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Ennesima intimidazione (senza risposte) al centro Padre Nostro di Brancaccio

A leggere direttamente la notizia sul sito www.centropadrenostro.it c'è da rimanere francamente senza parole. Pochi giorni prima della fine del 2015 il centro di accoglienza fondato a Palermo il 16 luglio 1991 dal Beato don Pino Puglisi (ucciso da Cosa nostra il 15 settembre 1993) ha subito infatti l'ennesimo atto intimidatorio. Due pulmini – utilizzati per il trasporto delle persone disabili, dei bambini, degli anziani e delle donne vittime di abusi e maltrattamenti – sono stati seriamente danneggiati.

Le parole che mancano non sono soltanto per il gesto vile, per questi auguri “vigliacchi” ma anche (se non soprattutto) per l'accoglienza cristiana e, al tempo stesso, per le denunce contenute nella lettera pubblicata sul sito dal presidente del Centro, Maurizio Artale.

«Siamo nell'anno del Giubileo della Misericordia e anche noi del Centro di accoglienza Padre Nostro, vogliamo fare la nostra parte – si legge infatti nella prima parte della missiva – perdonando chi, ancora oggi, dopo 22 anni dalla fondazione del Centro, vuole intimidire i volontari e gli operatori che vi lavorano, anche se il perdono implicherebbe un pentimento da parte di chi ha arrecato offesa al suo prossimo. Ma si può essere misericordiosi alla stessa maniera nei confronti delle istituzioni che continuano, con il loro immobilismo, a mantenere le condizioni affinché tale avvenimenti continuino a verificarsi?».

E con questa domanda Artale apre la porta ad una serie di considerazioni amarissima. «Perché, ancora oggi – si legge nel suo accorato appello – il prefetto di Palermo non ha convocato e insediato il tavolo permanente per la sicurezza a Brancaccio, preannunciato come imminente il 18 marzo 2015? Perché, ancora oggi, la Prefettura non ha risposto alla richiesta, formulata dall'assessorato alla Famiglia il 14 gennaio 2015, di relazionare sulla natura dei vari atti vandalici subiti e denunciati dal Centro (risposta che ci consentirebbe di accedere ai fondi per l'istallazione di una videosorveglianza)? Perché, ancora oggi, non abbiamo ricevuto riscontro alla nostra proposta, che darebbe numerose occasioni di lavoro agli abitanti del quartiere, di attuare il progetto Brancaccio 2.0, stato presentato al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, al Presidente del Senato, Pietro Grasso, al Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, al Prefetto di Palermo Francesca Cannizzo (il 6 novembre 2015 destinata ad altro incarico, ndr), al Presidente Rosi Bindi e a tutti i componenti della Commissione parlamentare antimafia, al Presidente Nello Musumeci e a tutti i componenti della Commissione Antimafia dell'Ars, all'on. Davide Faraone, all'on. Giovanni Burtone, a Mons. Giuseppe Randazzo, al deputato europeo Caterina Chinnici, al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, all'assessore alle Attività sociali del Comune di Palermo, Agnese Ciulla, all'assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Andrea Cusumano, all'esperto per la comunicazione istituzionale del Comune di Palermo, Pietro Galluccio, al responsabile dell'ufficio Progettazione europea del Comune di Palermo, Basile Bohuslav, al direttore regionale per la programmazione di progetti Europei, Vincenzo Falgares, alla Segreteria del Ps Sicilia (Giusy Tomasello), al professor Maurizio Carta dell'Università di Palermo? Perché, ancora oggi, gli onesti abitanti di Brancaccio attendono che siano le istituzioni a risolvere i problemi che li affliggono, senza che, però, loro facciano la propria parte, così come ci ha insegnato il Beato Giuseppe Puglisi?».
Domande da brividi, sol che si pensi che nessuno si è degnato di dare una risposta immediata.

La conclusione della lettera-denuncia di Artale è durissima: «Papa Francesco ci perdoni, ma con chi mostra tale immobilismo non possiamo e non vogliamo essere misericordiosi, nello stesso modo in cui lo siamo con chi è, invece, “costretto” ad arrecare “danno” al Centro di accoglienza Padre Nostro. L'onorevole Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quest'anno, nel suo discorso alla Nazione, non si dimentichi di Brancaccio, quartiere di Palermo in cui un gruppo di uomini e donne, volontari che da 22 anni seguono le orme del Beato Giuseppe Puglisi, tiene alto il vessillo della legalità, della giustizia e della misericordia».

Non è accaduto. Ma il tempo per rimediare – per tutti coloro i quali sono stati chiamati in causa – c'è. Basta fare in fretta.

r.galullo@ilsole24ore.com

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