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Riforma Pa, spending, pensioni: i nodi del dopo-stabilità

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Riforma Pa, spending, pensioni: i nodi del dopo-stabilità

  • –Marco Rogari

Roma

Non solo il via libera della Ue, atteso in primavera, alla flessibilità sul deficit per un punto di Pil utilizzata con l’ultima legge di stabilità. Sono almeno altri quattro i nodi che il Governo dovrà sciogliere nel 2016: la piena attuazione della riforma della Pa targata Madia, i rinnovi dei contratti nel pubblico impiego, la prosecuzione del piano di spending review (con o senza riordino delle tax expenditures), e il perfezionamento della riforma Fornero sulle pensioni. Il tutto con l’obbligo di disinnescare clausole di salvaguardia fiscali per circa 35 miliardi nel prossimo biennio, visto che per il momento sono state completamente sterilizzate solo quelle per il 2016. Anche se il Governo confida molto sulla spinta alla crescita per recuperare risorse preziose, in primis sotto forma di entrate fiscali.

Partite non semplici, anche se almeno nel caso dell’attuazione della delega Madia il Governo è già quasi giunto al traguardo. Il primo blocco di decreti attuativi, inizialmente in agenda per la fine del dicembre 2015, dovrebbe vedere la luce al più tardi a metà gennaio. Si dovrebbe partire con il piano di digitalizzazione della Pa, la nuova Conferenza dei servizi, la stretta sulle partecipate (si veda l’articolo in pagina), la riorganizzazione dei servizi pubblici locali e con il provvedimento “taglia leggi”. Nel primo caso la nuova era digitale dovrebbe scattare dal 1° luglio e, secondo le ultime “opzioni” al vaglio dei tecnici”, dovrebbe prevedere la possibilità del domicilio digitale e di effettuare micro-pagamenti alle amministrazioni attraverso il credito telefonico. Dovrebbero poi scattare sanzioni contro i dirigenti pubblici che ostacoleranno l’attuazione del piano di digitalizzazione.

Sui servizi pubblici locali, una delle ultime ipotesi allo studio è quella di spianare la strada ai privati per lo smaltimento dei rifiuti ponendo di fatto fine al monopolio delle municipalizzate locali. Con la cessazione dal 31 dicembre 2016 del “regime di privativa” esercitato dai Comuni sulla gestione dei rifiuti urbani e assimilati avviati allo smaltimento. Ma su questo punto non è stata ancora presa una decisione definitiva. Sulle partecipate confermato l’obiettivo di scendere in tre anni da 8mila a mille società avviando le fusioni e le eventuali dismissioni dalle cosiddette scatole vuote (strutture in funzione con il solo cda).

La fase attuativa della riforma Pa, tra l’altro, si incrocia anche con la questione dei rinnovi degli “statali” e con la nuova fase di revisione della spesa. Il Governo sembra già orientato a varare come ultimo decreto attuativo della delega Madia quello sulla riorganizzazione del pubblico impiego. Anche perché il confronto con i sindacati sul rinnovo dei contratti, che si svilupperà nei prossimi mesi, non potrà non toccare e nuove regole sull’organizzazione e la mobilità dei dipendenti pubblici previste dalla riforma della pubblica amministrazione. I sindacati hanno già annunciato di essere pronti ad andare all’attacco, anche perché considerano assolutamente esigua la dote prevista dall'ultima legge di stabilità per i rinnovi 2016 (300 milioni).

Una fetta consistente di questi decreti attuativi è destinata a diventare uno dei pilastri portanti della nuova fase di spending. Non tanto quello che avvierà il riordino delle partecipate. Lo stesso premier Matteo Renzi nella conferenza stampa di fine anno ha tenuto a sottolineare che da questo intervento non è pensabile attendersi grandi risparmi (a differenza di quanto sosteneva l'ex commissario alla spending Carlo Cottarelli), ma soprattutto un miglioramento dei servizi. Le eventuali risorse che saranno recuperate saranno comunque lasciate nelle disponibilità dei Comuni. I risparmi formato spending dovrebbero arrivare dal decreto sulla riduzione degli enti e degli organismi inutili e da quello sulla riorganizzazione delle sedi territoriali e degli uffici periferici dello Stato. Che non riguarderà comunque le prefetture, almeno in prima battuta. La legge di stabilità ha infatti previsto un altro anno di tempo per il riordino su questo terreno.

La stessa “stabilità” ha di fatto lasciato in sospeso il nodo pensioni. Sono state infatti previste solo la settima salvaguardia degli esodati e la proroga di un anno della sperimentazione dell'opzione donna. Di più il Parlamento non avrebbe potuto fare visto che non c’erano risorse per apportare correttivi in chiave di flessibilità in uscita. Un tema, quest’ultimo, che sarà affrontato nelle prossime settimane insieme a quello di un’eventuale stretta sugli assegni più alti per trovare preziose risorse. Renzi ha già tenuto a precisare che in ogni caso non saranno toccati gli assegni sotto i 2.500-3mila euro anche nel caso in cui siano di tipo totalmente “retributivo”. Il premier ha poi sottolineato che tutto sarà discusso in un lungo dibattito e con la massima trasparenza.

Ma resta la coperta stretta delle risorse. Con il ministero dell’Economia sempre contrario a interventi costosi e troppo “invasivi”.

Dal Mef è intanto arrivata l’indicazione a tutte le amministrazioni di tenere alta la guardia sulle spese. La prossima fase di spending, che sarà sempre gestita dal commissario Yoram Gutgeld, partirà da due punti fermi: l’attuazione della riforma Pa e l’andata a regime del nuovo dispositivo semplificato per gli acquisti Pa imperniato sul modello Consip e articolato nel nuovo sistema con sole 34 stazioni appaltanti.

Altri interventi sono però attesi soprattutto sui versanti della riorganizzazione degli enti e dell’ottimizzazione del patrimonio immobiliare. Il Governo dovrà anche decidere se ripescare il piano sulla “potatura” delle tax expenditures, bloccato da Palazzo Chigi prima del varo della “stabilità” per evitare che risultasse un aumento indiretto delle tasse, al quale avevano lavorato prima Vieri Ceriani e poi Roberto Perotti. Proprio Perotti aveva messo a punto un progetto che avrebbe garantito risparmi per 1,5 miliardi. Resta da vedere se almeno una parte di questo intervento sarà considerata recuperabile.

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