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Le sfide di Renzi: unioni civili, nuovo Senato e braccio di ferro con…

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l’agenda di governo

Le sfide di Renzi: unioni civili, nuovo Senato e braccio di ferro con la Ue sulla flessibilità

Nell’anno appena iniziato il presidente del Consiglio (a Courmayeur per il Capodanno in famiglia) è chiamato a superare non pochi ostacoli dentro e fuori dal Parlamento. Nei prossimi mesi si costruiranno i presupposti della vittoria o della sconfitta in vista delle amministrative di giugno. In ballo non c'è solo il caso banche, su cui i renziani del Pd sono partiti all'attacco chiedendo l'istituzione di una commissione d'inchiesta. La prima verifica arriverà subito dopo la riapertura del Parlamento.

Il nodo unioni civili
A fine gennaio, infatti, nell'aula del Senato si voterà il ddl sulle unioni civili, sul quale c'è forte dissenso tra il Pd e i centristi di Area popolare, contrari alla “stepchild adoption” (l'adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia gay del figlio, naturale o adottivo, del partner, ndr). Un passaggio delicato perché potrebbe favorire ulteriori nuove uscite dal partito di Angelino Alfano e quindi dalla maggioranza, che al Senato può contare su un margine molto esiguo come dimostra il passaggio della legge di stabilità approvata con 162 voti, solo uno in più della maggioranza assoluta. Il ddl sulle unioni civili molto probabilmente verrà approvato solo grazie all'«alleanza» anomala con il M5s e con il «no» di Ncd e di una ventina di senatori cattolici dello stesso Pd, se, come sembra probabile, dal ddl non sarà stralciato l’articolo 5 che prevede la stepchild adoption per le coppie omosessuali.

La sfida del nuovo Senato
Se sulle unioni civili, così come sulla riforma della cittadinanza basata sullo ius soli temperato, il via libera potrà avvenire anche con una maggioranza relativa, il quorum sarà invece decisivo per la madre di tutte le riforme messe in campo da Renzi: quella costituzionale. Il provvedimento sarà approvato dalla Camera, nel testo già votato a Palazzo Madama, subito dopo la pausa natalizia, tra l'11 e il 12 gennaio. Verso aprile è attesa poi la lettura definitiva del Senato, sempre a maggioranza assoluta dei componenti. Non ci sarà questa volta possibilità di compromessi perché il testo è immodificabile. I parlamentari saranno chiamati a pronunciarsi con un «sì» o con un «no» che arriverà nel bel mezzo della campagna elettorale per le amministrative e del confronto con Bruxelles sui risultati della legge di stabilità e le clausole per la flessibilità. Saranno poi gli elettori a decretare la vittoria o meno del premier. E su questa partita Renzi ha scommesso tutto: «Se perdo il referendum è un fallimento della mia politica», ha detto il presidente del Consiglio nel suo bilancio di fine anno.

La sfida Renzi-Ue: banche, flessibilità, migranti
Gran parte dell'agenda di governo del 2016, sul piano economico come su quello politico, sarà inoltre fortemente condizionata dall'esito della sfida tra il premier Matteo Renzi e Bruxelles. Nell'immediato, il nodo è quello delle banche. Quindi i migranti, e la procedura d'infrazione sulle impronte. E sullo sfondo il tema cruciale della flessibilità, in vista del via libera di primavera della Legge di Stabilità. Malgrado l’ottimismo del premier, il via libera di Bruxelles a tutte e tre le clausole chieste dall’Italia (per le riforme, gli investimenti e i migranti) che valgono l’1% di deficit/Pil (in saliuta dall’1,4% tendenziale al 2,4%) , non è scontato. L'obiettivo di Renzi è una nuova Ue attenta allo sviluppo e all'occupazione (e non solo «agli zero virgola» del Pil o del deficit come ripete spesso Renzi), più collegiale e non a guida tedesca.

Temi sul tavolo già nelle prossime settimane, quando Renzi vedrà il Presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e Angela Merkel. Un fronte ambizioso, aperto esplicitamente dallo stesso Renzi, durante l'ultimo Consiglio europeo di questo 2015. In quella occasione, Renzi disse che era tempo per l'Italia di uscire dalla «cultura della subalternità». Primo banco di prova di questa partita tra Roma e Berlino, via Bruxelles, riguarderà proprio le banche: il tentativo di completare l'Unione bancaria con uno schema unico di garanzia per i depositi si continuerà a scontrare con l'opposizione della Germania, tra i Paesi che più ha beneficiato delle vecchie regole Ue per aiutare le proprie banche. Già l'anno scorso, Bruxelles mise nel mirino le banche italiane, preoccupata per i tanti crediti deteriorati accumulati, chiedendo di trovarvi una soluzione con “misure vincolanti entro fine 2015”. A inizio febbraio era stato avviato il dialogo sulla costituzione di una 'bad bank' italiana per risolvere il problema. Il confronto è continuato tutto l'anno, con continui contatti e incontri anche del ministro all'economia Pier Carlo Padoan con i diversi commissari coinvolti. Ma il nodo non è ancora stato sciolto.

Oltre al nodo banche, Roma sotto la lente Ue anche sul fronte dei presunti aiuti di stato all'Ilva, un dossier già oggetto di una procedura d'infrazione. Infine, il tema dei migranti. Anche su questo fronte, su Roma pende una procedura d'infrazione per inadempienze sul fronte delle impronte digitali da prendere obbligatoriamente agli immigrati che entrano in Italia con l’attivazione dei cosiddetti “hotspot”. Di contro il governo da tempo spinge perché l'Ue acceleri sulla ricollocazione dei richiedenti asilo dall’Italia negli altri Paesi europei e chiede che l’Ue trovi in tempi rapidi un'intesa su come superare il regolamento di Dublino (in base al quale lo Stato membro competente all'esame della domanda d'asilo è quello in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell'Unione europea, ndr) considerato obsoleto.

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