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Il toto-Antonio e la carta coperta di Renzi a Napoli

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Il toto-Antonio e la carta coperta di Renzi a Napoli

  • –Mariano Maugeri

L’autocandidatura di Antonio Bassolino ha gelato sul nascere un dibattito che ora ruota attorno a un solo tema: il toto Antonio. Ce la farà a vincere le primarie e a diventare sindaco? È dal 1976, quando fu eletto segretario regionale del Pci, che l’ex sindaco, ministro e governatore influenza, e in tantissimi casi determina, gli assetti politici della sua Regione. Un ruolo al quale non vuole rinunciare, malgrado quarant’anni equivalgano a un’era geologica. Un’impuntatura, quella della candidatura, che lo espone ad affermazioni singolari. A Ernesto Albanese, il manager protagonista della rinascita del rione Sanità che lo accusava di non avere più l’età per certe imprese, ha risposto con la purezza di un adolescente («appena un anno fa ha fatto la maratona di Firenze, quella di 42 chilometri e 145 metri»). Bassolino ci ha tenuto ad aggiungere di avere molte più energie adesso di quanto non ne avesse dieci o vent’anni fa, quando teneva il telefono aperto pure di notte e fumava cinque pacchetti di sigarette al giorno. «Penso anche di avere, oggi, più esperienza e, dopo cinque anni senza ricoprire nessun incarico politico-istituzionale, più capacità di riflessione critica e più coscienza di ciò che bisogna fare» ha scritto in una lettera inviata a Repubblica Napoli.

Un uomo nuovo, insomma. Grazie allo jogging, la saggezza regalata dalla senilità e l’astinenza quinquennale da ruoli istituzionali. Una purificazione dai veleni accumulati in quarant’anni di vita politica. Come si vede, il tema è prepolitico, e attiene alle aspirazioni più o meno legittime di un uomo alle soglie dei 70 anni. Giusto, sbagliato? Una domanda che è meglio lasciare in sospeso. Perché, nel frattempo, sempre più napoletani obiettano che una cosa è la storia personale di un ri-aspirante sindaco, un’altra i temi che dovrebbero tenere banco nei mesi che separano la terza città italiana dall’appuntamento con il voto. Napoli è un Himalaya di questioni irrisolte: da Bagnoli all’area metropolitana (3 milioni di abitanti con una densità umana simile a quella di Macao e Hong Kong) è un susseguirsi di emergenze, condite dalla “presenza strutturale”, come l’ha etichettata il capo della Dna, della camorra. Non c’è da trastullarsi in barocchi ragionamenti sulla debolezza intrinseca della classe dirigente del Pd, tra i quali si contano molti alti dirigenti prescelti proprio dall’inossidabile Bassolino. Ora l’ex sindaco accampa la fragilità del nucleo di potere del Pd che lui stesso ha contribuito a formare come la ragione fondamentale della sua discesa in campo. Un esercizio quasi teatrale. Al quale si accoppia l’altro aut aut: o le primarie o morte. C’è voluta la bacchettata di Marco Rossi-Doria, maestro di strada, ex sottosegretario all’Istruzione e nel 2006 sfidante di Rosa Russo Jervolino, la candidata di Bassolino, per riannodare i fili con il passato. Ricorda Rossi-Doria: «Nel 2006 l’allora governatore ci mise un quarto d’ora ad annullare le primarie». La proposta del maestro di strada è quella invocata dai napoletani: «Entriamo nel vivo dei problemi, discutiamo del porto di Napoli e di come spenderemo i fondi strutturali». Poi traccia l’identikit dei candidati ideali: radicati in città, dai 55 anni in giù, di formazione cosmopolita e che abbiano dimostrato di saper gestire organizzazioni complesse. Un profilo nel quale molti vedono le caratteristiche di Rossi-Doria (eccetto l’età) o quelle di Dario Scalella, il manager dell’elicottero K4A tra i soci fondatori del movimento “Decidiamo insieme”, che nel 2006 sosteneva il maestro di strada, e incoraggiato a candidarsi da un numero crescente di esponenti della società civile. Qualche giorno fa, Scalella ha comunicato apertis verbis sul suo profilo Fb che l’ipotesi di una sua candidatura a sindaco «non esiste».

Un’affermazione comprensibile nel caos di queste settimane. Ci saranno le primarie, e soprattutto chi correrà per la poltrona di sindaco? Interrogativi rimandati al mittente, cioè al Nazareno. E proprio un pronunciamento di Matteo Renzi dovrebbe sciogliere i nodi cruciali. Compresa una telefonata a Scalella per spingerlo a candidarsi. Che farebbe in quel caso il manager napoletano? «Sarebbe un grossissimo guaio» ha confidato a un amico l’inventore dell’elicottero low cost.

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