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Sel più lontana, centristi «in attesa»

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Sel più lontana, centristi «in attesa»

  • –Emilia Patta

C’era una volta il centrosinistra storico, quello strutturale, sostituito in pochi mesi da un centrosinistra a macchia di leopardo. E ci sarà un giorno, forse, il cosiddetto Partito della Nazione di cui tuttavia ancora non si vede traccia. Parliamo delle amministrative del prossimo 12 giugno (questa, con ogni probabilità, la data in cui si andrà a votare per eleggere i sindaci di 1.323 Comuni, 23 dei quali capoluoghi di provincia). Dietro le fibrillazioni del Nuovo centrodestra di questi giorni, che hanno portato Angelino Alfano ad alzare la voce sulla stepchild adoption contenuta nel Ddl Cirinnà e sulla cancellazione del reato di clandestinità decisa (almeno fin qui) dal governo, c’è anche lo sfondo del voto nei Comuni. Perché per ora il Nuovo centrodestra-Alleanza popolare, come spiega l’uomo di Alfano che segue la partita Enti locali, Dore Misuraca, non ha stretto alcuna alleanza: né con il Pd né con il centrodestra, che a suo volta deve ancora definire candidature e rapporti di forza interni tra Lega e Forza Italia. Si aspettano le primarie del Pd: il 7 febbraio a Milano, il 6 marzo nella altre città. La linea dei centristi è: mai in un’alleanza in cui c’è Sel (ora Sinistra italiana, con dentro anche i fuoriusciti del Pd) e mai in un’alleanza in cui c’è la Lega del «populista» Matteo Salvini.

Orgogliosa solitudine centrista, dunque, il che spiega l’accelerazione impressa da Alfano alle differenziazioni dal Pd sulle politiche del governo. Ma anche ricerca di compagnia in un secondo momento, quando si saranno tenute le primarie e il quadro nel Pd si sarà stabilizzato. Dove non ci sarà Sel e dove ci saranno candidature autorevoli e moderate, gli alfaniani cercheranno di stringere alleanze con gli alleati di governo. Anche perché qualche voto in più ai democratici certo non dispiacerebbe, in un turno elettorale che si preannuncia molto difficile per Largo del Nazareno. «Per ora - spiega Misuraca - stiamo lavorando alla presentazione in tutte le città di liste centriste e moderate che coinvolgano anche la società civile. Dopo le primarie del Pd vedremo dove e se ci saranno le condizioni per un’alleanza». Al di là delle primarie, aggiunge Fabrizio Cicchitto, a chiarirsi deve essere il quadro politico interno al Pd: «La minoranza interna si oppone a gran voce alle alleanze con noi nelle città ma di contro non riesce a portare o riportare Sel verso il Pd. Una posizione assurda, che priva il Pd di alleati sia al centro che a sinistra. A meno che gli avversari interni di Renzi non giochino a perdere per riaprire la partita interna».

Sull’altro fronte - quello del centrosinistra classico - si è ancora in una fase interlocutoria in molte delle 23 città capoluogo. Ma la linea della tendenza alla separazione si può già disegnare. Sinistra italiana rompe a Torino e a Bologna, separando le sue sorti da Piero Fassina e Virginio Merola (a Torino c’è già un candidato alternativo: Giorgio Airaudo). A Napoli conferma la separazione appoggiando la ricandidatura di Luigi De Magistris. Separazione anche a Ravenna. Probabile separazione a Cosenza, dove Sinistra italiana sta lavorando alla candidatura di Paolo Parma, ex Pd di fede bindiana. E probabilissima separazione anche a Roma, con la candidatura dell’ex Pd Stefano Fassina già in campo, nonostante i molti appelli a mantenere l’unità del centrosinistra che vengono sia dal Pd sia dalla stessa Sel.

Pd e Sel corrono invece insieme a Trieste per la conferma di Cosolino e a Cagliari per la conferma di Zedda. A Milano la partecipazione alle primarie del centrosinistra da parte di Sel è molto probabile, anche per impulso del sindaco uscente Giuliano Pisapia, ma non ancora decisa. «La partita di Milano la chiuderemo la prossima settimana», dice il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni. Nel resto dei capoluoghi è ancora tutto da definire. Ma dal Nazareno si è ottimisti sulla possibile convergenza tra Pd e Sel almeno a Rimini, Savona, Benevento, Caserta e Olbia («il ragionamento è aperto»). Ma la fotografia del centrosinistra - spiega Fratoianni - è già molto diversa da quella del 2011: «Il dato che c’è è che prevalgono le nostre candidature autonome. Il dato è politico. Rispetto al 2011, quando stavamo costruendo l’alleanza Italia bene comune con Bersani, la nostra posizione è di opposizione al governo Renzi. E questo influisce sia a livello locale sia sulle prospettive».

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