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NEGLI ULTIMI 10 ANNI

Compagnie aeree all’attacco: «Tasse aeroportuali salite dell’80%, prezzi dei biglietti calati del 20%»

AMSTERDAM - Le cinque maggiori compagnie aeree europee vanno all'attacco degli aeroporti. «Negli ultimi dieci anni i diritti aeroportuali nei 20 maggiori aeroporti europei sono aumentati dell'80%, mentre il costo medio dei biglietti aerei è diminuito del 20% nello stesso periodo», affermano i cinque gruppi che ad Amsterdam hanno lanciato ufficialmente la nuova associazione “A4E” (Airlines for Europe). I fondatori sono Iag (il gruppo che comprende British Airways, Iberia, Aer Lingus e Vueling), gruppo Lufthansa, Air France-Klm e le due maggiori compagnie a basse tariffe, Ryanair e easyJet. I loro amministratori delegati si sono presentati oggi ad Amsterdam, insieme al commissario europeo ai Trasporti, Violeta Bulc.

Il caro aeroporti: + 255% in Spagna, + 141% in Italia in dieci anni
I rincari maggiori dei diritti aeroportuali sono stati in Spagna (+255% in dieci anni), Italia (+141%) e Gran Bretagna (+120%), secondo uno studio commissionato da A4E alla società di consulenza britannica Aviation Economics. Se si guarda al valore totale, le tasse aeroportuali (i “diritti”) più alte sono pagate in Gran Bretagna (44 euro per passeggero), Svizzera (38 euro) e Germania (35 euro). In Italia il caso preso in esame è Fiumicino, settimo scalo in Europa per traffico: il costo medio dei diritti aeroportuali è salito da 13,66 a 32 euro in dieci anni, secondo lo studio. I venti aeroporti maggiori d'Europa rappresentano metà del traffico passeggeri in Europa. E se ci si limita ai dieci scali più grandi, secondo A4E, il rincaro dei diritti è stato ancora maggiore, pari al 90 per cento. «Questi aumenti significano che i passeggeri hanno dovuto pagare un costo di 5,4 miliardi di euro in diritti aeroportuali negli ultimi dieci anni», dice la nuova associazione. I diritti sono incorporati nel prezzo totale del biglietto e riversati dalle compagnie agli aeroporti.

La nuova associazione copre metà del mercato europeo
È un'alleanza insolita tra arcirivali. Lo scopo è fare lobby da Bruxelles presso l'Unione europea contro i costi troppo alti - dicono le compagnie - che minano la competitività dei vettori. Gli aeroporti sono il nemico numero uno. Un altro problema è la mancata realizzazione del cielo unico europeo tra le società di navigazione aerea (equivalenti all'italiana Enav) che crea strozzature ed extra-costi, basta uno sciopero in un solo paese a sconvolgere il traffico europeo. A4E è aperta ad altri vettori e ha l'intenzione di diventare l'associazione più forte tra le compagnie. Ce ne sono altre sei in Europa. La principale era l'Aea, ma si è indebolita perché, dopo l'arrivo nel capitale delle compagnie europee dei vettori del Golfo persico, diverse compagnie sono uscite dall'Aea (come British Airways, Iberia, Air Berlin e Alitalia). I fondatori di A4E trasportano complessivamente oltre 460 milioni di passeggeri e rappresentano la metà dei viaggi passeggeri in Europa, con più di 2.100 aerei e generano 85 miliardi di euro di ricavi all'anno.

Mc Call (easyJet): «La tassazione del trasporto aereo in Italia è assurda»
«Vogliamo avere una voce unica e più forte, per farci sentire meglio», spiega Carolyn McCall, amministratore delegato di easyJet, compagnia in prima linea nelle critiche al caro-aeroporti, soprattutto in Italia. «In A4E parliamo di tutti gli argomenti su cui siamo d'accordo, è l'80% dei temi che ci interessano. Non parliamo di altre questioni su cui saremmo divisi, come la presenza dei vettori del Golfo nell'azionariato delle compagnie europee o le regole di impiego del personale», osserva McCall.

Contestata anche la nuova addizionale sui diritti d’imbarco scattata in Italia
Le compagnie di A4E fanno inoltre notare che le aerolinee devono raccogliere tasse governative che non rientrano nei diritti aeroportuali, ma che sono un balzello sul trasporto aereo. Viene contestata anche la nuova addizionale sui diritti d'imbarco scattata in Italia dal primo gennaio, 2,5 euro in più per passeggero in partenza: «questo porta a 9 euro a passeggero la tassa d'imbarco per chi parte da un aeroporto italiano e a 10 euro per chi parte da Roma», ha sottolineato Frances Ouseley, direttore di easyJet per l'Italia. «Il governo - ha aggiunto - si è mosso nella direzione sbagliata, perché più alte sono le tasse più si deprime il traffico». easyJet ha fatto un ricorso al Tar contro la retroattività della tassa perché non si applichi ai biglietti venduti nel 2015 per voli da fare quest'anno: domani c'è l'udienza al Tar per discutere il ricorso. Anche Ryanair sostiene questa iniziativa. «La tassazione in Italia è altissima, è un non senso», dice McCall. «Gli studi e l'esperienza di altri paesi, come l'Olanda, dimostrano che se si tolgono balzelli e addizionali il trasporto aereo aumenta di più e il governo recupera in altro modo le entrate, perché se aumenta il Pil aumentano le tasse ordinarie. La nostra tariffa principale - spiega l'ad di easyJet - è tra 23 e 25 euro a tratta, in Italia un terzo di questo valore se ne va per le tasse».

La direttiva sugli aeroporti e la procedura d’infrazione Ue contro l’Italia
Gli ad delle compagnie fondatrici di A4E hanno dichiarato: «Sollecitiamo l'Unione europea ad abbassare il costo degli aeroporti dell'Ue assicurando che i monopoli vengano effettivamente regolati con una riforma della direttiva sui diritti aeroportuali». Questa direttiva risale al 2009 e doveva essere «integralmente recepita» entro marzo 2011. Un caso grave è l'Italia. La Commissione Ue ha aperto una procedura d'infrazione per il mancato rispetto della direttiva, di fatto aggirata - secondo le accuse di Bruxelles - perché sono stati lasciati stipulare all'Enac, un ente pubblico che dipende dal governo, anziché da una vera Autorità indipendente, i contratti di programma “in deroga” nei maggiori aeroporti (Roma, Milano, Venezia). Così sono svuotate le funzioni della nuova Autorità indipendente dei trasporti, operativa solo dal 15 gennaio 2014. Il sospetto di Bruxelles è che, attraverso i contratti “in deroga” negoziati dall'Enac, siano state fissate tariffe troppo generose per i gestori degli aeroporti, a danno dei passeggeri. Il governo Renzi ha respinto le accuse. E questo non è che un altro capitolo del braccio di ferro tra il governo Renzi e Bruxelles.

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