Paolo Ligresti, figlio di Salvatore, è stato assolto oggi a Milano nel processo con rito abbreviato nel quale era imputato per aggiotaggio e falso in bilancio per presunti illeciti nella gestione del gruppo Fonsai. Il gup ha disposto anche la revoca degli arresti domiciliari per lui e ha assolto altri due imputati e la società. Il procedimento nel quale era imputato Paolo Ligresti, ex membro del Cda di Fonsai (acquisita da Unipol nel 2012), era stato trasmesso nel marzo del 2014 per competenza territoriale da Torino a Milano.
L'inchiesta, infatti, cosiddetta «Fonsai bis», era quella che nel luglio del 2013 aveva travolto anche gli altri componenti delle famiglia Ligresti: l'ingegnere Salvatore Ligresti e la figlia Jonella, che sono sotto processo a Torino, e l'altra figlia Giulia che sempre a Torino ha patteggiato 2 anni e 8 mesi. A seguito dell'inchiesta torinese anche Paolo Ligresti era stato destinatario di una ordinanza di custodia cautelare e si è poi costituito la scorsa estate dopo due anni di latitanza in Svizzera, tornando in Italia agli arresti domiciliari, dopo che il filone di indagine che lo vedeva coinvolto era stato trasmesso a Milano. Al centro dell'inchiesta c'era una presunta “voragine” di circa 600 milioni di euro nei conti della compagnia assicurativa con presunti dividendi illeciti per 253 milioni distribuiti alla famiglia Ligresti. Lo stesso pm di Milano Luigi Orsi, però, nelle scorse udienze ha chiesto l'assoluzione per tutti e quattro gli imputati. Oggi il gup di Milano Andrea Ghinetti ha assolto «perché il fatto non sussiste» Paolo Ligresti, difeso dall'avvocato Davide Sangiorgio, Fulvio Gismondi, difeso dal legale Ambra Giovene, Pier Giorgio Bedogni, difeso dall'avvocato Michela Malerba. Con l'assoluzione Paolo Ligresti torna libero. Assolta anche Fonsai, che era difesa dal legale Ermenegildo Costabile. Le motivazione della sentenza saranno rese note tra 90 giorni.
Con la sentenza di assoluzione pronunciata oggi restano a bocca asciutta le parti civili che si erano costituite nel procedimento, Unicredit, Consob e circa duemila ex azionisti di Fondiaria-Sai, Premafin e Milano Assicurazioni (tutte società confluite poi in UnipolSai). Orsi nel luglio scorso ha pronunciato la requisitoria, durata circa 6 ore, nel corso della quale ha smontato i capi di imputazione contestati dalla procura di Torino, sostenendo che «non sussistono elementi» per configurare il falso in bilancio e, di conseguenza, anche l'accusa di manipolazione del mercato, che aveva come presupposto proprio l'altro reato. In particolare Orsi si era soffermato sulla questione della soglia di procedibilità del reato di false comunicazioni sociali. Il magistrato ha sposato la teoria del consulente di parte della difesa Gismondi, piuttosto che le perizie fatte fare dalla procura di Torino, ritenendo che il deficit della valutazione della riserva sinistri rientrasse all'interno della soglia di non procedibilità. Ovvero, il bilancio 2010 di Fonsai, seppure viziato da una errata valutazione della riserva sinistri, non può considerarsi falso, perché l'eventuale errore rientra all'interno della soglia considerata lecita. Ne deriva che, se il bilancio non è falso, non c'è stata neanche la manipolazione del mercato, in quanto le comunicazioni agli investitori erano corrette e il prezzo dei titoli Fonsai non è stato manipolato.
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