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Caos primarie nel Pd, Renzi chiede tempo

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Caos primarie nel Pd, Renzi chiede tempo

  • –Emilia Patta

Roma

«Parleremo anche di primarie, ma scegliamo i tempi. Io propongo una moratoria almeno fino a gennaio. Mentre stiamo a discutere di grandi temi internazionali non diamo l’idea che la discussione sia su quando facciamo il congresso e le primarie. Va benissimo ma non diamo l’idea di essere completamente dis-assati rispetto alle opinioni dei cittadini».

Fuori asse, dunque, fuori sincrono. Così Matteo Renzi, intervenendo alla direzione del Pd tutta incentrata sul terrorismo internazionale, giudica le polemiche sulle primarie cittadine scoppiate nelle ultime ore dopo l’autocandidatura di Antonio Bassolino a sindaco di Napoli lanciata nel fine settimana. Il tentativo del segretario e premier è quello di rimandare di qualche settimana le decisioni clou del Pd in vista delle amministrative del 12 giugno prossimo. Ma un paletto Renzi vuole metterlo subito, a dispetto delle proteste per lo “slittamento” dei gazebo anche da parte di una personalità autorevole come quella del sindaco uscente di Milano Giuliano Pisapia: «Delle primarie ne parleremo a gennaio, stante però un invito razionale e ragionevole a fare in una data unica, il 20 di marzo, le primarie tutti insieme a livello nazionale». Visto da Palazzo Marino, tuttavia, la data unica del 20 marzo è l’imposizione di uno slittamento. Già, perché le primarie di coalizione a Milano sono già state fissate per il 7 febbraio. «La data è stata fissata - avverte Pisapia -. Se ci sarà qualche motivo e saremo tutti d’accordo si potrebbe anche pensare di modificare. A questo momento rimane il 7 febbraio. C’è grande differenza tra le primarie del Pd e quelle di coalizione». Occorre sentire gli alleati, insomma, avverte un Pisapia preoccupato di mantenere l’esperienza milanese della coalizione civica di centrosinistra.

Ma a scatenare le polemiche è soprattutto l’altra questione legata alle primarie, quella innescata dalla decisione dell’ex sindaco di Napoli nonché ex governatore della Campania Bassolino, 68 anni, di ricandidarsi. Una candidatura sgradita ai vertici del Pd, dal momento che sarebbe l’esatto contrario del “rinnovamento” che si sta faticosamente ricercando per la tornata amministrativa di giugno. Ieri, in due interviste gemelle, i due vicesegretari del Pd Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani hanno avanzato la proposta di escludere dalle primarie chi è già stato sindaco e governatore. Una revisione delle regole ad hoc? «Non è questione di regole ma di posizione politica: la segretaria è per spingere sul rinnovamento», fanno sapere da Largo del Nazareno al termine di una giornata di polemiche. Insomma, la regola può esserci o non esserci (anche su questo punto Renzi ha chiesto una moratoria: se ne parlerà più avanti), ma l’indicazione politica è chiara. Per la minoranza del Pd (da Gianni Cuperlo a Roberto Speranza) «i problemi politici si affrontano con la politica, non cambiando le regole». E in molti, anche nella maggioranza, ricordano che Renzi ha sempre attaccato i cambi di regole in corsa.

Intanto lui, Bassolino, è già in campagna elettorale. «Forza, avanti altri candidati - è la sfida -. Se si volevano cambiare le regole bisognava farlo prima, non ora che il treno è già partito. Sono sicuro che la saggezza di Renzi correggerà dichiarazioni impolitiche». A difesa di Bassolino interviene anche Umberto Ranieri, considerato un possibile candidato gradito a Roma («no a inaccettabili discriminazioni»). Mentre salgono le quotazioni del democratico Leonardo Impegno e di Riccardo Monti, presidente dell’Ice e consigliere del board della famiglia Kennedy, e spunta anche il nome di Dario Scalella, presidente del Consorzio aeronautico Chain che fabbrica elicotteri.

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