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Uno dei presunti capi ha chiesto asilo politico in Italia

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operazione anti-isis

Uno dei presunti capi ha chiesto asilo politico in Italia

Nell'indagine Jweb una figura chiave è quella del cittadino curdo-iracheno Abdul Rahman Nauroz, di stanza in Italia, dove infatti è stato arrestato dai Ros dei Carabinieri. Nonostante non risultasse avere entrate, nel settembre 2011 si è mosso con disponibilità di denaro in Italia tra Foggia, Napoli e Salerno prima di partire per la Bulgaria.

Le intercettazioni ambientali all'interno dell'abitazione in Merano (Bolzano) di Abdul Rahman Nauroz il 30 settembre 2011 hanno fornito all'accusa i primi rilevantissimi riscontri all'ipotesi del suo coinvolgimento in un contesto associativo transnazionale jihadista in contatto operativo con altre organizzazioni di natura confessionale intenzionate ad operare, secondo “linee” ispirate dal Mullah Krekar, ed anche con atti di terrorismo, in Kurdistan, in Iran ed in altri Paesi del Medio Oriente.

In una conversazione si mostrò entusiasta di prepararsi dal punto di vista religioso, personale e dell'addestramento operativo e militare, al “martirio” jihadista e quindi a partecipare ad azioni armate di guerra o terroristiche pianificate come suicide, per le quali si mostrò perfino impaziente, in una prospettiva religiosa («è buono morire per Allah»; «qualsiasi cosa io faccia per Allah è come se non avessi fatto abbastanza»; « quando verrò ammazzato i miei figli saranno fieri»; « non avrò pace fino a che non ucciderò qualche ebreo»; «sarà bello quando Mullah Omar verrà a trovarci tra le montagne»).

Le intercettazioni ambientali nella casa di Merano di Abdul Rahman hanno consentito agli investigatori di comprendere il coinvolgimento dell'indagato in movimenti di stranieri irregolari da un Paese all'altro e hanno fornito ulteriore conferma del suo ruolo eminente non solo come punto di riferimento religioso ma come soggetto capace di svolgere, con ottimi risultati, grazie al carisma esercitato sulle persone con lui in contatto, attività di proselitismo anche per azioni militari violente e “suicide”.

Le intercettazioni effettuate nei mesi di settembre-ottobre-novembre 2011 hanno dato piena conferma del fatto che fosse al centro di un sistema di relazioni personali in più Paesi tenuto insieme da una ideologia jihadista ispirata alle linee guida del Mullah Krekar, e che si sviluppava sul web con un articolato e competente utilizzo da parte sua dei social network e delle più aggiornate tecnologie e di software idonee a cifrare le comunicazioni, nel ruolo del reclutatore di dirigenti e militanti e di motivatore religioso degli stessi.

Dei contatti tra Abdul Rahman Nauroz ed il Mullah Krekar e del ruolo di vertice di quest'ultimo all'interno di una rete di relazioni personali transnazionale si è avuto un fondamentale riscontro probatorio con l'intercettazione di due conversazioni avvenute tra i due attraverso una chat room privata attivata sulla piattaforma Paltalk il 19 ottobre 2011 e poi il 7 novembre 2011, in cui i due discutono come possono discutere dirigenti di una organizzazione, ponendosi questioni etiche, religiose, giuridiche, di iniziative politiche anche con l'uso della forza da intraprendere in Kurdistan nella «guerra contro tutti i miscredenti per creare uno Stato islamico”, «volta ad affermare» «la supremazia delle leggi divine” e a «spodestare» , innanzitutto in Kurdistan , «i sovrani che non hanno il diritto islamico come Costituzione».

Le intercettazioni di ottobre-novembre-dicembre 2011 e gennaio-febbraio 2012 nel loro complesso hanno mostrato, più in particolare, come l'organizzazione avesse due livelli: uno, in chiaro, che si concretizza in attività politiche, religiose e di proselitismo , anche sul web, non clandestine, e l'altro clandestino, in vista dell'organizzazione di atti violenti da far compiere, con gesti anche suicidi di fanatismo religioso, agli affiliati.
In un'altra conversazione captata Mullah Krekar, parlando via web con Abdul Rahman Nauroz, dice: «Se avessimo 19.000 combattenti avremmo fatto di loro 9.000 attentatori suicidi…quando l'Iran ha bombardato Jarawa se avessimo mandato come risposta un attentatore suicida per farsi esplodere al Ministero del Petrolio in Hafiz Street li avrebbe costretti a fermare il bombardamento, ed il prezzo del petrolio sarebbe salito a 150 dollari».

Il Reparto anti eversione del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri di Roma aveva individuato sin dal 2009 il sito internet www.jarchive.info, che aveva pubblicato materiale prodotto da Al Qaeda (l'organizzazione terroristica che ha rivendicato gli scorsi anni plurimi attentati terroristici in diversi Paesi a cominciare da quello dell'11 settembre 2001) nonché da altre organizzazioni terroristiche. In quel filone di indagine il Reparto del Ros aveva acquisito i file http contenenti gli indirizzi dei soggetti che avevano visitato il sito fino al marzo 2010 (quando era stato chiuso dalle Autorità australiane ), estrapolando quelli attribuiti a internet service provider italiani, e accertando l'identità di oltre 500 nominativi di visitatori del sito distribuiti sul territorio nazionale tra i quali appunto Abdul Rahman Nauroz, che è risultato avere avuto ben 53 accessi al sito tramite due utenze a lui intestate, tra il 23 agosto 2009 e il 6 marzo 2010.

Abdul Rahman Nauroz – affermano investigatori e inquirenti – ha anche chiesto asilo politico in Italia, con presentazione di documentazione falsa, oltre che di un manoscritto in lingua araba (nel quale peraltro prende le distanze dai terroristi ) in cui raccontava come a seguito della caduta in Iraq del governo Bath e del regime di Saddam Hussein ad opera dell'intervento militare degli Usa e degli alleati degli Usa del 2003 la sua famiglia fosse stata distrutta.
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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