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Dossier In una settimana oltre 50 milioni sequestrati al crimine

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In una settimana oltre 50 milioni sequestrati al crimine

Questa settimana si è aperta come si era chiusa la precedente: all'insegna dell'attacco ai patrimoni illeciti da parte della Dia. Al punto che la stessa Direzione investigativa antimafia, diretta da Nunzio Antonio Ferla, ha sentito la necessità di riepilogare i successi concentrati in pochissimi giorni, che hanno portato a sequestri per oltre 50 milioni.
Una settimana fa esatta, il 12 novembre, il centro operativo di Catania diretto da Renato Panvino, ha colpito Giacomo Consalvo, sessantenne di Vittoria (Ragusa), ritenuto dagli investigatori antimafia il capo del nucleo familiare contiguo al clan mafioso degli stiddari, denominato “Dominante”. A Consalvo, pluripregiudicato per associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, omicidio ed altro, sono stati sequestrati fabbricati, terreni, automezzi, società e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa sette milioni.

Lo stesso giorno il Centro operativo di Roma – diretto da Francesco Gosciu – ha messo i sigilli al patrimonio di Vincenzo Zangrillo, un imprenditore laziale di Formia (Latina), partito dal nulla e divenuto sì milionario ma non in grado di giustificare gran parte delle ricchezze accumulate. Zangrillo, gravato da numerosi precedenti penali tra cui associazione a delinquere, riciclaggio e traffico internazionale di auto e denunciato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, di rifiuti illeciti e per insolvenza fraudolenta, si è visto sottrarre 200 camion, due cave di marmo, società, terreni e immobili per un valore di oltre 20 milioni. A leggere il decreto di sequestro spicca la sua «costante frequentazione di soggetti legati al clan dei casalesi ed in generale di organizzazioni camorristiche operanti nel basso Lazio e in Campania». Sempre a leggere il decreto, dal '98 a oggi a fronte di un reddito familiare non superiore a 200mila euro, la Dia ha registrato uscite per 1,1 milioni. Il Tribunale di Latina non ha toccato i beni acquisiti prima del '93 ma tutto ciò che dal '98 è stato in capo a moglie, figli e società a lui ricollegabili. Una ragnatela di interessi mobili e immobili a Formia, Spigo Saturnia e Minturno (Latina), Coreno Ausonio (Frosinone): trasporto di merci su strada, società di locazione immobiliare, commercio all'ingrosso e al dettaglio di autovetture, commercio di materiali da costruzione e via di questo passo con conti correnti anche all'estero.

Il giorno dopo la sezione operativa Dia di Trapani, agli ordini di Rocco Lopane, ha proceduto nei confronti dell'imprenditore Andrea Moceri, 57enne, che pur non annoverando a proprio carico condanne per il reato di associazione mafiosa, ha intrattenuto, nel tempo, stretti legami di natura economica e finanziaria con gli ambienti della criminalità organizzata di tipo mafioso, attiva nei comuni di Campobello di Mazara e Castelvetrano (Trapani), regno del latitante Matteo Messina Denaro. In particolare, è stata, tra l'altro, accertata la sua attività di finanziamento, mediante l'esercizio abusivo di attività creditizia, nei confronti dell'oleificio “Fontane D'Oro sas” a Campobello di Mazara, oggi in amministrazione giudiziaria, già riconducibile a Francesco Luppino, detenuto, elemento di spicco della locale famiglia mafiosa e fedelissimo di Messina Denaro. L'attività ha portato al sequestro di terreni, quote societarie e relativi compendi aziendali, beni mobili e immobili, depositi bancari e rapporti finanziari il cui valore è stato stimato in 25 milioni.

Solo la scorsa settimana, dunque, sono stati sequestrati circa 50 milioni e questo lunedì è toccato alla Dia di Bologna, coordinata da Antonino Cannarella, sequestrare beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di circa 600mila euro, al cinquantunenne Saverio Giampà, pregiudicato, originario di Catanzaro ma residente a Bologna. In esecuzione del decreto di sequestro e confisca emesso dal Tribunale di Catanzaro, sempre su proposta del Direttore della Dia, sono stati sequestrati, oltre a diversi rapporti finanziari, due immobili, tre società e quattro automezzi.

Giampà è stato nel tempo coinvolto in numerosi procedimenti penali, riportando anche delle condanne per i reati commessi (estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti). Trasferitosi nel ‘99 con il proprio nucleo familiare in Toscana, per gli investigatori non ha mai modificato lo suo stile di vita tanto da essere arrestato l'anno successivo per avere «in concorso con altri promosso, organizzato, gestito e diretto un'associazione criminosa avente ad oggetto il reperimento sul mercato estero e nazionale di cocaina, hashish e marijuana, stupefacenti che poi venivano frazionati e spacciati prevalentemente in provincia di Firenze».

Nel giugno 2004 la Corte d'Appello di Firenze lo ha condannato, con sentenza divenuta irrevocabile nel 2007, a otto anni di reclusione per detenzione e traffico di sostanze stupefacenti. Dopo un periodo di reclusione trascorso presso la casa circondariale di Ferrara, ottenendo la semilibertà, si è stabilito con la famiglia a Bologna, dove ha deciso di reinvestire in attività commerciali i proventi illeciti fino ad allora accumulati.
Anche in questo caso gli accertamenti patrimoniali hanno documentato la sproporzione tra il patrimonio reale e quanto dichiarato dallo stesso Giampà e dai suoi familiari.

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