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Dossier La società civile e la Chiesa reagiscono alle provocazioni mafiose

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La società civile e la Chiesa reagiscono alle provocazioni mafiose

Il fermo immagine, tratto da un video di La Sicilia caricato su Youtube, mostra l' 'inchino', ieri, davanti la casa di un noto esponente del clan Santapaola di Paternò - Ansa
Il fermo immagine, tratto da un video di La Sicilia caricato su Youtube, mostra l' 'inchino', ieri, davanti la casa di un noto esponente del clan Santapaola di Paternò - Ansa

Tutto in meno di una settimana: dalla Campania alla Sicilia, la cosiddetta società civile e la Chiesa si sono unite in un abbraccio virtuale e anno fatto fronte comune contro illegalità e derive mafiose.

Il 5 dicembre studenti, aderenti a centri sociali e collettivi, esponenti dell'associazionismo e di realtà parrocchiali, parroci dei quartieri periferici e del centro storico di Napoli hanno partecipato alla manifestazione “Un popolo in cammino contro le mafie”. In testa al corteo, al quale ha partecipato anche il sindaco Luigi de Magistris, con lo striscione, un grande cappello ricordava Genny Cesarano il 17enne ucciso in un agguato nel Rione Sanità.
Lo stesso giorno in Sicilia, un prete, il vescovo di Acireale Antonino Raspanti, che due anni fa vietò i funerali ai mafiosi condannati con sentenza definitiva e non pentiti, con un'intervista al Messaggero di Roma, ha detto la sua dopo le polemiche suscitate dalla processione a Paternò e il presunto inchino di fronte alla casa di una (o più) famiglia mafiosa. «La mafia è ancora ben presente. Non deve trarci in inganno il fatto che la violenza, i gesti eclatanti siano diminuiti. L'attenzione di tutti deve restare desta. Quella della Chiesa, che deve rappresentare anche un presidio di legalità, e quella dello Stato.

Ciascuno deve fare la propria parte. Quelle dei portatori non sono confraternite ma associazioni laiche. Non sono organizzazioni che sottostanno al diritto canonico, ma il modo per controllarle c'è. Ci si riesce, anche se sono indispensabili un'intesa e una collaborazione strettissima con le forze dell'ordine che possono avere dati sulle presenze di certi soggetti. Senza voler togliere nulla alla gravità di quanto è accaduto, vorrei far notare che in Sicilia sono migliaia le celebrazioni analoghe a quella di Paternò ed episodi di questo tipo saranno uno o due all'anno, del tutto marginali dunque . Io credo che il mafioso veda eventi del genere, che per le nostre comunità sono molto sentiti, come momenti di riconoscimento pubblico del proprio ruolo e del proprio potere. La religiosità, la fede sono altre cose. Non mi si dica che questi signori sono religiosi».

Incontri e spettacoli per ricordare Felicia Bartolotta Impastato, madre di Peppino Impastato, l'attivista di Cinisi (Palermo) ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. A undici anni dalla sua scomparsa, il 7 dicembre Casa memoria ha organizzato due appuntamenti: l'incontro “donne contro la mafia” e la prima nazionale dello spettacolo “Resistere a Mafiopoli”, tratto dall'omonimo libro di Giovanni Impastato e Franco Vassia, prodotto da Arte Teatro Sociale con la partecipazione di Casa Memoria. Tutta la giornata è stata trasmessa in diretta da Radio 100passi. La radio organizzerà anche un'intera giornata in diretta di musica, dibatti, incontri, interviste il 5 gennaio 2016, in occasione dell'anniversario della nascita di Peppino.

Un alberello di ulivo, collocato lungo la via Sacra, tra il tempio della Concordia e quello di Giunone, ha infine ricordato ad Agrigento il sacrificio del beato padre Pino Puglisi. La messa a dimora è avvenuta alla presenza di oltre mille ragazzi delle scuole della città. L'albero dedicato alla memoria di don Puglisi dovrebbe essere il primo di un “Giardino dei Giusti” destinato a crescere all'interno del Parco archeologico.

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