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Boom di occupati Usa, ma Wall Street cede

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Boom di occupati Usa, ma Wall Street cede

  • –Marco Valsania

NEW YORK

Quasi trecentomila nuovi occupati in un mese, dicembre, e 2,7 milioni nell’ultimo anno. Il mercato del lavoro americano ha archiviato il 2015 con uno sprint occupazionale che ha battuto nettamente le attese di 210.000 posti mensili e tenuto il tasso dei senza lavoro fermo al 5 per cento. Un segnale incoraggiante davanti alle precarie condizioni dell’economia globale e della Cina, un contagio costato a Wall Street il peggior inizio d’anno nella storia con gli indici Dow Jones e Nasdaq entrati giovedì in correzione. E rassicurante per una Federal Reserve che nella salute dell’occupazione ripone le migliori speranze di continuare con successo la normalizzazione della politica monetaria.

In Borsa, però, il dato non ha potuto scavalcare la Grande Muraglia della paura cinese e della volatilità valutaria e finanziaria. Gli indici, dopo un breve rialzo, hanno oscillato tra segno positivo e negativo per chiudere poi in calo dell’1 per cento. La cifra del terrore, tra investitori e analisti, è oggi il 2%: corre voce - quelle voci che valgono quale barometro della fiducia - che un temuto hard landing dell’economia di Pechino sia alle porte. Un atterraggio particolarmente duro, a percentuali «americane» di crescita. Anzi - attorno al 2% - giudicate inadeguate persino per la matura e stabile economia degli Stati Uniti.

Il pessimismo che assedia la seconda economia mondiale trapela non più solo nelle parole di grandi vecchi quali George Soros, che denuncia un «grave problema di aggiustamento» per Pechino tale da «ammontare a una crisi» e ricordare il 2008. Trova ormai eco tra gli operatori con il polso quotidiano delle piazze statunitensi quali Mark Grant di Hilltop Securities. «La mia visione della Cina, basata su statistiche effettive e non fantasiose proiezioni ufficiali, è che la crescita sia caduta al 2 per cento». Un nervosismo condiviso da molte aziende: gli economisti del Conference Board, associazione di imprese statunitensi e internazionali, ritengono che la crescita reale del Paese non superi il 4 per cento.

Quella delle Cassandre non è l’unica voce. Mickey Levy, di Berenberg, crede che lo spettro del rallentamento e della svalutazione cinesi «sia un’esagerazione» slegata da fondamentali economici. E sottolinea che il dato americano «nel mezzo delle preoccupazioni mostra adesso un mercato del lavoro che sostiene la crescita e che soddisferà la Fed». Gli stessi future scommettono su probabilità del 52% di una seconda stretta al vertice della Banca centrale di marzo contro il 49% di prima del dato.

L’exploit di dicembre - 292.000 nuovi posti di lavoro - ha spinto la media mensile per l’intero 2015 a 221.000, meno dei 260.000 dell’'anno precedente ma sopra la soglia psicologica di 200.000 e il secondo miglior anno dal 1999. I guadagni occupazionali hanno riguardato più settori: servizi aziendali e professionali (73.000), costruzioni (45.000), sanità (39.000), ristorazione (37.000) e manifatturiero (8.000). Il Dipartimento del Lavoro ha inoltre rivisto al rialzo di 50.000 posti i dati di ottobre (a 307.000 impieghi) e novembre (a 252.000) facendo lievitare la media nel trimestre a 284.000. Complessivamente in dodici mesi sono stati creati 2,7 milioni di impieghi dopo i 3,1 del 2014. Il biennio, ha sottolineato il consigliere di Barack Obama, Jason Furman, «è stato il più robusto dal 1998-2000».

Altre misure del mercato del lavoro sono tuttavia rimaste ieri meno ottimistiche: il tasso di partecipazione alla forza lavoro è lievitato al 62,6% dal 62,5%, ma resta inferiore al 62,7% di fine 2014 e vicino ai minimi dalla fine degli anni Settanta. Incerti sono parsi anche gli aumenti di stipendio: i salari orari sono scivolati di un centesimo a 25,24 dollari il mese scorso rispetto a novembre, anche se sono saliti del 2,5% dall'anno precedente. «La Fed alzerà i tassi a marzo» ha detto Keith Wade di Schroders - «ma continuerà a cercare miglioramenti occupazionali accanto a segni di stabilità» in Cina. Dietro la Grande Muraglia di incertezza e paura.

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