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Grillo: «Voti non decisivi» Ma il Pd incalza: chiarite

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Grillo: «Voti non decisivi» Ma il Pd incalza: chiarite

ROMA

A Quarto il Movimento 5 stelle e il suo sindaco, Rosa Capuozzo, sono «parte lesa» e i voti raccolti dall’ex consigliere De Robbio indagato dalla Procura di Napoli per tentata estorsione e voto di scambio «non sono stati determinanti» per la vittoria dei grillini nel Comune campano. Al terzo giorno di polemiche sul nuovo caso giudiziario che coinvolge per la prima volta il partito da lui fondato in una vicenda di presunti rapporti con la camorra, Beppe Grillo prende la parola sul suo blog per replicare alle accuse incalzanti del Pd. Intanto va precisato che «l’ex consigliere De Robbio è stato espulso dal Movimento 5 stelle il 14 dicembre 2015 per comportamenti palesemente non conformi al programma, una decina di giorni prima che ricevesse l’avviso di garanzia». E va altresì precisato che i voti di De Robbio non hanno comunque influenzato il risultato: «Il M5S ha vinto con il 70,79% dei voti pari a 9.744 preferenze contro i 4.020 degli avversari. L’ex consigliere De Robbio ha raccolto 840 voti». Poi l’accusa si rivolta subito contro il Pd: «Intanto #condannanovoi», rilancia Grillo con un hastag con tanto di fotomontaggio su Matteo Renzi e le condanne di Ozzimo e Caprari.

Ma le risposte di Grillo non bastano certo a placare la tempesta, che non si arresta nemmeno davanti alla notizia di un possibile atto di sabotaggio ai danni di Gianroberto Casaleggio. Il co-fondatore del M5s rivela infatti di aver trovato la sua auto, per ben due volte, con i bulloni delle ruote allentate. «Hanno la camorra in casa e invece di affrontare il problema i grillini sbraitano contro tutti. Ma si sa, per loro “la mafia non esiste” - incalza il presidente del Pd, Matteo Orfini, a sua volta attaccato dai 5 Stelle nel giorno in cui arriva la condanna per Mafia Capitale di Daniele Ozzimo, ex assessore Pd. E gli attacchi del Pd piovono anche su Livorno dove ieri il sindaco, Filippo Nogarin, anche lui alle prese con un tentativo di rimpasto che dovrebbe allargare la maggioranza ormai risicata dopo l’abbandono di 3 consiglieri, ha revocato il cda della municipalizzata dei rifiuti da cui si era dimessa nei giorni scorsi la vicepresidente Francesca Zanchi, candidata con il M5s alle comunali. «Dopo i disastri sulla pelle dei livornesi, siamo alla tragicommedia», commenta il deputato livornese del Pd Andrea Romano.

Su Quarto si leva anche la voce del leader del comitato Terra dei Fuochi, Angelo Ferrillo, cacciato dal M5s lo scorso gennaio. «Sono stato espulso anche per aver criticato le modalità di selezione dei candidati, ciò che ha permesso l’epilogo di Quarto. Fatti politicamente gravissimi ancor prima che giudiziari», afferma l’ex pentastellato che punta l’indice verso il direttivo nazionale dove siedono due campani di spicco come Luigi Di Maio e Roberto Fico. «Politicamente sono coinvolti in prima persona, ne rispondano», chiede Ferrillo che mette il dito esattamente nella piaga che più temono i vertici pentastellati. E cioè che, in assenza di una veloce presa di distanze dalla sindaca, il caso di Quarto possa travolgere il movimento proprio nel momento in cui si candida a governare importanti città. Alessandro Di Battista, riferendosi sempre al Pd, evoca esplicitamente questo timore: «Provano a confondere le acque. E sarà sempre peggio. Da qui alle amministrative i loro attacchi si intensificheranno».

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