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Il Papa stringe sul riassetto della finanze vaticane

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LE TENSIONI NELLA CHIESA

Il Papa stringe sul riassetto della finanze vaticane

Lo ha fatto capire bene nei mesi recenti ai vertici delle finanze vaticane, in buona parte rinnovati e messi a capo di dicasteri nati dal processo di riforma, da quando è pontefice: le decisioni importanti, se serve, le deve prendere lui. Bergoglio sa bene che la gestione della “cassa” è il nodo sensibile della Santa Sede, quello dove si consumano gli scontri, ma anche la fonte dove attingere per svolgere la funzione “missionaria” della Chiesa. Ecco perché appena insediato, ha deciso di tenere in testa all’Agenda lo Ior e gli enti economici vaticani.

Dopo due anni e mezzo di pontificato e tante riforme fatte, scoppia un nuovo caso, Vatileaks-2 (che ha modalità e presupporti diverse dallo scandalo che contribuì alla rinunicia di Ratzinger) ma insiste sempre sul denaro, la gesitone di quella “cassa” che in quella riunione registrata in segreto poneva come punto dolente. Non c’è naturalmente solo l’economia interna al piccolo stato nel suo programma riformista, e il Sinodo sulla famiglia dimostra come per il Pontefice ci siano delle vere priorità per la Chiesa e il papato, che lui cerca di portare verso un cammino di reale “conversione”. In ogni caso l’Agenda-Bergoglio, dopo due anni e mezzo di pontificato è già piena di realizzazioni “concrete”, ma resta esposta al sabotaggio, che si sostanzia spesso in una scarsa (o inesistente) reattività agli impulsi rinnovatori o tesi alla realizzazione di elevato grado di trasparenza, come si è visto in alcuni casi relativi alle finanze, a partire dallo Ior e da altri dicasteri economici.

La banca vaticana, al centro di scandali fino al 2013, non ha visto cambiamenti nella sua struttura originale, mentre la linea che era stata delineata dallo stesso Papa quando decise di non chiuderla - come parve possibile al tempo dello scandalo di monsignor Scarano - è che tornasse alla funzione originaria di “opere per la religione”, sterzando quindi dal modello di investment bank, come invece è stata negli ultimi anni e un po’ anche di recente (il caso del progetto bocciato del Papa della Sicav a Lussembrugo è emblematico). Va pure detto che molta strada è stata percorsa sul fronte della trasparenza interna, su cui vigila l’Aif, l’authority di controllo sui flussi nato dalla prima riforma delle finanze, che decise Benedetto XVI nel 2011. Al centro poi del processo di riforma in campo economico resta ancora irrisolto il nodo della gestione del patrimonio immobiliare, in buona parte concentrato nell’Apsa (dopo che era stato scorporato per qualche mese a favore della Segreteria per l’Economia), nel Governatorato e in Propaganda Fide. Le proposte di una concentrazione, anche solo gestionale, di questo patrimonio, non sono mai decollate, nonostante sia sentita molto la necessità di una razionalizzazione. Lo stesso vale per i portafogli finanziari, sui quale il progetto di concentrazione in un unico soggetto, il Vatican Asset Management (Vam), non ha mai superato lo stadio dell’ipotesi di studio.

In realtà, attorno a tutti questi nodi, c’è stata la creazione dell’ente destinato a fare da pivot dell’intero sistema, la Segreteria per l’Economia, dove inizialmente era previsto che tutto o quasi si concentrasse e che poi ha visto ridimensionati un pò i propri poteri (come appunti gli immobili tornati all’Apsa). Alla guida del dicastero il Papa ha nominato il cardinale Gerge Pell, a cui ha mandato più volte dei segnali: prima ha nominato come suo vice Alfred Xuereb, invece di Luis Vallejo Balda (il monsignore spagnolo coinvolto nel caso Vatileaks 2 e tuttora agli aresti nella stanze della Gendarmeria) e successivamente gli ha tolto, appunto, il patrimonio immobiliare. Non solo: di recente Bergoglio ha mandato una lettera al cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato - e quindi primo ministro di tutta la Curia - in cui si esplicita il divieto a tutti gli uffici di fare assunzioni che eccedano gli organici previsti. Secondo molti osservatori si è trattao di un chiaro segnale a Pell, che a quanto pare stava effettuando delle assunzioni. E ha assegnato alla Segreteria di Stato il potere di “nulla-osta” su ogni decisione riguardo le risorse umane, compresi i trasferimenti, e di fatto quindi ridimensionando i poteri di quello che all’inizio era stato definitio il “super-dicastero delle Finanze”. Mentre per adesso restano immutate le competenze del Governatorato - l’amministrazione dello Stato, compresi i Musei Vaticani, la Gendarmeria e gli altri servizi - appare chiaro come il processo, che sulla carta sembrava ormai concluso, sembra ancora un po’ in mezzo al guado. Gli statuti da poco varati risultano un pò incompleti, ci sono qua e là delle contraddizioni sulle competenze. Insomma, forse questa vicenda spingerà il Papa - che riunirà i cardinali del C-9 il 10 dicembre - a stringere ancora una volta sui nodi irrisolti delle finanze.

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