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Padoan: ripresa debole, c’è stagnazione secolare. Squinzi: serve scatto netto per crescita robusta

«C’è una ripresa ma debole, non un’accelerazione, viviamo in un mondo post recessione e io sono tra quelli che ritengono che l'ipotesi di stagnazione secolare non sia così peregrina». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, intervenendo al Seminario di previsione del Centro studi di Confindustria. «Dovete essere più ottimisti ed aggressivi» ha esortato il ministro. Invitando gli imprenditori a «fare cose per alzare la dimensione delle imprese e considerare l'idea di investire fuori e non solo dentro». Un messaggio chiaro lanciato alle imprese è quello di tenere aperto sempre il dialogo: «l'atteggiamento del Governo e sicuramente del mio ministero - ha chiarito Padoan - è ascoltare oltre che proporre. Noi proponiamo ma ascoltiamo. Quindi rinnovo l'invito a continuare a dialogare».

Il Governo, ha aggiunto Padoan, «sta cercando di accelerare gli investimenti pubblici, non è solo un problema di risorse ma anche di procedure. Siamo impegnati ad accelerare le procedure degli investimenti pubblici, è un problema di risorse, ma nella Legge di stabilità ci sono alcune di queste iniziative come il super-ammortamento o il credito di imposta per i beni strumentali».

Padoan ha parlato anche degli investimenti che prevedono un co-finanziamento», anche per «ottenere la clausola di flessibilita» da parte dell'Unione europea.

Il ministro ha inoltre ribadito che dalla voluntary disclosure sono attesi oltre 4 miliardi di gettito tenendo conto anche degli interessi. Secondo Padoan il programma di emersione dei capitali detenuti all'estero segna un «approccio nuovo» che «collega la dimensione nazionale della politica tributaria con quella internazionale e questo è imprescindibile».
«Sono attesi risultati importanti anche in termini di risorse che supererebbero i 4 miliardi di gettito aggiuntivo tenendo conto degli interessi», ha concluso. Proprio sul fronte del Fisco ha aggiunto: «Le agenzie fiscali sono uno strumento fondamentale. Il ministero ha chiesto ad Ocse e Fmi due rapporti indipendenti e simultanei sulla situazione italiana e per applicare le migliori politiche al lavoro delle agenzie». Rapporti , ha annunciato , che sono «quasi pronti».

Squinzi: crescita stentata, serve scatto

Sulla debolezza della crescita è tornato il presidente di Confindustria Squinzi in chiusura dei lavori del Convegno. «Il Paese continua in una di stentata crescita, migliora la percezione e l'ottimismo di consumatori e imprese, ma lo scatto netto, bruciante, quello che lascia sul posto il passato e la crisi per agganciare una crescita stabile e robusta, quello, non c'è ancora». Il Paese «vuole lasciarsi alle spalle, al più presto, la piu' difficile crisi economica e sociale della storia repubblicana», come «dopo una guerra, occorre ricostruire. E per ricostruire, non c’è ripresa senza impresa. Per ripresa non intendo solo la lenta risalita che con un po' di sollievo, ma ancora con molta ansia, per timore di ricadute, stiamo osservando dal 2015». Secondo Squinzi, «una crescita striminzita sotto o poco sopra l'1%, come quella che stiamo sperimentando e che abbiamo di fronte nel prossimo biennio, secondo le stime del nostro Centro studi, che peraltro non sono certo pessimistiche, non può darci soddisfazione».

Il Jobs act ha aiutato lavoro ma sindacato ancora polemizza

Il presidente di Confindustria è tornato poi a parlare di lavoro e di Jobs Act. Una riforma ha sottolineato Squinzi che «ha posto l'Italia sullo stesso piano dei suoi concorrenti europei e ha portato ad un miglioramento del mercato del lavoro». Ma «in alcuni ambienti sindacali ci si ostina a polemizzare contro questa riforma». Nei primi dieci mesi del 2015 le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono cresciute nel settore privato di quasi il 30% sullo stesso periodo di un anno fa e le trasformazioni di altri tipi di contratti sono salite di oltre il 16%». Va dato atto al Governo «che la sua azione riformista ha aiutato l'Italia a cogliere» le opportunità favorevoli «a partire dalle misure varate sul mercato del lavoro, con il Jobs act, la decontribuzione e l'eliminazione dell'Irap sul costo del lavoro».

Evasione fiscale oltre quota 122 mld è patologica
«La dimensione dell'evasione, oltre 120 miliardi secondo il Centro Studi di Confindustria, è assolutamente patologica». Un allarme rilanciato dal presidente degli industriali che poi aggiunge: «Da imprenditore posso dire che il peggior concorrente che ho è chi non paga le tasse o evita in tutti i modi di pagare le tasse. Confindustria e tutti i suoi associati sono sempre pronti a pagare le tasse per contribuire alla crescita civile e sociale del Paese».
Secondo Squinzi «la lotta all’evasione è un passaggio obbligato, che ha il consenso della maggioranza dei cittadini, sulla strada della modernizzazione del Paese».

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