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Inchiesta parlamentare, dubbi e tempi lunghi

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Inchiesta parlamentare, dubbi e tempi lunghi

  • –Barbara Fiammeri

ROMA

Nulla è ancora deciso. Per capire se davvero si arriverà alla commissione d’inchiesta sul sistema bancario bisognerà saggiare il clima alla ripresa dei lavori parlamentari. Anche la scelta del Pd, con il ddl presentato da 42 senatori per l’istituzione di una commissione d’inchiesta chiamata a “investigare” su banche e credito negli ultimi 15 anni, non va letta come una scelta irreversibile. È stata anzitutto una reazione politica, per rispondere all’assedio contro il governo provocato dal caso delle quattro popolari in cui è coinvolto anche il padre del ministro Maria Elena Boschi.

A frenare i propositi più bellicosi, anche lo scetticismo e le preoccupazioni ai massimi livelli istituzionali. Il Quirinale non si pronuncia su una materia che è di competenza parlamentare, ma nei suoi colloqui istituzionali ha espresso preoccupazione per i rischi sistemici di iniziative che possano delegittimare istituzioni importantissime per la tenuta del Paese, come per esempio la Banca d’Italia, soprattutto in questa fase di sfiducia verso il mondo delle banche. Mattarella nel suo discorso alle alte cariche del 21 dicembre ha apertamente chiesto che si accertino con rigore le responsabilità di chi ha truffato i risparmiatori, ma senza sollevare polveroni che rischiano di creare danni sistemici molto gravi.

Che anche il Pd non abbia ancora scelto (e che anche Renzi si lasci aperte tutte le strade) lo conferma il fatto che primo firmatario del ddl per l’istituzione della commissione d’inchiesta sia stato il renziano Andrea Marcucci e non invece il capogruppo dem di Palazzo Madama Luigi Zanda. Una decisione presa proprio per consentire a Zanda di avere maggiore libertà d’azione nel confronto non solo con le altre forze politiche ma innanzitutto con i senatori del Pd. La proposta Marcucci è stata infatti sottoscritta da altri 41 senatori democratici, di cui però solo uno (Vannino Chiti) della minoranza interna. La scelta della commissione d’inchiesta per indagare su un arco di tempo così lungo non è condivisa dalla minoranza e neppure da alcuni settori della maggioranza (vedi Pier Ferdinando Casini).

La Costituzione assegna alle commissioni d’inchiesta gli stessi poteri e limiti dell’autorità giudiziaria. Questo significa che può acquisire documenti o procedere all’interrogatorio di testimoni anche in forma coattiva. Peraltro non è neppure scontata la segretezza, visto che già in altri casi le sedute sono state pubbliche. Ecco perché al timore per rischiose sovrapposizioni con le indagini portate avanti dalla magistratura, si somma la preoccupazione per un uso improprio dello strumento parlamentare, che più che chiarire eventuali responsabilità potrebbe trasformarsi in un palcoscenico per il protagonismo dei politici anche a costo di compromettere il rapporto con altre istituzioni, a partire da Bankitalia e Consob.

Alla ripresa dei lavori parlamentari il confronto entrerà nel vivo. Anche perché a chiedere l’istituzione della commissione d’inchiesta non è solo il Pd. Fi ha già presentato un suo ddl in cui si propone però di circoscrivere l’«inchiesta» alle vicende delle quattro banche popolari. C’è poi la proposta dei fittiani, presentata dal capogruppo di Cr Cinzia Bonfrisco, che punta a indagare sull’attuale sistema di «regole e controlli» e, infine, quella del gruppo delle Autonomie.

Sul confronto peseranno inevitabilmente eventuali novità che potranno arrivare dal fronte giudiziario visto il coinvolgimento nell’inchiesta del padre del ministro Boschi. È quello su cui puntano Fi e Lega, che a Palazzo Madama hanno presentato una mozione di sfiducia contro il governo che verrà calendarizzata subito dopo la riapertura dei battenti di Palazzo Madama. Nel frattempo bisognerà decidere anche l’assegnazione delle proposte per l’istituzione della commissione d’inchiesta. In realtà la proposta di Fi è già stata assegnata alla commissione Finanze, dove a questo punto è probabile arriveranno anche gli altri ddl.

Ma il dato più rilevante sarà la scelta dei tempi. Perché è un dato politico. Se ci fosse la volontà di procedere speditamente, l’approvazione del disegno di legge istitutivo della commissione d’inchiesta potrebbe avvenire in sede deliberante, ovvero attraverso la sola approvazione della commissione e, quindi, senza la necessità del voto dell’Aula. Di conseguenza entro un paio di mesi potrebbe essere istituita. Al contrario, se si dovesse decidere di ponderare maggiormente la scelta, potrebbe non bastare quel che resta della legislatura.

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