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L'Aquila, i tecnici condannati a 6 anni

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L'Aquila, i tecnici condannati a 6 anni

La sentenza supera l'immaginazione. Il giudice Marco Billi del tribunale dell'Aquila ha condannato a sei anni di reclusione i membri della Commissione Grandi rischi che parteciparono alla riunione del 31 marzo 2009 sugli eventi sismici all'Aquila. Sono stati ritenuti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose: il terremoto travolse L'Aquila di lì a poco, il 6 aprile.
L'accusa aveva chiesto quattro anni. In quella riunione, in sostanza, non si diede seguito ai vari allerta sul rischio sisma e quelli, in particolare, sollevati - misurando gli indici variati del gas radon nell'aria - dal tecnico di ricerca Gioaccino Giuliani. Lo sciame sismico imperversava da giorni. Il capo della Protezione civile di allora, Guido Bertolaso, convocò l'incontro. Ma alla fine non scattò nessun allarme.

A Franco Barberi (presidente della Grandi Rischi), Enzo Boschi (presidente Ingv), Mauro Dolce (direttore del servizio sismico della Protezione civile), Bernardo De Bernardinis (vicecapo della Protezione civile), Giulio Selvaggi (direttore del centro nazionale terremoti), Claudio Eva (docente di Fisica all'università di Genova) e Gianmichele Calvi (direttore di Eucentre) sono state concesse le attenuanti generiche, ma oltre ai sei anni di carcere è arrivata anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Gli imputati sono stati ritenuti colpevoli della morte di 29 persone e del ferimento di quattro. Sono stati assolti, invece, dall'accusa di aver provocato il decesso di altre otto persone e le lesioni subite da un altro aquilano. Dovranno pagare, inoltre, un risarcimento complessivo stimato in 7,8 milioni di euro, più i danni in sede civile. In entrambi i casi è responsabile in solido con i condannati anche la Presidenza del Consiglio.

Oggi l'attuale commissione Grandi Rischi, presieduta da Luciano Maiani, incontrerà il prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. Sul tavolo sarà portata la proposta delle dimissioni in blocco della commissione. E tutto il sistema, comunque, è entrato in fibrillazione: terrorizzato e quasi paralizzato.
Ieri Maiani ha detto: «Non è possibile fornire allo Stato una consulenza in termini sereni, professionali e disinteressati sotto questa folle pressione giudiziaria e mediatica. Questo non accade in nessun altro Paese al mondo». Secondo Maiani nella pronuncia «c'è un profondo errore» perchè i condannati, a suo avviso, sono «professionisti che hanno parlato in buona fede e non spinti da interessi personali. Sono persone - aggiunge - che hanno sempre detto che i terremoti non sono prevedibili».

Molti imputati hanno protestato. «Questa non è giustizia» sono state le uniche parole di Eva. L'ex presidente dell'Ingv Enzo Boschi, che non era in aula, si è detto «avvilito e disperato. Pensavo di essere assolto - ha aggiunto - ancora non capisco di cosa sono accusato». Chi era invece presente, e lo è stato per tutte le udienze, è l'attuale presidente dell'Ispra De Bernardinis. È a lui che si è rivolto alla fine dell'udienza il pubblico ministero Fabio Picuti per stringergli la mano. «Sono innocente davanti a Dio e agli uomini - ha detto - non c'erano le condizioni per fare scelte diverse, quelle erano le scelte che potevo fare e suggerire al capo Dipartimento».

La politica interviene, ma anche i vertici dello Stato. Scende in capo il presidente del Senato, Renato Schifani: «È una sentenza un pò strana e un po' imbarazzante. Chi sarà chiamato in futuro a coprire questi ruoli si tirerà indietro». Critiche alla pronuncia giudiziaria anche da Pier Ferdinando Casini (Udc) e Maurizio Sacconi (Pdl) mentre Pierluigi Bersani (Pd) afferma: «Le sentenze vanno sempre rispettate e la giustizia deve fare il suo corso».
La notizia della condanna in effetti fa il giro del mondo e risalta in tutti i principali siti web di informazione internazionale.

Durissima la reazione della comunità scientifica: «Ciò che preoccupa sono le conseguenze che tale pronunciamento potrà avere: non vorrei passasse il messaggio che i terremoti si possono prevedere perchè ciò è impossibile - sottolinea il direttore dell'Istituto di geoingegneria del Cnr, Paolo Messina - in linea di principio, allora, bisognerebbe evacuare l'intera popolazione a ogni scossa?».
Ma a L'Aquila i commenti sono di segno opposto. Come dice Ilaria Carosi, sorella di una delle 309 vittime, «quello di oggi (ieri, n.d.r.) è solo un primo passo, ma mi sembra che le cose vadano nel verso giusto». Quando alle 17 in punto il giudice Billi ha letto la sentenza, in piazza Duomo, luogo simbolo della città martoriata, è scoppiato un applauso. «Volevamo questa sentenza per capire, ma il dramma non si cancella - ha detto ai suoi concittadini il sindaco Massimo Cialente - ora vogliamo giustizia anche per tutto quello che è successo dopo il 6 aprile».

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