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Penati assolto sulle tangenti a Sesto

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Penati assolto sulle tangenti a Sesto

  • –Sara Monaci

MILANO

Nessun finanziamento illecito, nessuna corruzione e nessuna concussione: Filippo Penati è stato assolto dal Tribunale di Monza. I giudici titolari del processo ribattezzato “Sistema Sesto” hanno respinto tutte le richieste della pm Franca Macchia, che chiedeva 4 anni e mezzo di reclusione, disponendo invece una sentenza di assoluzione «perché il fatto non sussiste» per l’ex presidente della Provincia di Milano, nonché ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex capo della segreteria del Pd ai tempi di Pierluigi Bersani ed ex capo dell’opposizione in Regione Lombardia ai tempi del governatore Formigoni. Insieme a Penati sono state assolte altre 8 persone, più la società Codelfa (gruppo Gavio). Si tratta di Bruno Binasco, ex manager del gruppo Gavio; Piero Di Caterina, imprenditore del settore trasporti con la società Caronte e grande accusatore dello stesso Penati; Antonino Princiotta, ex segretario generale della Provincia di Milano; Renato Sarno, architetto indicato dalla procura come il collettore delle tangenti pagate dagli imprenditori; il costruttore Giuseppe Pasini, anche lui accusatore del politico; Giordano Vimercati, ex capo di Gabinetto della Provincia di Milano e il manager Gianlorenzo De Vincenzi. Respinta anche la richiesta del pm di confiscare a Codelfa 14 milioni, cifra che corrisponderebbe agli extracosti sostenuti dalla stessa società per la realizzazione della terza corsia sull’A7 Milano-Serravalle.

Penati era presente al momento della sentenza di primo grado e, insieme al suo avvocato Matteo Calori, ha sottolineato la «fine di un’ingiustizia». Ora la procura di Monza dovrà valutare se ricorrere in appello. Sarebbe comunque una maratona, perché la prescrizione arriverà nel 2016. Si aspetta intanto di vedere le motivazioni tra 90 giorni.

La procura di Monza ha prima aperto un’inchiesta sul presunto sistema di tangenti relativo a 20 miliardi di lire di affidamenti per la riconversione dell’ex area industriale Falck di Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese, partendo dall’accusa degli imprenditori Di Caterina e Pasini, sedicenti vittime di concussione; poi ha proseguito sulle presunte tangenti versate, tramite finte compravendite immobiliari, per l’appalto di ampliamento della terza corsia lungo la Milano-Serravalle, vinto dalla Codelfa; infine, più recentemente, ha avviato un dossier su “Fare Metropoli”, la fondazione di Penati usata per il finanziamento della campagna elettorale ai tempi della sua candidatura come presidente della Provincia di Milano e poi come presidente della Regione Lombardia. Quest’ultimo filone è stato in parte trasferito alla procura di Milano per competenza territoriale.

I capi di imputazione erano a vario titolo, per lui e per gli altri, corruzione, concussione e finanziamento illecito. Le vicende messe sotto la lente vanno dal 1996 al 2010, mentre l’inchiesta è stata avviata nel 2011, quindi alcuni episodi erano già caduti in prescrizione. Tuttavia, secondo l’accusa, ha dato un bel colpo di grazia all’inchiesta la legge Severino, che dal 2012 ha ridotto i termini di prescrizione di concussione e corruzione. Così l’area Falck si è chiusa di fatto in questo modo, senza arrivare in dibattimento.

L’assoluzione è arrivata per il caso delle tangenti per i lavori della A7 e per il dossier monzese di “FareMetropoli”. La sentenza dichiara che «il fatto non sussiste». Tuttavia, se in alcuni casi si parla di «formula piena», in altri si fa riferimento al comma 2 dell’articolo 530, ovvero, per tradurre, l’assenza di prove certe. Lo spiegheranno le motivazioni dei giudici.

A Penati sono arrivate dichiarazioni di solidarietà. «Un abbraccio a Filippo Penati per tutto quello che ha subito», ha detto Matteo Mauri, vice presidente del Pd alla Camera. «Io non ho mai dubitato - ha detto Bersani - Ma quanto sono lunghi quattro anni?».

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