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Gli Imam entrano in otto carceri italiane

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Accordo prima delle stragi

Gli Imam entrano in otto carceri italiane

Gli Imam entreranno in otto carceri italiane – Torino, due a Milano, Brescia, Verona, Modena, Cremona e Firenze – ma al momento non varcheranno anche la soglia della casa di reclusione di Rossano (Cosenza) nel quale il 13 novembre tre, massimo quattro terroristi islamici hanno esultato alla notizia dell'eccidio parigino.
Forse a Rossano – che ospita 21 terroristi fondamentalisti di cui uno dell'Isis con fine pena al 2026 oltre ad un membro dell'Eta – ci sarebbe però bisogno di applicare subito il protocollo di intesa stipulato il 5 novembre tra Santi Consolo, capo del Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) e Izzedin Elzir , presidente dell'Ucoii (l'Unione delle comunità islamiche in Italia) per favorire l'accesso di mediatori culturali e di ministri di culto in via sperimentale per sei mesi negli otto istituti penitenziari.
Sarebbe quantomeno un tentativo per contribuire a riportare calma tra i tre o quattro esagitati che minano i rapporti con gli altri reclusi all'interno di una casa di reclusione già minata da problemi. Al punto che la deputata Gessica Rostellato (Pd), dopo una visita in istituto di appena 10 giorni prima, il 24 giugno di quest'anno ha presentato un'interrogazione al ministro della Giustizia Andrea Orlando (assegnata però per la risposta alla Commissione Giustizia della Camera) per sapere denunciare la «preoccupante situazione dovuta alla mancata sicurezza relativa alla sorveglianza» e per sapere se, alla luce del numero effettivo sia dei detenuti che degli agenti, «non intenda effettuare controlli sulla gestione della sicurezza e/nel contempo, appurare se il numero degli agenti sia sufficiente al fine di mantenere l'ordine all'interno della struttura».

Il ministro non ha ancora risposto e quando lo farà avrà qualche motivo in più per farlo. Il procuratore aggiunto della Procura di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, conferma infatti al Sole-24 Ore che alla notizia della strage tre o quattro terroristi islamici hanno esultato ma senza riuscire a trascinare nel delirio gli altri detenuti, a partire da quelli che condividono la loro religione.
Nel frattempo Cosenza ha ospitato una riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica al fine di fare il punto sulle misure di prevenzione del terrorismo islamico. Alla riunione, presieduta dal prefetto Gianfranco Tomao, hanno partecipato i vertici delle Forze dell'ordine, lo stesso procuratore aggiunto della Procura distrettuale di Catanzaro Bombardieri, e il direttore del carcere di Rossano, Giuseppe Carrà. Nel corso della riunione è stato deciso di aumentare il dispositivo di sicurezza per il carcere di Rossano, che comunque era già stato già intensificato dopo gli attentati di Parigi. Laddove non arriveranno gli agenti di polizia penitenziaria – 123 agenti per 231 detenuti – arriveranno le altre forze dell'Ordine mentre non va dimenticato che l'Esercito è già impiegato su territorio nell'ambito del piano nazionale “Strade sicure”. Un modo per rispondere ai sindacati che hanno alzato la voce reclamando maggiore attenzione. « Ogni giorno in quella sezione speciale – dice Donato Capece, segretario generale del Sappe –dovrebbero esserci 4 agenti di polizia penitenziaria, ma purtroppo ne abbiamo solo uno e i turni sono estenuanti. In questi giornix, dopo gli attentati di Parigi, sono stati alzati i livelli di sicurezza, con maggiore attenzione ai terroristi islamici detenuti. Ogni giorno hanno diritto a un'ora d'aria singolarmente e mai in compagnia. Dalle 18 alle 19 possono recarsi fuori dalla cella per pregare e nel periodo del Ramadan la preghiera si protrae fino alle 22, ma in questi giorni hanno avuto qualche limitazione».

I contenuti del protocollo
Il Protocollo intende promuovere azioni mirate all'integrazione culturale avvalendosi dei mediatori indicati dall'Ucoii, anche attraverso la stipula di convenzioni con Università ed enti che cureranno la formazione dei volontari cui è data la possibilità di accedere con continuità negli istituti penitenziari. I momenti collettivi di preghiera saranno guidati dai ministri di Culto, in altre parole gli Imam, in sala-preghiera dedicata e in locali adeguati.
La stipula del Protocollo è stata anche l'occasione per approfondire ulteriori aspetti di collaborazione tra Dap e Ucoiii, quale ad esempio l'apprendimento dell'italiano per i detenuti di lingua araba, e viceversa, puntando su detenuti in grado di ricoprire il ruolo di “docenti” per i compagni di detenzione, anche attraverso l'uso dei personal computer, un utile supporto per lo studio delle lingue, il cui utilizzo è stato disciplinato dal Dap con la circolare emanata il 2 novembre. Una modalità, sottolinea il Capo del Dap Consolo, che responsabilizza i detenuti, essi stessi protagonisti dell'esigenza di una reciproca conoscenza e del rispetto delle diverse culture, con indubbi vantaggi per la sicurezza degli istituti penitenziari.
r.galullo@ilsole24ore.com

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