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operazione big bang

’Ndrangheta, blitz dei carabinieri tra Torino e Reggio Calabria: 20 arresti

Blitz dei carabinieri del Nucleo investigativo di Torino stamattina tra Torino e Reggio Calabria: in esecuzione di un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip del tribunale torinese su richiesta della Dda, sono state arrestate 20 persone, accusate di essere affiliate alla ’ndrangheta e ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, usura, traffico di droga e gestione di bische clandestine.

L’ordinanza del Gip di Torino
Come si legge nell’ordinanza, agli indagati è stata contestata la violazione dell’articolo 416 bis del Codice penale «per avere fatto parte dell’associazione mafiosa denominata ’ndrangheta e segnatamente di un’articolazione della predetta associazione, attiva prevalentemente in Torino, resa nuovamente operativa, quantomeno a far data dal giugno 2014, collegata con le strutture organizzative insediate in Calabria e dotata di propria autonomia e capacità d’azione tale per cui i componenti si avvalevano della forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne derivava, per commettere reati, per acquistare in modo indiretto il controllo di attività economiche e di autorizzazioni commerciali e per realizzare profitti e vantaggi economici ingiusti».

Armi e droga sequestrati durante le perquisizioni
Nell’ambito dell’operazione, denominata Big Bang dal nome di uno dei locali gestiti dal sodalizio, i carabinieri hanno inoltre eseguito 41 perquisizioni domiciliari. E saranno equestrati vari beni, tra cui sette appartamenti e due società. Nel corso delle perquisizioni è stata arrestata un’altra persona in provincia di Vercelli per produzione di stupefacenti, trovata in possesso a casa di una coltivazione di piante di marijuana. Munizioni sono state ritrovate nell’abitazione di uno degli indagati.

I fratelli Crea al vertice del sodalizio
L’indagine era cominciata a giugno 2014, anche con il sostegno di collaboratori di giustizia. Procura e carabinieri sono partiti dall’attività di traffico di stupefacenti organizzato dai fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, inizialmente detenuti perché arrestati l’8 giugno del 2011 nel corso dell’operazione “Minotauro”, accertando che gli indagati comunicavano tra di loro sia con i “pizzini”, sia con smartphone di ultima generazione. Sono state intercettate oltre 263mila telefonate. I due fratelli, considerati considerati espressione di vertice nel capoluogo piemontese della ’ndrangheta reggina, entrambi con il grado di “padrino”, hanno aggregato pregiudicati già noti, parenti e nuovi giovani emergenti nel contesto criminale cittadino, avviando attività tipiche del controllo mafioso del territorio. Tra le minacce alle vittime (spesso imprenditori) anche una testa di maiale mozzata, con l’avviso che la successiva sarebbe stata quella dell’estorto.

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