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il discorso ai diplomatici

Sui rifugiati il cuore della “politica estera” di Francesco. Con un grazie all'Italia

È sui rifugiati il cuore della “politica estera” di Francesco. Parla ai diplomatici, il Papa e dice che i «massicci sbarchi e i timori per il terrorismo» «sembrano far vacillare il sistema di accoglienza» dell'Europa, ma questa deve superare «i timori per la sicurezza» e, ripete il Papa, non perdere le «basi del suo 'spirito umanistico'». Un discorso molto ampio, che tocca i temi caldi dello scacchiere internazionale – tra cui il Golfo e la Corea, ultime crisi affacciatesi nel 2016 - ma con sempre al centro le persone, e in particolare chi soffre.

In questo quadro il Papa esprime un «grazie particolare» all'Italia. «Una particolare riconoscenza - ha detto il Papa dopo aver ricordato quanto fatto per i migranti in Siria, in Libano, in Giordania, in Turchia e in Grecia - desidero esprimere all'Italia, il cui impegno deciso ha salvato molte vite nel Mediterraneo e che tuttora si fa carico sul suo territorio di un ingente numero di rifugiati. Auspico che il tradizionale senso di ospitalità e solidarietà che contraddistingue il popolo italiano non venga affievolito dalle inevitabili difficoltà del momento, ma, alla luce della sua tradizione plurimillenaria, sia capace di accogliere ed integrare il contributo sociale, economico e culturale che i migranti possono offrire».

Il capitolo sulle migrazioni è complesso: per Bergoglio bisogna «discernere le cause, prospettare soluzioni e vincere l'inevitabile paura» di fronte alla «grave emergenza migratoria». Per affrontare «un fenomeno così massiccio e imponente, che - ha detto - nel corso del 2015 ha riguardato soprattutto l'Europa, ma anche diverse regioni dell'Asia e il nord e il centro America». Ma soprattutto occorre «vincere l'inevitabile paura che accompagna un fenomeno così massiccio e imponente come quello migratorio. Come non vedere - ha detto il pontefice - in tutto ciò il frutto di quella cultura dello scarto che mette in pericolo la persona umana, sacrificando uomini e donne agli idoli del profitto e del consumo? È grave assuefarci a queste situazioni di povertà e di bisogno, ai drammi di tante persone e farle diventare «normalità».

Le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se «non servono ancora» - come i nascituri -, o «non servono più» - come gli anziani. Siamo diventati insensibili ad ogni forma di spreco, a partire da quello alimentare, che è tra i più deprecabili, quando ci sono molte persone e famiglie che soffrono fame e malnutrizione».

I temi trattati oggi davanti ai diplomatici ripercorrono il filo pastorale di Francesco, che parte dal documento Evangelii Gaudium del 2013, e che si snoda attraverso gli interventi all'Onu, sia a New York che a Nairobi, fino all'enciclica Laudato Si'. Una geopolitica dove gli interessi della Chiesa sono quelli della difesa dei deboli e delle minoranze, ma anche dei nascituri e della famiglia. Sono 180 gli Stati che attualmente intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Ad essi vanno aggiunti l'Unione Europea e l'Ordine di Malta, come anche la Missione permanente dello Stato di Palestina.

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