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Unioni civili: ricorso alla Consulta di 40 senatori

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sollevato conflitto di attribuzione

Unioni civili: ricorso alla Consulta di 40 senatori

L'iter del ddl Cirinnà avrebbe fatto a pezzi l'articolo 72 della Costituzione. È questa la tesi su cui si basa il ricorso alla Consulta che cinque senatori hanno illustrato oggi a palazzo Madama. Andrea Augello, Luigi Compagna, Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello (tutti del movimento Idea) e Mario Mauro (Popolari per l'Italia) hanno deciso di rivolgersi alla Consulta, sollevando un conflitto di attribuzione, al quale hanno aderito altri 35 senatori dell'area di centrodestra.

Per i senatori contrasto con l’articolo 72 della Costituzione
Secondo i senatori il testo sulle unioni civili é stato sottratto all'esame della commissione Giustizia, «inficiandone in radice la legittimità» e quindi «ponendosi in contrasto con l'articolo 72 della Costituzione e con le regole che sovrintendono al procedimento di formazione delle leggi». Nella seduta notturna del 12 ottobre 2015, quando ormai la commissione Giustizia aveva da tempo adottato un testo unificato, la relatrice Monica Cirinnà (Pd) ha illustrato altri tre ddl, assegnati dal presidente del Senato alla commissione pochi giorni prima. I 5 senatori hanno ricordato che i vari ddl sono stati ricongiunti in un unico testo che, dopo una serie di forzature procedurali e con un calendario dei lavori avallato dalla conferenza dei capigruppo, è stato portato in aula. «La decisione della capigruppo, avallata dal presidente Grasso, è stata assunta fuori da ogni fattispecie e per di più - si legge in un comunicato di Idea-Pi- in violazione perfino del recente precedente in materia di riforma costituzionali, quando la calendarizzazione in aula prima del termine dei lavori della commissione, era stata disposta dopo aver ascoltato il parere del presidente» della commissione di merito.

I ricorrenti confidano su un precedente giuridico importante
«Stiamo parlando di una legge sbagliata», ha detto Gaetano Quagliariello nella conferenza stampa indetta per illustrare il ricorso, ricordando che «siamo minoranza in Parlamento ma siamo convinti di essere maggioranza nel Paese». I ricorrenti, come spiega Carlo Giovanardi, confidano su un precedente giuridico importante. «Ricordo che 2 anni fa, la legge Fini-Giovanardi è stata annullata per un vizio di forma. Secondo la Consulta, non era stato rispettato l'articolo 72 della Costituzione. I precedenti di leggi cancellate per vizi di forma, molto meno gravi, ci sono e c'è una giurisprudenza consolidata in tal senso. Non si capisce perché si vuole imbrogliare sulle procedure, facendo una forzatura ulteriore su un testo contro il quale si sono già pronunciati sei presidenti emeriti della Consulta». I senatori hanno anche attaccato il presidente del Senato, Pietro Grasso, che «su una materia così contrastata e divisiva, non ha consentito al Parlamento di fare il proprio lavoro, perché palazzo Chigi ha stabilito il termine di approvazione». Per Luigi Compagna Grasso, «non è un arbitro imparziale».

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