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Cantone «indaga» sulla sanità siciliana

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Cantone «indaga» sulla sanità siciliana

  • –Nino Amadore

Palermo

Un lavoro certosino, dettagliato che ha un obiettivo chiaro: scoprire dove si annida la corruzione nel vasto sistema sanitario regionale siciliano. L’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha acceso i fari sulla gestione della spesa sanitaria in Sicilia in collaborazione con l'Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e in particolare con Lucia Borsellino, ex assessore alla Salute nell’isola, che sta aiutando l'Anac a fare una mappa del rischio corruzione: dall’acquisto dei pannoloni alla gestione delle salme negli obitori. Rischio corruzione che è da sempre molto alto. È solo un capitolo affrontato da Cantone nel corso della sua audizione in commissione regionale Antimafia presieduta da Nello Musumeci e avvenuta ieri a Palazzo dei Normanni a Palermo. Un capitolo rilevante, a ben vedere i fatti che stanno emergendo dal lavoro dell’Anac e non solo. Un primo risultato riguarda gli appalti per l’assistenza domiciliare agli anziani disabili: «Le coop che hanno vinto molti degli appalti nelle Asp siciliane avevano dei riferimenti in uno dei gruppi coinvolti con Mafia capitale - dice il presidente dell’Anac -. La stessa coop ha ottenuto l’affidamento in almeno 6 casi su 9, con criteri che sono stati ritenuti discutibili sia per quanto riguarda il bando che l’affidamento. Noi faremo un nostro provvedimento in cui contestiamo specificamente questi dati, ma intanto abbiamo avvisato di queste irregolarità le autorità giudiziarie». Cantone non lo dice, ma il riferimento sembra essere alla Consorzio Sisifo, presente nell’Ati che ha vinto l’appalto del Cara di Mineo finito nelle carte di Mafia Capitale. Un tema, quello del Cara di Mineo, affrontato anche dalla commissione regionale Antimafia che oggi approverà la relazione finale.

Che la sanità in Sicilia sia e resti un nervo scoperto lo si capisce anche dalle dichiarazioni di Musumeci: «L’Anac - dice -intervenga su trasparenza nella pubblica amministrazione e sui costi sanitari». E poi aggiunge: «Il dato più sorprendente emerso in audizione è stato il volume delle procedure negoziate, quindi senza appalto pubblico, nella sanità regionale. A fronte di una spesa per acquisti pari a oltre 3 miliardi, il ricorso alla procedura negoziata raggiungerebbe in Sicilia il 90% del numero totale delle contrattazioni». Procedure che le aziende sanitarie definiscono regolari ma secondo la commissione Antimafia «potrebbe rivelarsi un frazionamento dei costi». Sulle partecipate, gli enti locali e gli altri organismi l’Antimafia regionale ha fatto presente a Cantone «come il monitoraggio svolto dall’Università di Palermo nel 2014 e nel 2015 ha segnalato la quasi totale mancanza dei requisiti previsti dalle norme anticorruzione» e ha avanzato una proposta: «Dichiarare decaduti tutti gli amministratori che entro 90 giorni non si adegueranno alle norme anticorruzione».

Altro tema affrontato da Cantone è quello della gestione dei rifiuti nell’isola: «Faremo una delibera sul tema: il sistema in Sicilia soffre di una serie di criticità. Sull’argomento abbiamo tenuto una serie di audizioni e abbiamo verificato che non sempre vige il rispetto delle norme sugli appalti. Il sistema di proroga degli Ato sta finendo per creare qualche problema. Intendiamo pronunciarci su questo punto con un provvedimento che rivisiti l’intera situazione, che è così complessa che si fa fatica a capire da dove partire». E infine, tra le altre cose, il nodo della legge sugli appalti approvata dall’Assemblea regionale e impugnata dal governo nazionale: «Il sistema messo in campo dalla legge rischiava di avere un effetto non del tutto comprensivo e di essere in contrasto con le regole della Ue, così siamo intervenuti con un parere».

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