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Ilva, i giudici svizzeri dicono no al rientro in Italia di 1,2…

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tribunale di bellinzona

Ilva, i giudici svizzeri dicono no al rientro in Italia di 1,2 miliardi dei Riva

I soldi sequestrati dalla Procura di Milano ai fratelli Adriano ed Emilio Riva per ora rimangono in Svizzera e non tornano in Italia per il risanamento ambientale dell'Ilva di Taranto. Lo ha disposto il Tribunale federale di Bellinzona che ha accolto il ricorso delle figlie di Emilio Riva, scomparso ad aprile del 2014. Si tratta di un miliardo e 200 milioni, custodito dall'Ubs, che l'Italia sta cercando di far rientrare dalla Svizzera sin dal giugno 2014. Risale ad allora, infatti, la prima legge che, oltre a stabilire il commissariamento dell'azienda, dispose il ritorno in Italia di quei fondi affinchè finanziassero l'aumento di capitale dell'Ilva consentendole di porre mano al risanamento ambientale del sito di Taranto.

Un'altra più recente legge, dello scorso marzo, ha invece stabilito che i soldi dei Riva, una volta rientrati in Italia, venissero usati per l'emissione di obbligazioni con le quali finanziare sempre la bonifica dello stabilimento di Taranto. Sul rientro di queste risorse dalla Svizzera hanno detto sì nell'ordine la Procura di Milano, il gip di Milano e la Procura di Zurigo. Adesso, invece, arriva lo stop dai magistrati di Bellinzona per i quali l'uso del miliardo e 200 milioni «costituirebbe un'espropriazione senza un giudizio penale». L'Ilva, quindi, per ora deve rinunciare ai soldi sequestrati ai Riva.

Va però detto che, proprio per sbloccare lo stallo che si era creato su questa vicenda, con la Legge di Stabilità del 2015 il Governo ha inserito una misura specifica per l'Ilva. Prevede che l'azienda, con la garanzia dello Stato, possa contrarre altri 800 milioni di prestito in aggiunta ai 400 già assegnati con la stessa garanzia con la legge dello scorso marzo. A conti fatti, si tratta del miliardo e 200 milioni che sarebbe dovuto arrivare dai Riva. Ma adesso, con l'altolà dei giudici di Bellinzona, la misura inserita nella Legge di Stabilità proprio per far avanzare i lavori ambientali a Taranto rischia di non essere più un'anticipazione.

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