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Leonardo Quattrucci, 23enne consulente politico Ue, nella classifica…

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intervista

Leonardo Quattrucci, 23enne consulente politico Ue, nella classifica Forbes degli under 30 più influenti

L'Italia non è un paese per giovani, tantomeno per giovani emergenti. Eppure proprio in questi giorni a essere riconosciuti sono sei giovani talenti italiani su trenta della classifica della rivista Forbes sugli under 30 più influenti. Tra le chiavi per il successo: trasformare le sfide in opportunità, cercare il dialogo con la vecchia generazione che deve scommettere sui giovani, continuare ad imparare per essere flessibili in un' Europa che conservi la libertà di muoversi attraverso i confini.

«Nel mio percorso ho avuto la fortuna di avere insegnanti e manager pronti ad ascoltarmi e valorizzare le mie idee, al di là delle gerarchie e dell'età. È questo dialogo tra generazioni che, per me, stimola il progresso e di cui abbiamo bisogno in Italia e in altri Paesi». Ad affermare questo è Leonardo Quattrucci, tra gli under trenta segnalati da Forbes. Ventitré anni, il più giovane consulente politico dell'European Political Strategy Centre, che supporta direttamente il Presidente della Commissione Europea:«Il fatto che siamo sei italiani nella classifica di Forbes dimostra che in Italia c'è potenziale e talento. Certamente, tenacia e ambizione vanno sostenute e incentivate con opportunità: senza borse di studio, ad esempio, non avrei potuto studiare alla John Cabot o ad Oxford», aggiunge Quattrucci, giovane e già con un ufficio al Berlaymont; alla Commissione Ue coordina sei teams. Non sempre si incontrano capi che sappiano ascoltare idee giovani, fresche, disposti a rischiare pur di prendere in considerazione il progetto di un ragazzo o collega più giovane. «Bisogna giudicare un'idea per il suo valore, piuttosto che il certificato anagrafico o il titolo di studio di chi la propone: questa è innovazione», afferma Leonardo Quattrucci.

Sono queste forse alcune delle difficoltà, tra le tante, che possono incontrare gli under 30 in Italia. « Mi fai vedere i problemi da una prospettiva nuova, fresca», mi disse una volta un alto funzionario americano. Sono questi episodi che mi hanno incoraggiato: la scommessa della vecchia generazione sulla nuova; la convinzione che lasciare a un giovane la responsabilità di sbagliare oggi servirà a formare un leader più maturo domani. Serve il coraggio di sperimentare e vedere i possibili errori come passi fondamentali per la formazione, non come fallimenti», commenta Leonardo. A mancare soprattutto è l'associazione della teoria alla pratica o ancor meglio «imparare facendo. Specialmente nell'economia digitale, è necessario stabilire il nesso tra quello che si impara dai libri e la risoluzione di problemi pratici. Allora perché non insegnare ai bambini a formulare un pitch, a scrivere un curriculum o un codice? Perché non offrire apprendistati sin dal liceo?».

I riconoscimenti di Forbes dimostrano che anche nel settore pubblico c'è spazio per imprenditorialità e innovazione: «Viviamo in un'epoca in cui il cambiamento è la costante, in cui il progresso tecnologico e le interdipendenze della globalizzazione rimescolano continuamente le carte del futuro. Resistere a questo fatto sarebbe come combattere la forza di gravità. Bisogna dunque concentrarsi nel tradurre sfide in opportunità - prosegue Leonardo -. Credo che il settore pubblico abbia un ruolo fondamentale nell'equipaggiare, ad esempio, le persone nella transizione verso un'economia fluida e flessibile, in cui passare da una carriera all'altra sarà la prassi e l'apprendimento un percorso lungo una vita. Per questo sono grato di essere alla European Political Strategy Centre, dove abbiamo l'audace mandato di immaginare l'inimmaginabile , sostanziarlo con ricerca rigorosa e proporre soluzioni pragmatiche ma innovative».

Università americana a Roma, poi un master ad Oxford alla Blavatnik School of Government, lancia un messaggio ai coetanei under 30 italiani: «Ci si concentra spesso sulle storie negative, ma sono ovviamente grato all'Italia. In Italia sono cresciuto e rimasto fino a vent'anni, felice di essermi formato al liceo classico. Se ho un messaggio per i miei coetanei? Fare domande. Sempre. Che sia l'amministratore delegato di una grande azienda o un primo ministro, se si ha qualcosa di interessante da dire o una critica costruttiva bisogna porre il quesito. Nel peggiore dei casi si riceve un “no”, e non succede nulla. Dall'altra parte bisogna valorizzare quest'imprenditorialità, l'audacia del cambiamento. Mi auguro che i sei italiani nella classifica di Forbes siano un incoraggiamento in questo senso, una storia positiva su cui costruire altri successi». Secondo il giovane consulente politico, ci si deve rendere flessibili e perciò competitivi, saper inventarsi e innovarsi. «Resilienza. Ci si deve preparare al peggio per saper reagire e sfruttare l'inaspettato. Resilienza è il lavoratore a metà carriera che si aggiorna nell'uso di tecnologie perché prevede che saranno centrali nello svolgere nuovi compiti e lavori, è la maestra che insegna ai bambini che potranno avere non una ma dieci vite, da ingegneri a scrittori, a patto che continuino a imparare. Per me questa è la chiave di lettura del futuro della mia generazione, che ha poche certezze e, dunque, tanti rischi quante opportunità». Tra le chiavi vincenti nel percorso di Leonardo anche un contesto di studio multiculturale e stimolante: «Ad Oxford eravamo un gruppo di sessanta studenti provenienti da quaranta Paesi diversi, dal Pakistan al Canada, dalla Cina al Brasile passando per la Georgia, e di tutte le età. Che cosa ho imparato? A celebrare la diversità ed esercitare l'empatia: uno stesso problema può assumere colori molto diversi secondo le prospettive, ma è sempre possibile costruire un linguaggio comune per comunicare oltre le differenze. Per questo non do per scontato il privilegio di vivere in un'Europa unita, la libertà di muoversi, studiare e lavorare attraverso confini e culture. Di essere europeo-italiano». È la bella storia di successo di Leonardo.

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