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Pronto il Masterplan per il Mezzogiorno

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il piano per il sud

Pronto il Masterplan per il Mezzogiorno

L’accelerazione della spesa dei fondi europei, la leva fiscale per capitalizzare le imprese, un pacchetto di infrastrutture prioritarie, l’aggregazione delle società partecipate. Sono i punti principali del Masterplan per il Mezzogiorno che il governo diffonderà oggi e che sarà poi integrato con il testo di 15 Patti da sottoscrivere con Regioni e Città metropolitane entro dicembre.

Politica industriale

Il Masterplan parte da un dato acquisito, il divario macroeconomico rispetto al Centro-Nord, ma mette anche in rilievo come elemento positivo le crisi aziendali risolte e qualche primo seppure limitato segnale di risveglio, come il +2,1% per l’occupazione nel secondo trimestre contro +0,8% della media nazionale. «Una realtà viva», con punti di forza da valorizzare soprattutto in settori quali aerospazio, elettronica, siderurgia, chimica, agroindustria, turismo. Il documento contiene soprattutto una visione di insieme, demandando scelte operative concrete ai Patti che saranno coordinati dal sottosegretario a Palazzo Chigi Claudio De Vincenti. Ma alcune anticipazioni di politica industriali già emergono. La leva fiscale potrebbe tornare d’attualità: «Giocano un ruolo essenziale anche le nuove regole fiscali che stiamo costruendo e che puntano a sostenere la capitalizzazione delle imprese, come la cosiddetta Ace che intendiamo rafforzare ulteriormente». Da vedere se con una misura specifica o in chiave nazionale, ma è certo che nel frattempo anche il dibattito sulla legge di stabilità in Parlamento si sta accendendo su possibili interventi territoriali (ad esempio decontribuzione e taglio Ires anticipato).

Il Masterplan, dal canto suo, cita processi di aggregazione delle aziende di servizio pubblico, investimenti nella scuola e riqualificazione dei lavoratori con i Programmi operativi nazionali “Per la scuola” e “Sistemi di politiche attive per l’occupazione”, infrastrutture strategiche. Tra quest’ultima spicca la banda ultralarga, accanto a quelle “materiali”: Alta velocità sugli assi adriatico e tirrenico e sulla Napoli-Bari-Taranto, ammodernamento del sistema ferroviario in Sicilia e Sardegna, Piano della portualità, Piano aeroporti che rafforza le linee da e per il Sud, dorsale gas Sud-Nord.

Un ruolo chiave sulla politica industriale, inoltre, potrà essere svolto da Cassa depositi e prestiti e Bei, sfruttando la leva del piano Juncker.

Risorse e governance

Il governo cita i miglioramenti sulla spesa della programmazione 2007-2013 e fa una ricognizione generale dei fondi già attualmente a disposizione del Mezzogiorno. In tutto quasi 95 miliardi tra fondi strutturali europei - 56,2 miliardi 2014-2020 di cui 32,2 europei e 24 nazionali -, fondi di cofinanziamento nazionale per 4,3 miliardi, Fondo sviluppo e coesione (39 miliardi sul 2014-2020) a disposizione fino al 2023. La chiave di volta, secondo il documento, saranno le nuove regole per la capacità di spesa e la clausola investimenti attivata in sede europea con la legge di stabilità. Quest’ultima, per il 2016, mette a disposizione uno spazio di bilancio di 5 miliardi per spendere risorse nazionali destinate a cofinanziamento dei fondi strutturali o di investimenti supportati dal Piano Juncker. «L’effetto leva potenziale è in grado di mettere in gioco nel solo 2016 investimenti per oltre 11 miliardi, di cui almeno 7 per il Mezzogiorno».

Tra la teoria e la pratica passa però la capacità di spesa. E qui il governo promette una nuova governance. Arriverà finalmente la cabina di regia Stato-Regioni del Fondo sviluppo e coesione, che si avvarrà del Dipartimento per le politiche di coesione, dell’Agenzia per la coesione territoriale e di Invitalia.

I Patti

La strategia generale del Masterplan andrà concretizzata con 15 Patti per il Sud (con Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari). L’obiettivo che si dà il governo è sottoscriverli entro dicembre in modo che il Masterplan sia operativo dal 1° gennaio 2016. Ognuno dei Patti sarà strutturato in quattro capitoli: la «visione» condivisa da Regioni-Città e governo (ad esempio su aree di industrializzazione, agricoltura, infrastrutture); gli «strumenti» (interazione tra Pon e Por, accordi di programma, contratti di sviluppo); gli «interventi prioritari» (con tempi precisi su cui bisognerà impegnarsi); la «governance» con l’individuazione di un responsabile chiaro dell’esecuzione del Piano.

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