), ben distante dalla cittadella giudiziaria di piazzale Clodio dove si svolge l’attività ordinaria. L’attenzione mediatica è altissima: più di 100 i giornalisti accreditati, tra carta stampata, agenzie e testate on line, una ventina i corrispondenti di giornali stranieri, 33 le tv e almeno 15 i fotoreporter.

Carminati, Buzzi e Brugia non saranno in aula
I decreti di giudizio immediato (relativi agli arresti del dicembre 2014 e del giugno 2015) che il collegio guidato dalla presidente Rosanna Ianniello dovrà riunire sono due. Ma le difese pronte a dare battaglia sollevando eccezioni di ogni tipo. Intanto, dietro la minaccia di quattro giorni di astensione dalle udienze (ridotta alla sola giornata del 9 novembre), hanno almeno ottenuto la presenza nelle celle dell’aula di tutti i detenuti. Solo tre dovranno rassegnarsi a seguire il dibattimento a distanza, e sono le figure chiave: l’ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati, rinchiuso nel carcere di Parma, sottoposto al regime del 41 bis e ritenuto il promotore dell’associazione di stampo mafioso che lucrava grazie alla collusione di imprenditori e alla corruzione di rappresentanti della macchina capitolina; Salvatore Buzzi, il presidente della cooperativa “29 giugno” indicato come grande manovratore del sistema corruttivo, detenuto a Tolmezzo; Riccardo Brugia, amico e braccio destro di Carminati, che si trova nella casa circondariale di Terni.

I legali del Comune: «Apparato parallelo»
La costituzione di parte civile del Comune serve a ottenere il risarcimento dei danni morali e materiali provocati a Roma capitale e ai cittadini dalle condotte degli imputati. Nella lunga motivazione gli avvocati Maggiore e Murra sottolineano come Mafia Capitale rappresenti «il punto di arrivo di organizzazioni che hanno preso le mosse dall’eversione nera anche nei suoi collegamenti con apparati istituzionali, che si sono evolute in alcune loro componenti nel fenomeno criminale della Banda della Magliana definitivamente trasformata in Mafia Capitale». E affermano: «Non eravamo certo abituati a pensare la nostra città come coinvolta in trame mafiose, in metodi mafiosi e inquinata da associazioni mafiose: questa è invece la contestazione sottesa in tutti i capi di imputazione». Si sottolinea poi che «l’offesa non è solo quella portata all’ordine pubblico ma alla stessa possibilità per la società di dispiegarsi serenamente. Il risultato è il totale scardinamento del sistema e la creazione di un apparato parallelo e alternativo a quello legittimamente costituito».

«Di tutta evidenza il danno subito da Roma e dai cittadini»
Nell’atto si definisce «di tutta evidenza» il «profilo di lesione e di danno subito da Roma capitale e dalla cittadinanza»: «L’opposizione di associazione mafiosa con l’ente Comune è totale. L’uno esclude l’altro». Secondo gli avvocati l’amministrazione comunale «ha subito un danno funzionale e di personalità, un danno economico, attese le risorse organizzative di uomini e mezzi dispiegate da questa amministrazione e tese a prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione e degli altri reati-mezzo sopra elencati e un danno di immagine attesa la frustrazione dell’interesse perseguito e della rilevanza pubblica del medesimo».

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