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Consulta, ora potrebbe crescere l’orientamento pro Italicum e jobs…

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Consulta, ora potrebbe crescere l’orientamento pro Italicum e jobs act

  • –di Mariolina Sesto

Italicum, jobs act e legge Severino. Sono i tre capitoli scottanti che la Consulta, adesso al completo, dovrà affrontare nei prossimi mesi. E tre giudici su 15 contano e potrebbero, con le loro scelte, essere decisivi nelle delibere che verranno.

Se per il primo tema (seguendo l’ordine temporale) - la legge Severino - l’orientamento della Consulta sembra ormai abbastanza delineato in favore della legittimità costituzionale della norma, per il Jobs act non è facile fare pronostici. Ma di certo Giulio Prosperetti, allievo di Leopoldo Elia e Gino Giugni, è considerato un giuslavorista moderato, di area liberal. E dunque il suo voto potrebbe controbilanciare quello della giudice Silvana Sciarra che, almeno sulla sentenza sulle pensioni, si è posta su posizioni più radical.

Quanto all’Italicum, la vera grande posta in gioco che ha reso più complicato ripristinare il plenum, con i nuovi giudici in teoria la Consulta dovrebbe acquisire nuovi voti in favore della legge elettorale voluta da Matteo Renzi. È favorevole alla nuova legge Augusto Barbera, vicino al Pd e su posizioni pro-riforme istituzionali da tempi non sospetti, ben prima del governo Renzi. E non dovrebbe essere ostile all’Italicum neppure il giurista grillino Franco Modugno (che nella Prima repubblica era un socialdemocratico). Se infatti negli ultimi tempi i Cinque Stelle si sono schierati su posizioni favorevoli all’Italicum (visti i sondaggi), tutto porta a pensare che la loro scelta per la Consulta non sia caduta su un acerrimo avversario di quel sistema elettorale. Non è invece chiaro quale sia la posizione di Prosperetti (giudice espresso dai centristi) su questo tema.

È indubbio comunque che sarà questo il vero grande scoglio sul quale la Consulta sarà chiamata a decidere tra meno di un anno. Non tanto in risposta ai mille ricorsi che sono stati presentati e che continuano ad essere presenti nelle corti di mezza Italia: sembra infatti che siano di dubbia ammissibilità. Quanto in virtù della riforma costituzionale che prevede il vaglio di legittimità costituzionale per le leggi elettorali, Italicum compreso. Una specifica voluta fortemente dalla minoranza Pd e poi accolta nell’attuale testo.

Se, quindi, la riforma costituzionale passerà, il primo passo dopo il via libera sarà l’indizione del referendum che con ogni probabilità verrà celebrato il prossimo ottobre (qualcuno si spinge addirittura a pronosticare la data esatta: domenica 16 ottobre 2016). Il secondo passo sarà la pronuncia della Consulta sull’Italicum a stretto giro di posta.

Questo verdetto potrebbe essere archiviato solo se la riforma costituzionale venisse bocciata.

In Parlamento tuttavia si fa strada la seguente riflessione: se la riforma costituzionale avesse il consenso popolare espresso attraverso il referendum, si creerebbe un contesto generale in cui per la Corte costituzionale sarebbe veramente difficile bocciare l’Italicum, a prescindere dalla nuova (e tanto travagliata) composizione della Consulta.

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