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Consulta, plenum garantito fino al 2017

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Consulta, plenum garantito fino al 2017

  • –Donatella Stasio

ROMA

Almeno per i prossimi due anni - cioè fino all’autunno del 2017, salvo dimissioni per motivi personali o di salute - il plenum della Corte costituzionale rimarrà invariato. Più o meno il tempo che resta al governo Renzi per concludere il suo mandato. E tanto già basta per comprendere perché la partita sulla nomina dei tre giudici di spettanza parlamentare sia stata così estenuante (e poco edificante): 31 scrutini andati a vuoto in oltre un anno e mezzo, durante i quali la Corte è stata costretta a lavorare al limite della propria funzionalità. Ma tant’è. Per due anni non ci sarà più l’incubo del Parlamento e delle sedie vuote e la Corte deciderà al completo.

Decidere della vita o della morte (anche solo parziale) delle leggi votate in questa legislatura, in particolare quelle di iniziativa governativa o sulle quali l’Esecutivo ha posto la fiducia - molte delle quali strategiche politicamente o economicamente - è un potere enorme. E a esercitarlo sarà, appunto, la Corte costituzionale, da ieri tornata formalmente a ranghi completi con il giuramento al Quirinale delle tre new entry: Augusto Barbera, costituzionalista, classe 1938, eletto in quota Pd; Franco Modugno, classe 1938, costituzionalista, eletto in quota M5S; Giulio Prosperetti, classe 1946, di area centrista. Alla cerimonia è seguito il tradizionale scambio di auguri nel Salone delle feste, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dei giudici costituzionali in carica e dei presidenti emeriti della Corte.

Il nuovo anno sarà ricco di questioni delicate: dal decreto Severino (nella parte riguardante gli amministratori locali condannati e la sospensione dalla carica) alla legge sulla procreazione assistita (per la ricerca sugli embrioni scartati) all’Italicum (ammissibilità preventiva prevista dalla riforma, se prima non verrà spedita alla Consulta da qualche giudice), alle pensioni (il prelievo per fasce), solo per citarne alcune. Di qui l’attenzione agli equilibri interni a Palazzo della Consulta, anche se, a differenza del passato, oggi è ancora più difficile fare previsioni sulla base dell’area politico-culturale di riferimento dei giudici o sul loro orientamento - di destra, di sinistra o di centro.

La caratteristica di questa Corte, forse, sta infatti proprio nell’imprevedibilità degli schieramenti, che saranno spesso trasversali ai presunti schieramenti di partenza. Come del resto hanno dimostrato già alcune recenti sentenze, tra cui quella sulla perequazione delle pensioni, firmata dalla giudice Silvana Sciarra eletta dal Parlamento in quota Pd, che ha messo in grande difficoltà il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Volendo ragionare sulla base della storia personale e dell’investitura, si può dire che la maggioranza di questa Corte sia di centrosinistra. Nell’area progressista si collocano certamente, oltre alla giuslavorista Sciarra, anche la professoressa Daria De Petris (sua la sentenza che ha già “promosso” il decreto Severino), nominata da Napolitano e moglie dell’ex parlamentare Pd Gianni Kessler, ora direttore generale dell’Olaf; la professoressa Marta Cartabia, vicepresidente della Corte, allieva di Valerio Onida, nominata da Napolitano; Giuliano Amato, già premier e ministro con vari governi, nonché costituzionalista di fama, nominato da Napolitano; Giorgio Lattanzi, presidente di sezione della Cassazione e riconosciuto come fine giurista; Barbera e Modugno, il primo con un passato nel Pci/Pds (recentemente si è molto esposto in favore delle riforme istituzionali di Renzi), il secondo di formazione liberale. Nell’area centrista/cattolica si collocano l’attuale presidente Alessandro Criscuolo, magistrato ed ex presidente dell’Anm (Unicost la corrente di appartenenza), Mario Morelli proveniente anch’egli dalla Cassazione e stimato giurista, l’ex presidente del Consiglio di Stato Giancarlo Coraggio, l’ex giudice della Corte dei conti Aldo Carosi, il professor Paolo Grossi e Prosperetti, allievo di Leopoldo Elia e Gino Giugni nonché giudice d’appello in Vaticano. Infine, sono di area conservatrice (o di destra) l’avvocato Giuseppe Frigo e il costituzionalista Niccolò Zanon, voluto da Napolitano dopo che il Pdl lo aveva designato come membro laico al Csm.

Tra i numerosi appuntamenti che attendono la Corte, nel 2016 ce ne sarà uno non meno impegnativo degli altri, poiché ricorre il 60° anniversario della sua nascita, che cade ad aprile. Un’occasione non solo per celebrare quanto la Corte ha fatto per la crescita democratica dell’Italia ma anche per dimostrare la vitalità di un’istituzione che negli ultimi anni è andata via via perdendo smalto e autorevolezza, e non sempre soltanto a causa delle gravi aggressioni subite.

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