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Terrorismo, Renzi: «Non ci tiriamo indietro, ma no a Libia…

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Terrorismo, Renzi: «Non ci tiriamo indietro, ma no a Libia bis» Gentiloni: «Non siamo in guerra»

«L'Italia non è un Paese che si tira indietro», ma «non possiamo permetterci una Libia bis». Così Matteo Renzi concludendo nel pomeriggio la direzione Pd convocata a Roma sull'emergenza terrorismo dopo gli attentati di Parigi. Domani il premier presenterà in Campidoglio, « nella sala dove si è firmato il trattato di Roma»,una proposta «a tutte le forze politiche per una risposta al terrore». Due i pilastri: «la sicurezza», tema «cruciale», insieme a quello delle forze dell'ordine e dell'intelligence», e « la risposta culturale».

Gentiloni: nessuna riluttanza a impegno militare contro terrorismo
Nel pomeriggio, a spiegare i binari della politica estera italiana dopo i fatti del 13/11ci ha pensato il ministreo degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha sottolineato come non ci sia «nessuna riluttanza all'impegno militare del nostro Paese contro il terrorismo». Alla direzione dem Gentiloni ha messo in chiaro che l’Itlia è dunque pronta ad attaccare, se necessario, ma che oggi è impegnata a difendersi contro una minaccia reale. Nelle sue parole non compare comunque il termine guerra: «Semplicemente siamo sotto attacco da parte del terrorismo e dobbiamo combatterlo e reagire».

Sul dossier Siria «avevamo ragione noi»
Al momento «facciamo molto ma possiamo fare di più, alle domande che ci vengono rivolte dalla Francia possiamo dare risposte positive, ma siccome le parole hanno un peso questo non vuol dire che l'Italia deve sentirsi in guerra», ha aggiunto Gentiloni. Difendendo la linea di palazzo Chigi dei mesi passati, Gentiloni ha poi rivendicato la «ragione» del governo italiano nell'approccio al dossier Siria, basato sulla «necessità di una soluzione politica che accompagnasse Assad all'uscita attraverso una transizione e che l'intervento della Russia era un'opportunità». Per il resto, la nostra politica estera in Medio Oriente e nel Mediterraneo, che dal 10 al 12 dicembre si confronterà a Roma con i partner regionali, «dovrebbe avere come faro la stabilizzazione e la costruzione di un nuovo ordine mondiale». Tra le priorità indicate da Gentiloni c'è l'incoraggiamento delle manifestazioni di solidarietà alle vittime promosse e contro il terrorismo promosse dall'Islam moderato perché «la battaglia la vinciamo se il mondo islamico, anche nelle nostre società, ne diventa davvero protagonista». La scommessa da vincere è poi quella di non sovrapporre «il problema terrorismo alla questione dei rifugiati», senza alcuna «nostalgia dell'interventismo di 15 anni fa».

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