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Maggioranza sotto: Matteoli resta presidente

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Maggioranza sotto: Matteoli resta presidente

  • –Barbara Fiammeri

roma

La rielezione del forzista Altero Matteoli alla presidenza della commissione Lavori pubblici e Comunicazioni è un vero e proprio «caso» nel Pd. Più di qualcuno avrebbe infatti disatteso l’indicazione di votare per Vittorio Fravezzi, senatore delle Autonomie che per l’occasione era stato “catapultato” dalla commissione Finanze a quella appunto dei Lavori pubblici. La partita alla fine si è chiusa con 12 voti a favore di Matteoli e solo 9 per il senatore del Trentino Alto Adige, tanti quali sono i senatori del Pd che infatti ne approfittano per scaricare su altri la sconfitta.

La coincidenza numerica tuttavia è una difesa assai debole. Anche perchè bastava osservare le facce dei senatori per rendersi conto che la candidatura di Fravezzi aveva sollevato più di un mal di pancia anche per come era maturata.

Fino a ieri mattina nessuno metteva in discussione che il successore di Matteoli dovesse essere un esponente del Pd. In lizza c’erano il renziano Raffaele Ranucci e Stefano Esposito, il senatore che Renzi aveva voluto a Roma per affiancare Marino e che prima ancora era stato commissario del Pd a Ostia dopo la deflagrazione dello scandalo di Mafia Capitale.

Con il passare delle ore però lo scenario cambia. Il capogruppo delle Autonomie Karl Zeller rivendica una poltrona («anche noi abbiamo appoggiato le riforme»). E a quel punto Luca Lotti, il sottosegretario alla Presidenza a cui Renzi affida gli incarichi più delicati, propone di affidare la commissione Lavori pubblici a un senatore delle Autonomie. Nel frattempo le opposizioni, in particolare il capogruppo di Fi Paolo Romani e il leghista Jonny Crosio, si mettono al lavoro garantendosi l’appoggio dei senatori grillini e confidando nel mal di pancia tra i dem. Che puntuale si manifesta.

Il voto segreto non consente di individuare con certezza i cosiddetti franchi tiratori, ma nel Pd (e l’indiscrezione è confermata anche da Lega e Fi) più di qualcuno è convinto che i 3 voti d in più a Matteoli, decisivi per la sua rielezione siano arrivati proprio da Ranucci ed Esposito, ai quali si sarebbe aggiunta anche la senatrice Valeria Cardinali. Una ribellione che suona come un campanello d’allarme per Renzi perchè a dire «no» questa volta non sarebbero stati i soliti «bersaniani della minoranza» ma senatori della maggioranza Pd.

Ad uscirne vincitore è certamente Matteoli: «Grazie a Dio il Parlamento è autonomo ed io sono stato premiato perchè ho dimostrato di essere super partes», dice il senatore azzurro che ha incassato anche il consenso dei grillini («lo abbiamo votato perchè è un bravo presidente»).

A pagarne lo scotto (oltre al Pd) è anche il gruppo delle Autonomie, che certo non ha gradito la bocciatura del suo senatore. E in un Senato dove i numeri sono sempre in bilico, i voti di Zeller & co. sono pesantissimi, soprattutto se si continua a sostenere che i 17 senatori di Verdini non fanno parte della maggioranza.

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