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all’esito del rito abbreviato

Processo Stato-mafia, assolto l’ex ministro Dc Calogero Mannino. I pm: «Impugneremo la sentenza»

L’ex ministro Dc Calogero Mannino è stato assolto «per non aver commesso il fatto» nel processo stralcio sulla trattativa Stato-mafia che si è svolto a Palermo con il rito abbreviato. La decisione - la prima sulla presunta trattativa - è arrivata dal gup di Palermo Marina Petruzzella, dopo una breve camera di consiglio. Mannino era accusato di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato.

La procura aveva chiesto 9 anni di carcere
Nella ricostruzione delle procura Mannino, temendo per la sua incolumità, grazie ai suoi rapporti con l’ex capo del ros Antonio Subranni, nel 1992 avrebbe fatto pressioni sui carabinieri perché avviassero un “dialogo” con i clan. In cambio si sarebbe adoperato per garantire un’attenuazione della normativa sul carcere duro. L’ex ministro si è sempre difeso negando ogni coinvolgimento nelle vicende contestate. Dopo 23 mesi di processo l’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, aveva chiesto nove anni di carcere. A marzo di due anni fa il collegio difensivo (Grazia Volo, Nino Caleca, Carlo Federico Grosso e Marcello Montalbano) optò per il rito abbreviato, mentre prosegue quello ordinario per gli altri imputati, ex ufficiali dell’arma, boss e il pentito Massimo Ciancimino.

Mannino: «Io inseguito per vent’anni da pm ostinati»
Mannino stamane non era presente alla lettura della sentenza, ma subito dopo ha ringraziato i suoi legali «per la fine di un incubo» e ha commentato: «Sono talmente stanco che non provo più emozioni e non riesco neppure a parlare». Le parole sono poi arrivate, dure: «Questa di oggi è sicuramente una decisione coraggiosa che conferma la fiducia che ho sempre mantenuto nella giustizia e nei giudici, nonostante sia stato vittima dell’accanimento e dell’ostinazione di alcuni pm». Un giudizio che si allarga all’intero processo: «La Procura della Repubblica di Palermo ostinatamente ha elaborato la dottrina della trattativa senza elaborare gli avvenimenti». «Hanno voluto cedere a una mania teatrale», ha infine accusato. «Ci sono aspetti di questo processo che meriterebbero una riflessione pacata e attenta, a partire dal Csm, ci sono atteggiamenti ostinati di pubblici ministeri, uno di questi pubblici ministeri mi insegue da oltre 20 anni».

I pm: «Impugneremo la sentenza»
«Andiamo avanti: impugneremo la sentenza», hanno invece reagito i pm della Procura di Palermo lasciando il palazzo di giustizia, dopo la lettura del dispositivo. Anche se il procuratore Francesci Lo Voi ha precisato: «Valuteremo se impugnare la sentenza dopo averne letto le motivazioni. L’impugnazione è probabile, ma se non si leggono le motivazioni della sentenza non ha senso anticipare giudizi». Nel processo si erano costituiti parte civile il Comune di Palermo, il Comune di Firenze, la Presidenza della Regione siciliana, il Centro Pio La Torre, Agende Rosse, il sindacato Coisp, Cittadinanza per la Magistratura, Associazione vittime di mafia, Associazione via Georgofili, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rifondazione comunista.

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