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Da Maastricht a oggi, tre numeri che sono la nostra prigione

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l’italia e l’europa

Da Maastricht a oggi, tre numeri che sono la nostra prigione

Tenete a mente questi tre numeri: 25 - 124 - 133. Non è una terna da giocare al lotto né una combinazione cabalistica. Sono tre numeri che da un quarto di secolo tengono imprigionati i governi italiani e a cascata la vita di tutti noi. A dicembre del 1991, 25 anni fa, l'accordo di Maastricht, il trattato che avrebbe dovuto segnare una svolta epocale nelle politiche economico-finanziarie dell'Italia, favorendo la mutazione genetica del Paese da cicala a formica a partire dall'impegno sull'abbattimento del debito. 124 è il livello del rapporto debito-Pil nel 1992, quando il primo governo Amato, nato dalle macerie della prima Repubblica dopo il ciclone di Mani pulite, varò la finanziaria monstre da 92.000 miliardi di lire, avviando uno sforzo di correzione di rotta rispetto alla finanza allegra dei vent'anni precedenti. 133 è il livello attuale del rapporto debito-Pil.

In 25 anni - malgrado l'eurotassa, le manovre finanziarie lacrime e sangue, le stangate fiscali sulla casa, le mille promesse in Europa, il pareggio di bilancio scolpito in Costituzione - il debito ha continuato a crescere in relazione alla ricchezza prodotta. L'arco temporale di un'intera generazione non ci è bastato a compiere quell'inversione di rotta che - stando agli impegni solennemente assunti in sede europea - avrebbe dovuto portarci a ridurre il debito pubblico sotto la soglia di sostenibilità concordata a Maastricht, cioè il 60% del Pil.

Certo, abbiamo avuto - noi come gli altri - l'11 settembre e Lehman Brothers. Certo, c'è la questione del denominatore: l'economia che non cresce. Persa, con l'adozione dell'euro, l'arma della svalutazione, la competitività internazionale è precipitata. Del resto, come può l'economia decollare, se poco meno di metà della penisola è zavorrata dalla piaga delle cosche criminali? Lì non c'è Pil né gettito fiscale. C'è solo un grande buco nero. Certo, ci sono stati gli smarrimenti e le incertezze della politica italiana con ben 16 governi in 25 anni. Oggi, come nel 1992, la parola d'ordine è “riforme”. Il governo in carica si è posto come obiettivo prioritario il recupero di competitività del sistema-Paese. Giusto. Ma a fronte di 25 anni di impegni non mantenuti, possiamo sorprenderci se i nostri partner europei ci guardano con diffidenza?

Nella terna 25 - 124 - 133 è racchiuso il perché delle nostre debolezze. Paghiamo di continuo un prezzo altissimo. Abbiamo subito - a quanto pare - la retroattività del bail-in, perché l'Italia negoziava a Bruxelles con la palla al piede di un debito enorme che getta ombre percepite come una minaccia per i conti pubblici e il sistema bancario. Gira che ti rigira, andiamo sempre a sbattere contro lo stesso muro. Quei tre numeri sono la nostra prigione. Dobbiamo trovare il modo di venirne fuori, se vogliamo ragionevolmente pensare di cavarcele.

@manliopisu

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