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Tensioni sulle unioni civili, il Pd tira dritto

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Tensioni sulle unioni civili, il Pd tira dritto

  • –Emilia Patta

ROMA

Sulle unioni civili è tempo di stringere, e di portare a casa il risultato entro le amministrative di giugno. L’intento di Matteo Renzi è ormai chiaro: già nella conferenza stampa di fine anno aveva ribadito di essere d’accordo con la stepchild adoption contenuta nel Ddl Cirinnà (ossia la possibilità da parte di un partner della coppia gay di adottare il figlio naturale del compagno o della compagna), pur precisando che non si tratta di materia su cui il governo può mettere la fiducia nel rispetto delle diverse opinioni esistenti all’interno della maggioranza e dello stesso Pd. E ieri, in un’intervista alla Stampa, ha ribadito il concetto che è ora di chiudere: «La partita va sanata, siamo fanalino di coda in Europa».

Il 26 gennaio, dunque, il Ddl Cirinnà - che è frutto di una lunga discussione da parte di tutto il Pd e che, va ricordato, è stato votato in commissione anche da M5S e Sel - andrà in Aula così com’è, senza lo stralcio del capitolo adozioni chiesto dagli alfaniani di Ndc-Ap. «Siamo pronti a votare nei tempi stabiliti il Ddl Cirinnà anche con i Cinquestelle e con Sel», ribadisce il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. Il Pd confida dunque in una maggioranza trasversale, che lambisce anche i molti favorevoli dentro Forza Italia (ancora ieri Stefania Prestigiacomo ha parlato della legge in discussione come di un «passo di civiltà»), nelle certezza che Angelino Alfano non farà certo cadere il governo su un tema che si può considerare etico e quindi soggetto al voto di coscienza. Una sorta di patto non scritto, quello tra Renzi e Alfano, che permette al primo di poter mostrare una bandiera storicamente di sinistra in vista del difficile passaggio delle comunali di giugno, e al secondo di potersi distinguere su un tema delicato al quale i moderati cattolici sono molto attenti. D’altra parte, come spiega bene il vicecapogruppo dei senatori del Pd e membro della segretaria di Renzi Giorgio Tonini, la soluzione trovata con il Ddl Cirinnà è la più realistica, sia dal punto di vista normativo che dal punto di vista politico. «La proposta di Stefano Lepri sull’affido rafforzato non ha i numeri in Parlamento: una parte consistente del Pd è contrario, lo è anche il M5S, e lo è pure Ncd per motivi opposti - dice Tonini, che da cattolico non ha difficoltà a dire che lui stesso ha delle perplessità sulla stepchild adoption -. D’altra parte l’ipotesi dello stralcio, che potrebbe avere in astratto più consensi in Senato, significherebbe che il Parlamento rinvia la palla alla magistratura, il che non è mai un’idea geniale».

Alla fine, insomma, il Ddl Cirinnà è la soluzione più saggia per la maggior parte del Pd. Che così ha anche il vantaggio non di poco conto di mostrarsi per una volta unito. Inoltre - si fa notare - si tratta comunque di una delle leggi più moderate d’Europa: non c’è il matrimonio gay e non ci sono le adozioni tout court, e anche per questo la Chiesa non sta alzando barricate. Anche ieri è da registrare in proposito l’intervento cauto della Cei: intervistato da Radio Vaticana, il presidente della commissione per la famiglia monsignor Pietro Maria Fragnelli ha invitato a pensare al bambino, il quale «ha diritto alla rappresentanza maschile e femminile, alla presenza del padre e della madre». Ma, appunto, nessun attacco frontale al governo o al testo in discussione in Parlamento.

L’unità del Pd sulle unioni civili è importante per Renzi anche in vista della direzione che a metà gennaio (probabilmente il 18) dovrà fare il punto sulle amministrative, soprattutto sul nodo delle alleanze a sinistra. Con la minoranza dem che insiste per cercare l’intesa con Sel nonostante la chiusura netta del coordinatore Nicola Fratoianni («il Pd per noi è un avversario»). Ecco, portare a casa «qualcosa di sinistra» può servire anche a placare gli animi all’interno del Pd. Dal momento che la rottura a sinistra sembra ormai irreversibile in importanti città come Roma, Napoli, Bologna e Torino.

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