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I Carabinieri confiscano beni per 40 milioni al clan Tripodi, «ala…

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l’operazione all’alba

I Carabinieri confiscano beni per 40 milioni al clan Tripodi, «ala economica» della cosca Mancuso

Dalla mattinata di oggi 30 dicembre, i Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, unitamente alla Guardia di Finanza del Capoluogo, stanno eseguendo il decreto del Tribunale di Vibo Valentia- Sezione Misure di Prevenzione che dispone la confisca di beni per 40 milioni di euro, riconducibili al clan “Tripodi” di Vibo Marina, frazione Porto Salvo, considerata l'ala economico imprenditoriale della cosca egemone dei “Mancuso” di Limbadi, nonché la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per gli esponenti apicali del sodalizio e di alcuni sodali (cinque detenuti ed uno libero).

Il provvedimento odierno discende dall'attività investigativa sui “Tripodi” coordinata dalla DDA di Catanzaro, seguita dal Procuratore Aggiunto Dott. Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni e condotta dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, che ha visto nel maggio 2013 il fermo di 20 di capi e gregari del clan (operazione “Libra”); nel luglio 2014 l'esecuzione di un provvedimento della misura di prevenzione patrimoniale emesso dal Tribunale di Vibo Valentia riguardo beni e cespiti dei “Tripodi”; nel febbraio 2015 la condanna irrogata dal Tribunale di Catanzaro nei confronti di elementi di spicco della ‘ndrina, così riconosciuta per la prima volta in sede giudiziaria; nel luglio 2015 l'arresto del latitante Salvatore Tripodi, scovato dai militari dell'Arma in un covo di Zambrone (VV), insieme a due fiancheggiatori, arrestati per favoreggiamento.

I beni sono costituiti da società, immobili, terreni siti nel Lazio, in Lombardia ed in Calabria, oltre che da autovetture ed autocarri. La struttura dei “Tripodi”, infatti, attraverso il vincolo mafioso, fatto da assoggettamento ed omertà, aveva acquisito in modo diretto ed indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, realizzando profitti o vantaggi ingiusti. In particolare con l'infiltrazione, attraverso società direttamente riconducibili ad alcuni esponenti della cosca od intestate a prestanome, perlopiù operanti nell'edilizia, nei lavori pubblici lungo la costa vibonese, nel Lazio e nella Lombardia, l'usura in danno di alcuni imprenditori; le estorsioni in pregiudizio di altri operatori economici, attraverso l'imposizione del pagamento di fatture per prestazioni mai eseguite e dell'acquisto di beni e servizi dalle ditte “amiche”; il tentativo di acquisire appalti pubblici nel Lazio.

Il decreto del Tribunale di Vibo sigilla il prolungato sforzo della DDA di Catanzaro contro l’ala economica dei “Mancuso”, ovvero i “Tripodi”, dopo l'annullamento dell'operatività dell'ala militare, costituita dai “Patania”, ad opera dei Carabinieri, dopo la faida del 2012-2013 (operazioni “Gringia”, “Dietro le Quinte” e “Romanzo Criminale”).

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