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Npl dimezzati con la «stretta» sui tempi

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Npl dimezzati con la «stretta» sui tempi

  • –Antonella Olivieri

TORINO

Ci vorrà tempo per riassorbire lo stock di sofferenze che le banche hanno accumulato in sette anni di crisi che hanno fatto fallire più di 90mila aziende, il meccanismo predisposto dal Tesoro per tentare di riavviare il mercato delle cartolarizzazioni va nella giusta direzione, ma occorre proseguire sul fronte delle riforme per ridurre i tempi di recupero delle garanzie collaterali. Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al congresso Assiom-Forex fornisce l’immagine di un work in progress sulla problematica delle sofferenze bancarie, sottolineando però che gli istituti italiani sono «ben patrimonializzati» e che i «crediti deteriorati sono ampiamente coperti da svalutazioni e garanzie».

Dov’è allora il problema? Se le banche italiane hanno tassi di copertura dei crediti dubbi uguali o migliori della media europea e ratio patrimoniali adeguati, nondimeno il peso dei prestiti insolventi sul totale degli impieghi è molto superiore alla media, perchè i tempi di recupero delle garanzie (7-8 anni) qui sono doppi. Questo provoca un effetto ingolfamento che non ha riscontro altrove (al netto degli accantonamenti, l’incidenza dei crediti dubbi sugli impieghi è oltre il triplo rispetto alla media europea).

Visco ha indicato che la massa lorda dei crediti deteriorati è arrivata a 360 miliardi (oltre la metà in sofferenza), a pesare per il 18% del totale dei prestiti. I crediti dubbi però sono già stati svalutati mediamente del 45% - «in linea con la media europea» - mentre le sole sofferenze quasi del 60%. E inoltre, a fronte, le banche italiane - segnala il Governatore - detengono garanzie reali per 160 miliardi.

Il problema, insomma, non è tanto il livello di copertura dei crediti dubbi, quanto l’impossibilità di ripulire rapidamente i bilanci per adeguarsi agli standard europei. La bad bank di sistema non è stata realizzata in tempo utile a evitare l’accusa di aiuti di Stato, il mercato delle cartolarizzazioni è fermo dall’inizio della crisi e così il Tesoro si è ingegnato a strutturare un meccanismo che possa facilitarne il riavvio per alleggerire almeno in parte i bilanci delle banche. L’accordo raggiunto con la Ue, ha osservato il Governatore, «segna un progresso nella creazione di un mercato secondario dei prestiti deteriorati», «non richiede alle banche ulteriori accantonamenti» (essendo le cartolarizzazioni “volontarie”), «pone fine all’incertezza dei mesi scorsi» e può «contribuire a un aumento non trascurabile dei prezzi di vendita». È ancora da provare se questo basterà a colmare il divario che separa la domanda dall’offerta. Tuttavia il prezzo dipende anche dai tempi: la Banca d’Italia ha calcolato che una riduzione di due anni nei tempi di recupero delle garanzie può «far diminuire considerevolmente, fino a dimezzarla, l’incidenza delle sofferenze sul complesso dei prestiti». Ed è per questo che occorrerà proseguire nel cammino delle riforme, aggiungendo alle misure varate dal Governo l’estate scorsa, ulteriori interventi, «un’ampia revisione della legge fallimentare», «nuove misure sull’organizzazione dei tribunali». Intanto, comunque, la parte senior delle cartolarizzazioni, con la garanzia dello Stato, dovrebbe poter essere utilizzata anche per il rifinanziamento presso la Bce, aiutando le banche sul fronte della liquidità.

Le tecnicalità dello strumento devono ancora essere valutate, ma in linea di massima qualcuno è già interessato. In prima fila c’è Mps. «Pensiamo di utilizzarlo», ha detto ieri l’ad Fabrizio Viola. Anche se - ha messo le mani avanti l’ad di Unicredit Federico Ghizzoni - «nessuno può pretendere seriamente che le banche vendano 200 miliardi di sofferenze in pochi mesi».

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