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È già battaglia sulla legge elettorale del Senato

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È già battaglia sulla legge elettorale del Senato

  • –Emilia Patta

Listini ad hoc, listini ad hoc con preferenza, preferenza diretta, collegi uninominali... Un film già visto, quello della modalità di elezione dei futuri senatori, ma che subito dopo l’approvazione definitiva del Ddl Boschi da parte del Parlamento (dopo il voto di ieri resta solo il secondo sì, scontato, della Camera a metà aprile) è destinato a tornare d’attualità. Con la minoranza del Pd che già sta sul piede di guerra minacciando conseguenze sul referendum confermativo a cui Matteo Renzi, ancora ieri, ha legato il suo destino politico. «A settembre abbiamo trovato qui in Senato un compromesso accettabile, che prevede la scelta diretta dei futuri senatori da parte degli elettori in concomitanza con le elezioni regionali, e da questo compromesso è dipeso il nostro sì in Parlamento alla riforma costituzionale», ricorda il senatore bersaniano Miguel Gotor. Che avverte, a nome della sinistra del partito: «L’atteggiamento che governo e Pd terranno su questo punto condizionerà il nostro atteggiamento durante la campagna elettorale per il referendum confermativo che si terrà in autunno».

Ma come, non è stato già tutto stabilito? Come si ricorderà, attraverso gli emendamenti Finocchiaro presentati a Palazzo Madama a fine settembre si trovò una soluzione originale per uscire dal vicolo cieco in cui era finito il Pd: con la minoranza che insisteva per l’elezione diretta dei futuri senatori e Matteo Renzi che non voleva saperne di mettere in discussione l’elezione di secondo grado di una Camera priva del rapporto fiduciario con il governo. Vero che i 74 consiglieri e i 21 sindaci che andranno a comporre il nuovo Senato delle Regioni saranno eletti in secondo grado dai Consigli regionali, ma la dicitura infine inserita in Costituzione «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri» permetterà ai cittadini di scegliere direttamente i consiglieri regionali che andranno a ricoprire anche la carica di senatori: una legittimazione politica molto forte, pur restando giuridicamente un’elezione indiretta. Ma come avverrà questa “scelta” dovrà stabilirlo nei dettagli la legge elettorale ordinaria che disciplinerà l’elezione del Senato delle Regioni.

Siamo già nella fase attuativa del Ddl Boschi, dunque. E la prima cosa da sottolineare, come fa il sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti, è che nessuna legge potrà essere approvata prima di conoscere i risultati del referendum confermativo. Ma certo si può trovare prima - aggiunge Gotor - un accordo politico. La minoranza del Pd sì è anzi portata avanti presentando già una proposta di legge a Palazzo Madama (tra i firmatari, oltre a Gotor, anche Maurizio Migliavacca e Vannino Chiti). Proposta per altro apprezzata «nel suo complesso» da Pizzetti. «Tra i diversi sistemi di espressione della volontà popolare - è scritto nella relazione al Ddl -. Si è individuato il modello del collegio uninominale con un unico candidato collegato a un raggruppamento regionale e attribuzione dei seggi con metodo proporzionale, con alcuni elementi di somiglianza, con la legge elettorale per il Senato della Repubblica in vigore dal 1948 al 1993».

Altra questione che potrà risolversi con la legge elettorale è la presenza «di diritto» dei governatori nel nuovo Senato. Una presenza che a suo tempo Silvio Berlusconi non volle obbligatoria, dal momento che la maggior parte dei governatori sono al momento di centrosinistra, ma che molti danno per scontata. Eppure che i presidenti di Regione abbiano voglia di fare anche i senatori è scelta tutta politica. Perché è chiaro che la presenza dei governatori darebbe ancora più peso politico a un Senato che pur non avendo più funzione legislativa avrà quella di raccordo tra il legislatore nazionale e il legislatore regionale. Della possibilità di prevedere «in modo più stringente» la presenza in Senato dei governatori all’interno della legge elettorale è stata qualche giorno fa la stessa ministra per le Riforme Maria Elena Boschi. La conseguenza dell’istituzione del nuovo Senato delle Regioni sarà in ogni caso il «superamento» della Conferenza Stato-Regioni «necessitato dal nuovo ruolo che va ad esercitare il Senato». Insomma i governatori avranno un luogo deputato e politicamente più forte per far valere le loro ragioni rispetto alla Conferenza, ed anche per questo sarà loro interesse farsi eleggere senatori.

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