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Il caso Pitruzzella «complica» il voto

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Il caso Pitruzzella «complica» il voto

  • –Donatella Stasio

ROMA

Il caso Pitruzzella rischia di complicare ulteriormente la maratona per l’elezione dei tre giudici costituzionali da parte del Parlamento in seduta comune. L’incertezza sull’indagine per corruzione giudiziaria che il Gip di Catania ha ripetutamente imposto alla Procura di approfondire (nonostante la richiesta di archiviazione) nei confronti del presidente dell’Antitrust, si scioglierà soltanto il 4 dicembre, cioè dopo il voto fissato per oggi alla Camera - il ventinovesimo - sul cui esito positivo, fino a ieri sera, nessuno osava scommettere. Una settimana fa, l’accordo tra maggioranza e Fi non aveva superato la prova del voto segreto e nessuno dei tre candidati (Augusto Barbera per il Pd, Francesco Paolo Sisto per Fi e Pitruzzella per Sc) aveva raggiunto il quorum dei tre quinti, nonostante una partecipazione al voto quasi da record. Molti, troppi i mal di pancia, diffusi e trasversali. Non solo dei 5 Stelle, tagliati fuori da qualunque confronto e che perciò rivendicano un «metodo» diverso, ma anche della Sinistra e di decine di centristi e Dem. Mal di pancia che la decisione di «imporre» la stessa terna - per di più con l’indagine ancora aperta su Pitruzzella - sembra destinata ad acuire più che a placare, producendo l’ennesima fumata nera. Con buona pace dei richiami delle più alte cariche dello Stato e nonostante la minaccia del presidente del Senato Pietro Grasso di andare, in caso di fallimento, a sedute ad oltranza tra Natale e l’Epifania.

«Sono convinto che ci sarà un buon risultato perché c’è una terna all’altezza» diceva ieri sera Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, chiamando «tutti i gruppi al senso di responsabilità». «Poi vedremo - aggiungeva - se sarà necessario riconvocare un’altra seduta. Ma sono convinto che il risultato sarà comunque importante». Quale sia la strategia dei Dem, a questo punto, è difficile dire. Raccontano che Matteo Renzi voglia insistere su quei tre nomi per «blindare l’Italicum» davanti alla Corte che, nell’attuale composizione, non gli garantirebbe il via libera alla nuova legge elettorale. Di qui la necessità di un’iniezione di giudici “orientati”. Voci, che però i 5 Stelle considerano «fondate», tant’è che Danilo Toninelli parla di «soldati comandati dai partiti per dichiarare costituzionale l’Italicum», frutto «dell’inciucio Pd-Fi che ora sembra estendersi alla Lega e ad altri partitini dello zerovirgola».

Raccontano, anche, però, che il Pd sarebbe disposto a votare il costituzionalista Franco Modugno, sponsorizzato dai pentastellati, se questi ultimi facessero cadere la pregiudiziale su Barbera, considerato espressione del Patto del Nazareno. Ma segnali concreti in questo senso finora non ce ne sono stati, sebbene dalla minoranza Dem giungano pressioni per aprire ai 5 Stelle. Perché, come dice Felice Casson, «la Costituzione vuole che il consenso sia cercato nel modo più ampio, confrontandosi con tutti, e in anticipo». Altrimenti si finisce come la scorsa settimana. Sia nella minoranza Pd che nella Sinistra sembra crescere (anche alla luce dell’indagine in corso) il disappunto per la candidatura di Pitruzzella, al quale si preferirebbe il costituzionalista Massimo Luciani (peraltro gradito anche a M5S). Né sembrano rientrate le riserve per il presidente dell’Antitrust da una parte dei centristi (Ap e Italia- Centro democratico) che la settimana scorsa per protesta, gli hanno preferito Gaetano Piepoli. Per il vice capogruppo del Centro - democratico Angelo Sanza, un accordo su Barbera e Modugno «non è impossibile».

Insomma, difficile azzardare pronostici, tanto più che la Lega fino a ieri sera non aveva ancora deciso il da farsi. Del resto, poiché il voto è previsto alle 13,00, in mattinata potrebbe ancora succedere di tutto.

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