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Cardinale Vicario Vallini: «Roma soffre di corruzione e impoverimento…

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Lettera alla città

Cardinale Vicario Vallini: «Roma soffre di corruzione e impoverimento urbanistico»

Roma ha un'urgenza non più differibile: ha bisogno di una scossa, che si concretizzi in «nuovo slancio e passione alla rigenerazione della vita sociale». Il Cardinale Vicario, Agostino Vallini, a pochi giorni dall'avvio del Giubileo straordinario – e in coincidenza con la crisi al Comune di Roma con le dimissioni, poi revocate, di Marino, l'arrivo del commissario Tronca e l'avvio del processo su Mafia Capitale che hanno macchiato la storia recente – ha dato alle stampe la “Lettera alla Città”, che mette in luce la grave crisi che sta attraversando la Capitale, le responsabilità della classe politica, ma anche le risorse straordinarie che può generare, oltre che il ruolo stesso della Chiesa. Insomma, Roma ha urgente bisogno di un “supplemento d'anima” per essere all'altezza della sua vocazione e delle nostre attese di speranza.

La gravità della situazione
«La nostra città – scrive Vallini assieme al consiglio pastorale - vive un momento di transizione e di crisi. La corruzione, l'impoverimento urbanistico e ambientale, la crisi economica hanno investito pesantemente lo spazio fisico, l'identità collettiva e la coesione sociale. Aumentano le povertà, non solo materiali, che alimentano nuovi e profondi squilibri. La sfiducia nelle istituzioni civili e la perdita del senso di appartenenza sociale producono stili di vita sempre più individualistici. Ne conseguono forti tensioni sociali, in particolare di fronte alla sfida dell'immigrazione. L'assetto urbanistico, oggi ulteriormente polverizzato, non ha aiutato l'integrazione. Il centro storico si sta progressivamente svuotando di abitanti residenti e si trasforma in centro della politica e in distretto turistico. Roma sta diventando la sua periferia. Il 23% della popolazione vive oggi al di fuori del Grande Raccordo Anulare e in queste aree l'incremento degli abitanti negli ultimi 10 anni è stato del 26%».

Le responsabilità della classe dirigente
Un quadro che mette la classe dirigente di fronte a gravi responsabilità: «La complessità dei problemi che una metropoli come Roma deve affrontare richiede una classe dirigente competente e dedita al bene comune. Oggi si tende troppo spesso ad accomunare tutti i rappresentanti delle istituzioni in una condanna generalizzata e senza appello. Noi non vogliamo farlo: non dimentichiamo esempi di eccellente dedizione istituzionale e non puntiamo il dito su presunte responsabilità individuali. Però non si può negare che una delle cause dell'attuale situazione di crisi debba essere individuata anche nella debolezza di parte della classe dirigente».

Le nuove sofferenze della città
«Nuove sofferenze sono emerse dalla disoccupazione, soprattutto giovanile, mentre sono aumentati i costi strutturali tipici delle grandi città come i trasporti, la mobilità in genere e i servizi, e per alcune voci di base, come il costo degli affitti, il livello appare del tutto insostenibile. La crisi ha alimentato le disuguaglianze, accentuato le differenze tra i quartieri centrali e le periferie, allargato la fascia dei poveri e degli ‘invisibili'. Il ceto medio ne è uscito indebolito, si sono alzati steccati tra ambienti sociali diversi, scoraggiando quella ‘mescolanza' virtuosa necessaria per far crescere la coesione di una città e la pratica quotidiana del dialogo e del riconoscimento reciproco. Va anche ristabilito un nuovo “patto generazionale” tra adulti e giovani, che spesso soffrono retribuzioni ingiuste».

I mali di Roma e la crisi etica della Capitale
Per il cardinale «il malessere purtroppo si respira nell'aria: la stessa gestione ordinaria del territorio, come ad esempio la manutenzione delle strade, la cura dell'illuminazione, le procedure di raccolta e smaltimento dei rifiuti, hanno assunto, in diversi quartieri, aspetti di un degrado urbano complessivo da cui, talvolta, sembra difficile liberarsi. A tutto ciò si sono aggiunti acuti problemi di sicurezza e l'incremento di atti di violenza. Più che accusare o condannare le istituzioni civili o la società nel suo insieme, come troppo spesso superficialmente avviene, desideriamo condividere gli affanni della nostra città, fare la nostra parte, essere compagni di strada di tutti gli uomini di buona volontà, e dire a tutti, concittadini e istituzioni di Roma,di non perdersi d'animo dinanzi alle sfide che abbiamo davanti». Il porporato, che anche in passato aveva puntato il dito sui mali di Roma, rileva che «il problema non è di natura esclusivamente organizzativa. Alla radice - vogliamo sottolinearlo - c'è una profonda crisi antropologica ed etica. In tanti sembra smarrito l'orizzonte comune dell'esperienza umana, il senso condiviso dell'inviolabile dignità della persona, il tessuto delle genuine relazioni interpersonali che si esprimono nella responsabilità verso gli altri e che danno senso all'agire umano. Troppe persone si incrociano per strada e si guardano con diffidenza, quasi siano alieni provenienti da pianeti diversi.

Le forze per la rinascita
Tuttavia, dice Vallini, «Roma conserva, anche per l'infaticabile impegno di molti, credenti e non credenti, meravigliosi talenti per svilupparsi come luogo di incontro, di riconciliazione, di dialogo, di promozione della crescita integrale della persona e della reciprocità sociale. Tra queste risorse ricordiamo il suo straordinario patrimonio archeologico, artistico e culturale, cui si connettono le imprese e i servizi legati alla vocazione turistica della città; la diffusa presenza di università e centri di ricerca; un tessuto commerciale e industriale che riguarda anche l'agroalimentare, la tradizione dell'artigianato, la moda e altri settori del “made in Italy”; la rete di imprese e servizi nel campo della comunicazione e dell'informazione multimediale pubblica e privata; l'emergere di imprese giovani dedicate all'innovazione tecnologica accanto ad un robusto polo di servizi terziari. E ancora, l'offerta di servizi sanitari, che - certamente migliorabili - possono dare una risposta umanizzata al bisogno della tutela della salute; la capacità di promuovere grandi eventi e di poter attrarre milioni di persone di tutto il mondo; l'opportunità di essere città del cinema, dello spettacolo, della cultura, dell'arte, della musica, dello sport. Senza dimenticare la sua collocazione geo-politica di capitale, al centro d'Italia e di grandi vie di comunicazione. Dobbiamo e vogliamo menzionare anche il ruolo della Chiesa». E poi «nella vita sociale di Roma cresce la realtà drammatica delle povertà delle famiglie, che negli ultimi anni si è estesa anche a settori del ceto medio. Si pensi inoltre alla preoccupante condizione di tanti anziani che vivono in solitudine. In molte famiglie oggi il lavoro è l'assillo maggiore e il sollievo offerto attraverso sussidi non è risolutivo».

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