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Etruria, dal Csm primo ok al procuratore

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Etruria, dal Csm primo ok al procuratore

  • –Donatella Stasio

ROMA

Un magistrato «sereno, impaziale, indipendente», che ha dato risposte «esaurienti, lineari e convincenti a tutte le domande», sia sulla consulenza presso la Presidenza del Consiglio sia sull’indagine in corso su Banca Etruria. Un’indagine «progressiva», che già nei prossimi giorni, con il deposito della relazione del liquidatore, potrebbe consentire alla Procura di Arezzo di iscrivere nel registro degli indagati altri consiglieri di amministrazione della Banca. Per tutte queste ragioni, la prima commissione del Csm si è convinta che nei confronti del Procuratore di Arezzo Roberto Rossi «non ci siano i margini per l’apertura di una procedura di incompatibilità, ambientale o funzionale». Anzi, il quadro emerso dopo due ore di audizione, è quello di un «magistrato sereno, limpido, che dà prova di imparzialità e di tempestività nelle indagini», ha detto il presidente Renato Balduzzi, relatore della pratica insieme a Piergiorgio Morosini, che lo ha affiancato in una conferenza stampa altrettanto esauriente. «Tuttavia, per scrupolo abbiamo deciso di acquisire le relazioni ispettive della Banca d’Italia su Banca Etruria, per riscontrare quanto ci ha detto Rossi - ha proseguito Balduzzi - e l’11 gennaio prenderemo una decisione finale. Ma se le relazioni confermeranno quanto è emerso oggi, la nostra decisione non potrà che confermare questa unanime condivisione dell’impressione positiva avuta oggi».

Insomma, dopo due ore di audizione, il «caso Rossi» si sgonfia. Anzi, «non esiste», assicura Balduzzi. La cartina di tornasole si avrà a brevissimo, con il deposito della relazione del liquidatore sulle cause dello stato di insolvenza della Banca. «Sulla base della valutazione della relazione, mi riservo ulteriori determinazioni nell’iscrizione nel registro degli indagati di altri consiglieri di amministrazione» ha infatti detto Rossi, senza nominare espressamente Pier Luigi Boschi (amministratore dal 2011 e vicepresidente dal 2014 a febbraio 2015, quando l’istituto fu commissariato) al quale, invece, aveva fatto riferimento la domanda di Morosini, volta a capire se possa esserci un legame tra il penale e la procedura sanzionatoria amministrativa già avviata da Bankitalia nei confronti di Boschi e di altri consiglieri di amministrazione.

La relazione del liquidatore potrebbe arrivare a brevissimo. «La sto aspettando», ha detto Rossi. Peraltro, dalle valutazioni del liquidatore si capiranno anche i nessi di causalità tra i danni ai terzi e le condotte dei consiglieri di amministrazione. E, dunque, in quel momento comincerà la vera indagine su Banca Etruria (in cui confluiranno anche gli esposti dei risparmiatori). Non si è ovviamente parlato di reati, ma un’ipotesi probabile è quella di bancarotta. Di tutt’altra natura i due filoni già aperti dalla Procura sulla scia delle tre relazioni degli ispettori di Bankitalia e riguardanti gli ex presidenti dell’istituto di credito, Lorenzo Rosi e Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi, nonché l’ex membro del Cda Luciano Nataloni, per reati che vanno dall’omessa comunicazione di conflitto di interessi all’ostacolo alla vigilanza, alle false fatturazioni.

Finora, però, nessuna interferenza vi sarebbe stata tra le indagini in corso e la consulenza presso il Dipartimento Affari giuridici della Presidenza del Consiglio (cominciata da Rossi nel luglio 2013 con il governo Letta, ma in forza dell’amicizia con l’allora capo del dagl Carlo Deodato, e rinnovata due volte dal governo Renzi, con scadenza il 31 dicembre 2015) perché «allo stato», ha spiegato il Procuratore, tra gli indagati non ci sono componenti della famiglia Boschi.

Ma se l’imminente sviluppo dell’indagine viene considerato un elemento «decisivo» nella valutazione del Csm, resta il fatto che Rossi ha diradato ogni nube sulla sua condotta. La consulenza è stata gratuita perché non è mai stata presentata la relazione per il rimborso spese; il pm non ha mai avuto «contatti apprezzabili» con il livello politico ma solo con la struttura tecnica, per di più via mail, su temi come depenalizzazione o reati tributari. «È chiaro che nella nostra valutazione pesa anche il fatto che il 31 dicembre si chiude la consulenza» ha osservato Morosini, ricordando che il Csm deve anche «tutelare le indagini in corso, soprattutto per i risparmiatori che aspettano risposte convincenti».

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