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«Sistema Sesto», prescritti i reati di concussione

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Politica

«Sistema Sesto», prescritti i reati di concussione

Roma - La legge anticorruzione miete vittime, piccole e grandi. Ieri è stata la volta del primo troncone del processo sul cosiddetto “sistema Sesto” - il secondo riguarda l'ex sindaco di Sesto San Giovanni Filippo Penati che ha chiesto il giudizio immediato in calendario il 13 maggio - uscito a pezzi dall'udienza preliminare perché il giudice Giovanni Gerosa ha dovuto dichiarare estinte per prescrizione, in base alla legge 190 sull'anticorruzione, le tre concussioni contestate dai Pm Walter Mapelli e Franca Macchia, di cui una costituiva il cuore dell'inchiesta (un sospetto giro di tangenti in cambio di concessioni edilizie sulle aree ex Falck e Marelli).

Escono così dal processo il vicepresidente del Consorzio Cooperative costruttori Omer Degli Esposti, Gianpaolo Salami e Francesco Aniello, altri due rappresentanti delle Coop, e si alleggerisce la posizione di Giordano Vimercati, ex braccio destro di Penati, rinviato a giudizio insieme ad altri sei imputati, tra cui l'imprenditore Piero di Caterina, l'architetto Renato Sarno, Bruno Binasco ai vertici del Gruppo Gavio. Il rinvio a giudizio riguarda due corruzioni (una sola per Vimercati), mentre per le imputazioni di illecito finanziamento ai partiti contestato ad altri dieci imputati, il giudice ha dichiarato l'incompetenza territoriale e ha trasmesso gli atti alla procura di Milano. Processo azzoppato, insomma. Analoga sorte toccherà verosimilmente a Penati il 13 maggio, visto che i reati di concussione erano contestati in concorso. A meno che rinunci alla prescrizione, cosa che finora ha detto ma non ha ancora fatto. Certo è che a lui e a molti altri imputati (anche per chi è già arrivato condannato in Cassazione), la legge 190 si sta rivelando una manna.

Effetto annunciato, del resto. Anche se negato dal governo e dalla «strana» maggioranza durante l'iter parlamentare. Eppure, era matematico: prima, il reato di concussione era punito allo stesso modo sia che fosse stato commesso con «costrizione» sia con «induzione» (pena fino a 12 anni e prescrizione fino a 15, interdizione perpetua dai pubblici uffici); la legge 190 ha “spacchettato” il reato, lasciando immutata la pena (e la prescrizione) per la «costrizione», abbassando (a 8 anni) quella dell'«induzione» (con prescrizione scesa a 10). Una riforma opinabile e comunque pericolosa per i processi in corso: fortunatamente i giudici stanno affermando la «continuità normativa» tra la vecchia e la nuova «induzione», evitando così un colpo di spugna generale ma non anche l'impatto negativo di pene e prescrizione sui processi in corso, “tarati” sui termini più lunghi. Così è accaduto per il processo “Sesto”: grazie all'articolo 319 quater della legge anticorruzione, due delle tre concussioni contestate risultano già prescritte nel 2010 (invece che nel 2015) e la terza si è estinta a metà febbraio (invece che nel 2018).

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