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Mafia Capitale, via al processo

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al tribunale di roma

Mafia Capitale, via al processo

Quarantasei imputati, 60 avvocati, 130 udienze previste fino a luglio, migliaia d'intercettazioni e centinaia di documenti depositati, ma anche decine di giornalisti di tutto il mondo accreditati: questi i numeri del maxiprocesso Mafia Capitale che inizia questa mattina a Roma, nell'aula Occorsio del tribunale penale di piazzale Clodio davanti ai giudici della X sezione penale, con il Comune parte civile. Alla sbarra con rito immediato l'associazione a delinquere di stampo mafioso scoperchiata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone nelle due retate del 2 dicembre 2014 e del 4 giugno 2015.

Difensore Buzzi: chiederà di nuovo il patteggiamento
Su banco degli accusati, in aula o collegati in videoconferenza, siedono in molti, ma le star del processo sono gli imputati Massimo Carminati, l'ex terrorista ritenuto a capo del clan e attualmente detenuto in regime di 41 bis a Parma, Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e braccio operativo dell'organizzazione e Riccardo Brugia, uomo legato a Carminati e presunto custode di armi, mai però trovate dagli inquirenti. Buzzi chiederà nuovamente il patteggiamento, ha annunciato il suo difensore, Alessandro Diddi, a pochi minuti dal via al procedimento, che dopo l'esordio a Piazzale Clodio si trasferirà nell'aula bunker di Rebibbia, dove si sono celebrati alcuni dei più importanti dibattimenti della storia italiana.

Difensore Carminati: questa volta il mio assistito parlerà
«Farò parlare Massimo Carminati, stavolta è intenzionato a difendersi in modo diverso dal solito perché vuole chiarire un sacco di cose e credetemi... lo farà sicuramente», ha invece assicurato Bruno Naso, difensore storico dell'ex Nar prima di entrare in aula. «Di tutta questa storia a Carminati ha dato particolarmente fastidio il fatto che il suo nome sia stato accostato alle parole “mafia” e “droga”. Con la mafia non c'entra proprio nulla e la droga gli fa veramente schifo. E non parliamo delle armi che non sono mai state trovate».

Odevaine: a Roma non c’è la mafia ma situazioni criminali
Presente in aula anche Luca Odevaine, uno degli imputati più importanti del processo a Mafia Capitalke. Per l'ex capo della Polizia Provinciale di Roma, ora agli arresti domiciliari dopo 11 mesi di detenzione, l'accusa è di corruzione aggravata, perchè avrebbe favorito Buzzi e Carminati nell'appalto del Cara di Mineo. Caduta invece l’accusa di associazione mafiosa. «A Roma non c’è un sistema mafioso», ha spiegato Odevaine in una pausa del processo ai giornalisti che gremiscono il tribunale , ma «come succede spesso nella Capitale le cose si trascinano. A Roma la mafia tradizionale investe nelle attività legali, ricicla soldi. La mafia tradizionale prevede un'affiliazione e una base di intimidazione e violenza che non mi sembra sia emersa su questa attività, poi ci sono situazioni criminali a Roma». «Non mi sembra ci sia un'organizzazione criminale che riesca a gestire la città - ha aggiunto Odevaine - ci sono piu' fenomeni ristretti come i Casamonica o Ostia ma non vedo una regia unica».

Anche il M5S si costituisce parte civile
Tra le novità della giornata, anche la decizione del M5S di costituirsi parte civile nel processo, affiancandosi così al Campidoglio. A spiegare in aula la decisione del Movimento sono stati la deputata Roberta Lombardi e l'ex consigliere comunale Marcello De Vito: «Siamo un movimento di cittadini, diretta espressione della cittadinanza pulita e incensurata che puo' cambiare davvero questo Paese. Come cittadini siamo stufi di pagare le tasse e di avere in cambio Mafia Capitale e disservizi. Siamo gli anticorpi che mancano alla Capitale - hanno aggiunto - oggi è un giorno importante perchè finalmente chi ha infangato Roma pagherà».

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