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Nuova bufera sul calcio italiano

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Nuova bufera sul calcio italiano

  • –Ivan Cimmarusti

L'obiettivo sarebbe di vendere e acquistare calciatori limitando al massimo l'esborso fiscale. Un «sistema», secondo la Procura della Repubblica di Napoli, sorretto da contratti fittizi e false fatturazioni che avrebbero consentito a 35 società sportive di serie A e B di ottenere «un indebito risparmio in termini di imposte» e ai calciatori di «non dichiarare i maggiori compensi ricevuti».

Ammonta a 12 milioni 353mila 704 euro il denaro sottratto al fisco tra il 2010 e il 2014 e che il procuratore aggiunto partenopeo, Vincenzo Piscitelli, ha fatto sequestrare a 64 indagati accusati di falsa fatturazione (ai procuratori sportivi), dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false (alle società) e omessa dichiarazione (ai calciatori). Tra loro spiccano nomi rilevanti del calcio italiano: Adriano Galliani, dirigente del Milan (contestati 240mila 800 euro tra il 2010 e il 2011), Jean Claude Blanc, ex presidente della Juventus (37mila 500 tra il 2009 e il 2010), Claudio Lotito, presidente della Lazio (28mila 600 tra il 2011 e il 2012), Aurelio De Laurentis, presidente del Napoli (8mila 321 nel 2012). Ci sono poi anche i nomi dell’ex presidente della Sampdoria Edoardo Garrone, Andrea Della Valle (vicepresidente della Fiorentina), Enrico Preziosi (presidente del Genoa), Luca Campedelli (presidente del Chievo). E ancora i procuratori sportivi, Alejandro Mazzoni (709mila 630 tra il 2010 e il 2011) e Alessandro Moggi (1 milione 164mila 223 tra il 2010 e il 2013), figlio dell'ex dirigente sportivo Luciano. Poi ci sono i calciatori: Ezequiel Lavezzi (394mila 454 tra il 2009 e il 2010), Diego Milito (721mila 40 per il 2013), Antonio Nocerino (422mila 117 per il 2011), Adrian Mutu (211mila 293 tra il 2010 e il 2011), Hernan Crespo (1 milione 965mila 796 tra il 2009 e il 2012).

L'inchiesta è della Guardia di Finanza di Napoli, che intercettando su presunte rapine a scopo estorsivo su calciatori del Napoli si è imbattuta in una telefonata tra Lavezzi e il suo procuratore Mazzoni. Negli atti si legge che «destava sospetto la richiesta di informazioni avanzata da Lavezzi circa l'apertura di un conto corrente bancario in Svizzera in favore del calciatore Chavez». Il «Mazzoni affermava che il conto estero, già esistente con la Hsbc, era stato chiuso e che si stava adoperando per aprirne uno nuovo con l'istituto Franklin».

Il passaggio successivo dell'inchiesta sono state le analisi anche dei consulenti della Procura che hanno ricostruito il presunto «sistema» dietro il calcio mercato. In particolare: il procuratore sportivo «emette fattura in favore della società calcistica per una prestazione non effettuata» simulando che l'opera di intermediazione fosse resa nell'interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dagli agenti medesimi. Un caso emblematico è quello di Moggi jr, che per poter sottoscrivere queste presunte prestazioni illecite con i club non aveva siglato alcun contratto con i calciatori di cui curava gli interessi e che teneva riportati su un semplice foglietto con la «dicitura “Lavoriamo con: Nocerino, Liverani, Foggia, Calaiò e Cristofari”», tutti coinvolti nell'inchiesta. Poi ci sono le società che «ottengono un risparmio» approfittando dell'indebito vantaggio di potersi completamente dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando anche della detrazione dell'Iva relativa alla falsa prestazione ricevuta. «Il calciatore - infine - non dichiara i maggiori compensi ricevuti nella forma di fringe benefit».

Il tutto è illustrato nei capi d'imputazione. C'è il caso di Galliani coinvolto per la cessione del contratto di Antonio Nocerino dal Palermo al Milan, il prestito di Massimo Oddo al Lecce e il trasferimento di Nicola Legrottaglie dalla Juventus, per il quale è indagato anche l'ex presidente Blanc. L'accusa su Crespo riguarda la cessione in prestito dall'Inter al Chelsea, il rinnovo di questo trasferimento e il successivo rinnovo contrattuale con l'Inter. Operazione illecita ci sarebbe anche dietro il trasferimento di Lavezzi dall'Atletico San Lorenzo de Almagro al Napoli e la recente cessione del calciatore al Paris Saint Germain. Ed è proprio quest'ultima ad attirare particolarmente l'attenzione, in quanto giocano un ruolo con Moggi lo stesso Lavezzi col suo procuratore Mazzoni. Negli atti si legge che nella «dichiarazione dei redditi relativa all'anno d'imposta 2012, la parte ha indicato altre spese documentate per complessivi 2 milioni 65mila euro». In merito «si rappresenta che lo stesso Moggi presentava in data 17 aprile 2013 una comunicazione relativa alle operazioni effettuate con soggetti residenti in Stati facenti parte della cosiddetta “No white liste”. In tale comunicazione lo stesso evidenziava acquisti effettuati per l'importo imponibile di 1 milione 686mila euro dalla società Ladmoy S.A. con sede in Uruguay Montevideo Juncal. Tale importo - sottolineano gli investigatori - risulta essere pari proprio al compenso dovuto dal Lavezzi al Mazzoni in relazione alla stipula del contratto con il Paris Saint Germain del 2 luglio 2012». Si tratta di una «operazione completamente fittizia, in quanto il Moggi non ha mai ricevuto l'intero compenso fatturato al Lavezzi né tantomeno ha mai corrisposto la somma di 1 milione 686mila euro alla società uruguaiana».

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