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Consulta, ancora una fumata nera

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Consulta, ancora una fumata nera

  • –Donatella Stasio

ROMA

Giovanni Pitruzzella rinuncia alla candidatura alla Corte costituzionale. Nella fumata nera di ieri, la ventottesima, è stato l’unico della terna proposta da Pd, Fi, Ap, Sc a perdere voti (22) mentre gli altri due - Augusto Barbera (Pd) e Francesco Paolo Sisto (Fi) - hanno guadagnato qualche preferenza in più rispetto alla scorsa settimana, ma senza riuscire a sfondare il quorum dei 571 voti. Politicamente, un’altra débacle della cosiddetta maggioranza del Patto del Nazareno, alla quale sono mancati un’altra volta un centinaio di voti. E tuttavia, malgrado l’ennesima fumata nera, la terna sarebbe stata riproposta tale e quale - stando alle dichiarazioni di Guerini, Brunetta, Schifani subito dopo i risultati - anche al prossimo scrutinio - cioè oggi, visto che si è deciso di rivotare alle 19,00 - se l’attuale presidente dell’Antitrust non avesse deciso in serata di fare un passo indietro. «Prendo atto che non ci sono le condizioni di serenità e di contesto politico per affrontare una nuova verifica parlamentare» ha scritto in una nota Pitruzzella, ritirando la sua disponibilità. Tanto più che la prospettiva di votazioni a oltranza rischiava di bruciarlo ancora, quanto meno fino al 4 dicembre, quando il Gup di Catania dovrà decidere sull’indagine per corruzione giudiziaria nei suoi confronti.

I 5 Stelle cantano vittoria. «Fuori uno. Se vogliono discutere con noi facciano in modo che Pitruzzella non sia l’unico nome a cambiare» ha scritto su Twitter Danilo Toninelli, freddando gli entusiasmi di chi pensava che bastasse vuotare una casella e offrirla a Franco Modugno, candidato dei pentastellati, per sbloccare la situazione. M5S continua infatti a chiedere un passo indietro su Barbera e Sisto - o almeno su uno dei due - troppo esposti sul fronte dell’Italicum e quindi troppo poco «terzi» per fare i giudici costituzionali. Ma per il Pd Barbera non si tocca. «Ormai siamo all’ultimo miglio» diceva ieri il vicesegretario Dem Lorenzo Guerini. «Barbera è una personalità di spessore indiscutibile» aggiungeva il presidente Matteo Orfini. «È la candidatura giusta per la Corte» rincarava la dose Luigi Zanda, capogruppo dei senatori democratici. Insomma, candidatura blindata. Un po’ meno quella di Sisto, anche se ieri ha fatto il maggior balzo in avanti (arrivando a 527 voti) e se continua ad avere il sostegno di Fi.

La rinuncia di Pitruzzella lascia scoperto il fianco centrista e spiazza in particolare Ap perché al momento il partito di Angelino Alfano non ha un’altra candidatura da spendere. Salvo coltivare quella di Gaetano Piepoli che anche ieri ha raccolto i voti dei dissidenti di Per l’Italia-Centro democratico, arrivando a ben 82 preferenze. Ipotesi però improbabile. Fino a ieri sera, in casa Ap ci si interrogava se astenersi sui due candidati rimasti in gara per prendere tempo e valutare con il Pd una nuova terna o comunque un nuovo nome di area centrista.

La partita è «politica» osservava Fabrizio Cicchitto (Ncd) sostenendo che «intorno alla Corte si gioca una partita non banale e non da poco né dettata da ragioni personali su questo o quel nome: la minoranza del Pd vuole a tutti i costi che ci sia una Corte in cui sicuramente Renzi non abbia la maggioranza, per tentare da lì di far saltare tutto, cioè legge elettorale e riforma costituzionale». Parole che indirettamente sembrano confermare la tesi sostenuta dai 5 Stelle - ma non solo - che il premier voglia garantirsi l’ingresso a palazzo della Consulta di tre persone favorevoli alle sue riforme. Di qui il braccio di ferro con i 5 Stelle e il niet a votare il loro candidato Franco Modugno (ieri in ascesa con 156 voti) nonché a prendere in considerazione (almeno fino a ieri) candidature alternative a Barbera altrettanto autorevoli - e per di più gradite anche a M5S - come quella del presidente dei costituzionalisti italiani Massimo Luciani.

Cerca di sparigliare Sinistra italiana, presentando (su Twitter) quattro nomi nuovi «autorevoli» come Silvia Niccolai, Giuditta Brunelli, Federico Sorrentino e Mario Dogliani, per superare «l’irresponsabile» braccio di ferro della maggioranza, mentre la Lega continua a chiamarsi fuori da ogni accordo o confronto sia con il Pd che con Fi e sostiene di aver votato scheda bianca.

Fino a poco prima del voto odierno sono previste riunioni di partito e incontri per creare un’alleanza ampia. I Dem vorrebbero recuperare i voti del Centro democratico andati a Piepoli. Ma non sembrano neanche decisi a impiccarsi al nome di Sisto se ciò dovesse essere di ostacolo a una fumata bianca. Il sottinteso è che se i 5 Stelle fossero disposti ad accettare almeno Barbera in cambio di Modugno, l’ex presidente della commissione Affari costituzionali potrebbe anche saltare. Dal quartier generale grillino non arrivano segnali espliciti di disponibilità, ma voci di corridoio dicono che la prospettiva di un’alternativa a Sisto (da Guzzetta alla Sandulli) potrebbe essere considerata dai pentastellati una buona ragione per votare Barbera (ovviamente insieme a Modugno).

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