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Borse al bivio tra correzione e testacoda. Prossime sedute decisive

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LA SETTIMANA DEI MERCATI

Borse al bivio tra correzione e testacoda. Prossime sedute decisive

Al passo del gambero le Borse europee hanno annullato quanto di buono visto nello scorso anno. Sono bastate due, terribili, settimane per riportare in rosso il bilancio degli ultimi 12 mesi (indice Eurostoxx 50 -3%). In 10 sedute i listini europei hanno perso 1.000 miliardi di euro di capitalizzazione, 100 al giorno. Ma non sono sole. Il cigno nero si è abbattuto sul mercato azionario globale. Da inizio anno la capitalizzazione delle Borse mondiali vale 5mila miliardi di euro in meno. Il prezzo di mercato delle azioni di Wall Street è stato eroso dalle vendite per 2.100 miliardi. L’indice tecnologico Nasdaq è tornato sui valori di 14 mesi fa. Il più piccolo mercato cinese ha perso 400 miliardi, visto il ribasso di circa il 20% delle Borse locali.

Per gli amanti delle statistiche e dei record un inizio d’anno così brutto non si vedeva dal 1970 in termini generali, mentre a Wall Street non c’è mai stato. Tendenzialmente, infatti, il mese di gennaio è un mese favorevole per le Borse, così come i primi mesi dell’anno, fino ad aprile. Non a caso nelle stanze dei trader si recita l’antico adagio “sell in may and go away” (vendi a maggio) accompagnato dal “buy in Hallowen” (compra a fine ottobre, quando arriva la festa di Hallowen, per beneficiare del canonico rally di fine anno dei mercati). Difficile dare un senso a questa strategia negli ultimi mesi: il rally di fine anno del 2015 non c’è stato e gennaio è cominciato peggio di quanto non si potesse immaginare.

«Siamo in mezzo al guado», indica un gestore. Dai massimi toccati lo scorso aprile le Borse europee hanno archiviato una correzione del 20%, mica briciole. Il punto in cui ci troviamo quindi è abbastanza delicato, uno spartiacque. Molti gestori reputano quella del 20% come la soglia che delimita una semplice e positiva correzione da un’inversione del trend di lungo periodo. Ciò significa che se nelle prossime sedute i grandi fondi di investimento dovessero continuare a sgonfiare i propri portafogli di azioni si passerebbe dal campo della correzione a quello del testacoda, cioè i listini (che nella maggior parte dei casi, osservando i grafici dell’analisi tecnica, paiono ancora impostati al rialzo in un’ottica di lungo periodo) potrebbero invertire la direzione di fondo ed entrare in un canale ribassista. «È pericoloso fare previsioni: l’indice italiano potrebbe cedere ancora molto e registrare una variazione negativa addirittura a due cifre rispetto ai valori di inizio anno, oppure potrebbe stabilizzarsi e poi pian piano riprendere a salire. Di sicuro - spiega un esperto - gli investitori per ora giocano in difesa». Nuove vendite coglierebbero alla sprovvista molti risparmiatori che sono posizionati in fondi comuni i quali, salvo alcune eccezioni (come per i fondi flessibili e i fondi di fondi hedge), sono impostati per andar bene solo in uno dei tre trend che un mercato può avere: quello rialzista. Fanno più fatica nei casi in cui il trend è laterale (cioè volatile e senza una direzione netta), ancor di più quando il mercato punta al ribasso dato che in molti casi per statuto non possono acquistare strumenti short, quelli che proteggono dalle discese dei mercati.

Ecco perché le prossime sedute saranno decisive. Alcuni indici (come il Dax 30 di Francoforte o quello di Shanghai) viaggiano già sotto la soglia tecnica che delimita la fine del trend rialzista e l’ingresso nel nuovo trend da cigno nero. Ma hanno ancora la possibilità di rimettersi in sesto. Molto dipenderà dalle quotazioni del petrolio, che in questa fase stanno letteralmente facendo impazzire tutti. Se il greggio dovesse scivolare in area 20 dollari (venerdì ha chiuso sotto i 29) ci sarebbe da preoccuparsi. Su questo versante non aiuta la notizia dell’imminente revoca delle sanzioni internazionali sull’Iran. Tecnicamente Teheran sarà pronta a inondare il mercato con il suo greggio e questo potrebbe comprimere ulteriormente il prezzo di un prodotto che sta pagando anche l’eccesso di offerta.

Occhio poi alla Cina, altro tema forte. Martedì conosceremo il dato relativo al Pil del 2015. Ieri il premier cinese Li Keqiang ha detto che si aspetta una crescita intorno al 7%. Se i mercati gli crederanno lo scopriremo già questa notte alle ore 3 in Italia quando suonerà la campanella delle Borse di Shenzen e Shanghai.

.@vitolops

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