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La Corte dei conti archivia il caso-scontrini di Renzi sindaco

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La Corte dei conti archivia il caso-scontrini di Renzi sindaco

  • –Silvia Pieraccini

A un mese e mezzo dall’apertura, la Corte dei Conti della Toscana archivia l’inchiesta sulle spese per pranzi e cene fatti dal premier Matteo Renzi all’epoca in cui era sindaco di Firenze. Secondo la Corte, non esistono elementi per avviare un’azione di responsabilità o per chiedere ulteriori approfondimenti di indagine.

L’archiviazione arriva dopo che la Procura della Corte ha visionato gli scontrini e le fatture forniti dal Comune di Firenze e relativi ai pasti consumati da Renzi al ristorante nel periodo 2009-2014: l’ipotesi che alcuni di questi avessero avuto finalità non istituzionali – perché fatti con amici e parenti - non è stata ritenuta fondata. L’inchiesta era stata aperta dopo un articolo del Fatto Quotidiano che riportava le dichiarazioni di un ristoratore fiorentino sulle cene consumate da Renzi e pagate dal Comune.

Il premier ieri non ha commentato la conclusione della vicenda, sulla quale si era espresso all’indomani dell’apertura dell’inchiesta: «Una vicenda che non sta né in cielo né in terra – aveva detto allora – ho la coscienza pulitissima e il tempo sarà galantuomo». Il commento sull’archiviazione è arrivato dall’attuale sindaco di Firenze, Dario Nardella, che è stato vice di Renzi dal 2009 al 2013: «La pronuncia del procuratore generale della Corte dei Conti – ha detto Nardella – mette la parola fine a una meschina campagna diffamatoria». Anche se il consigliere comunale fiorentino Tommaso Grassi di Sel, che nelle settimane scorse aveva chiesto a più riprese al Comune l’accesso alla documentazione di pranzi e cene, ha subito rilanciato: «Ora non ci sono più scuse, devono darmi copia degli scontrini di Renzi. Non ci sono veti né inchieste, entro domani devono consegnarmeli altrimenti presenterò ricorso al Tar».

L’archiviazione della Corte dei Conti segue quella fatta all’inizio di novembre dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze relativa all’inchiesta (a carico di ignoti e senza ipotesi di reato) che ipotizzava lo sperpero di denaro pubblico quando Renzi era presidente della Provincia di Firenze, dal 2004 al 2009. In quel caso a presentare un esposto era stato il dipendente comunale Alessandro Maiorano, che da anni ha aperto un lungo contenzioso col premier (che lo ha querelato per diffamazione). Secondo il gip, «Renzi non si è intascato denaro, anche se ha avuto un ritorno d’immagine» dalla manifestazione Il Genio Fiorentino, ideata e promossa dalla Provincia da lui guidata: «ma ciò non ha rilevanza penale», scrive il gip nel decreto di archiviazione.

A questo punto tutte le inchieste “fiorentine”, legate agli incarichi istituzionali di Renzi prima dell’approdo a Palazzo Chigi, risultano archiviate. Sempre nella famiglia Renzi, resta da scrivere l’ultimo atto per l’inchiesta aperta dalla Procura di Genova sulla bancarotta della Chil Post, la società di distribuzione di giornali e pubblicità che vede coinvolto il padre del premier, Tiziano Renzi, ex titolare dell’azienda: la Procura di Genova nelle settimane scorse ha chiesto per lui, per la seconda volta, l’archiviazione dopo ulteriori indagini disposte dal giudice.

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